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Perché i Navy Seals si preparano all’invasione di Taiwan

Ipotizzando uno scenario di blocco navale per isolare Taiwan, le missioni fantasma del Team Six potrebbero essere piuttosto utili. Il Pentagono prepara la reazione tattica all’eventuale problema strategico dell’attacco cinese

Il mitologico “Team Six” dei Navy Seals è stato addestrato per missioni speciali in caso la Cina dovesse decidere di invadere Taiwan. Lo scoop è dell’informatissimo Demetri Sevastopulo per il Financial Times e ci aiuta a raccontare che per il Pentagono la reazione a un’azione offensiva cinese contro Taipei è già passata alla pianificazione tattica. Ossia è uscita dal tavolo della mera ipotesi di carattere strategico, e viene ormai considerata qualcosa di possibile. D’altronde è lo stesso intensificarsi delle manovre anfibie dell’Esercito di liberazione popolare attorno all’isola a far pensare che anche Pechino stia portando avanti prove di annessione militare. Prima di andare avanti e a scanso di equivoci: questo non significa che c’è una programmazione, un’agenda bene precisa per l’attacco. Significa però osservare che ormai il Partito/Stato ha deciso di dimostrare l’intenzione di essere preparato all’azione armata, se dovesse essere necessaria. Washington ne è consapevole.

Secondo FT, la squadra d’élite delle forze speciali della marina statunitense si è addestrata per missioni all’interno di un conflitto a Taiwan per oltre un anno. Il training è stato fatto a Dam Neck, il quartier generale a Virginia Beach. L’addestramento non più segreto sottolinea l’aumento dell’attenzione degli Stati Uniti al deterrere la Cina dall’attaccare Taiwan, dimostrando di aver intensificato i preparativi per un tale evento. Il Team Six, noto ufficialmente come “United States Naval Special Warfare Development Group” (acronimo tecnico: DEVGRU), è la più capace unità speciale delle forze armate statunitensi. Oggetto di racconti epici e di un’antologia che va dai romanzi alle serie Tv, è stato creato nel 1980 come risposta alla crisi degli ostaggi in Iran, ed è specializzato in operazioni di antiterrorismo, salvataggio di ostaggi, missioni di ricognizione segreta e altre missioni ad alto rischio behind the enemy lines. È una delle forze più segrete e selezionate al mondo, con accesso a tecnologie avanzate e personale altamente addestrato. Il gruppo è famoso per esempio per aver condotto la “Operation Neptune Spear”, l’operazione con cui il 2 maggio 2011 è stato ucciso Osama bin Laden ad Abbottabad.

Mentre i funzionari statunitensi sottolineano che il conflitto con la Cina non è “né imminente né inevitabile”, i preparativi alla reazione del Pentagono procedono a ritmo costantemente implementato. Per esempio in questi giorni le forze americane si sono esercitate con quelle sudcoreane per operazioni anfibie e sottomarine, e tutta quest’estate ci sono state manovre militari nell’Indo Pacifico. Niente è collegato esplicitamente all’attacco cinese a Taiwan, ma l’obiettivo di queste attività che rientrano nel “latticework approach” americano è quello di costruire un insieme di alleanze funzionali e interoperabili, in definitiva pronte in qualsiasi momento all’azione (qualsiasi tipo di azione). D’altronde, ci sono teorie diffuse a proposito della rapida modernizzazione delle forze armate cinesi, collegata anche alla volontà (strategica) di soddisfare l’ordine del leader Xi Jinping, che vuole avere la capacità di prendere Taiwan con la forza entro il 2027. La Cina afferma di rimanere impegnata nella “riunificazione” pacifica con Taiwan (in realtà non si tratta di “riunificazione”, ma di annessione, perché la Repubblica di Cina non è mai stata parte della Cina). Però non ha escluso l’uso della forza.

Pechino accusa Washington di lavorare con le forze definite “indipendentiste”, come quelle al governo attualmente a Taiwan, per spingere la Cina alla guerra. Tuttavia, ad agosto, le incursioni dell’Esercito popolare di liberazione nella zona di difesa aerea di Taiwan (Adiz) hanno raggiunto nuovi massimi, eclissando i totali di fine anno 2022 e del 2023. L’impennata da record (in crescita del +73% anno su anno) è iniziata dopo l’insediamento del nuovo presidente, Lai Ching-te, di Taiwan a maggio. Tra le novità tattiche, la Cina ha condotto tre separate circumnavigazioni dell’Isola con droni, probabilmente cercando informazioni per mappare in modo più dettagliato possibile la costa taiwanese. Anche le attività marittime sono cresciute del 45% anno su anno, e sono iniziate operazioni di law enforcement (su cui la Cina sta per altro investendo in modo consistente). Ipotizzando uno scenario di blocco navale per isolare Taiwan, le missioni fantasma del Team Six potrebbero essere piuttosto utili, mentre da anni altre forze speciali statunitensi stanno addestrando i colleghi taiwanesi per altri genere di reazioni.


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