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Una Pontida internazionale per contare in Europa. La versione di Crippa

Una Pontida di popolo. Animata da militanti, sostenitori, simpatizzanti: tutta la grande famiglia dell’elettorato leghista. E, il tema centrale, sarà il proprio il processo al segretario Matteo Salvini. Tanti anche gli ospiti internazionali tra cui il presidente ungherese Orban e il leader della destra olandese Wilders. Serve rispetto per il terzo gruppo parlamentare al Parlamento Europeo. Non chiamateci anti-europeisti. Colloquio con il vicesegretario federale della Lega, Andrea Crippa

Il programma è piuttosto denso e con un respiro molto internazionale. Pontida 2024 sarà un appuntamento cruciale per la Lega. Tanto per ribadire le battaglie identitarie in Italia, facendo leva sulle iniziative d’agenda che stanno più a cuore al Carroccio – il via libera all’Autonomia è un passo avanti significativo sotto questo profilo – ma soprattutto per rivendicare centralità nel contesto europeo e internazionale. Ospiti attesissimi saranno, infatti, il leader della destra olandese Geert Wilders e il presidente ungherese Viktor Orban. L’anno scorso toccò a Marine Le Pen. Non mancherà anche quest’anno il contributo della leader di Rassemblement Nationale. “Faremo un collegamento con la loro manifestazione. Pontida è un appuntamento sempre più internazionale”. A dirlo a Formiche.net è il deputato e vicesegretario del Carroccio, Andrea Crippa.

Che Pontida c’è da aspettarsi il prossimo 6 ottobre?

Una Pontida di popolo. Animata da militanti, sostenitori, simpatizzanti: tutta la grande famiglia dell’elettorato leghista. E, il tema centrale, sarà il proprio il processo al nostro segretario Matteo Salvini. Da lì arriverà un messaggio molto chiaro. La richiesta spropositata e ingiustificata che è stata fatta dalla magistratura rappresenta un chiaro segnale di una volontà: si tratta di un processo politico a cui noi ci opponiamo.

Il taglio dell’appuntamento è molto internazionale quest’anno. Avete chiamato come ospiti due importanti leader della destra europea. Quale messaggio volete lanciare?

Pretendiamo, attraverso la voce di autorevoli leader eletti democraticamente nei loro Paesi dai cittadini, di avere rispetto. Vediamo già che in Ue si sta creando attorno al gruppo dei Patrioti il solito cordone sanitario. A nostro modo di vedere è inaccettabile. Siamo il terzo gruppo al Parlamento Europeo.

Si fa fatica a pretendere rispetto dalle istituzioni europee, dalla prospettiva dell’anti-europeismo.

Non siamo anti-europeisti. Noi crediamo nell’Europa, ma vogliamo un’Europa diversa: più trasparente nelle decisioni, più vicina realmente alle istanze reali dei cittadini. Rivendichiamo la necessità che la Commissione diventi davvero elettiva e non sia il frutto di accordi più o meno chiari che vengono fatti nei gangli della governance europea.

Anche la vostra posizione sul conflitto in Ucraina non è propriamente in linea con quella sancita dalle istituzioni europee. Ci sono state evoluzioni in questo senso?

La nostra posizione è molto chiara: esiste un Paese aggredito, che è l’Ucraina, e un Paese aggressore che è la Russia. Rivendichiamo però che nelle politiche europee venga messa al centro la pace piuttosto che le armi. Deve urgentemente essere avviato un tavolo negoziale per fare in modo che si arrivi a una risoluzione del conflitto. Le armi uccidono sia i russi che gli ucraini.

A proposito di Europa, tra i dossier che dovranno senz’altro essere affrontati durante questa legislatura a Bruxelles c’è senz’altro quello della difesa comune. Quale il vostro orientamento sotto questo profilo?

Noi siamo favorevoli alla Difesa comune europea, purché questo non significhi automaticamente dover rinunciare a una parte di sovranità da parte dei Paesi membri. Non può essere qualcosa di governato dalle burocrazie europee.

Come sono, al momento, i rapporti tra gli alleati della maggioranza?

Sono buoni e, per quanto ci riguarda, al netto di interventi di fattori esogeni o di contrasti da parte di potentati a cui non stiamo simpatici, questo esecutivo lavorerà fino al termine naturale della legislatura.



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