Dall’edizione del centenario dell’evento organizzato dall’Acri arrivano due chiari messaggi. Primo, il risparmio è l’unica vera arma contro il declino. E, secondo, la Banca centrale europea continui con la riduzione dei tassi
L’appuntamento, quest’anno, era di quelli particolarmente sentiti. E non solo perché la platea era ben nutrita di banchieri, manager, imprenditori, tutti al cospetto del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ma anche perché la Giornata del risparmio, organizzata dall’Acri, l’associazione delle fondazioni bancarie, è arrivata alle 100 candeline. E così, nell’Auditorium della Tecnica di Confindustria, all’Eur, è andata in scena un’edizione decisamente ricca di spunti e riflessioni, preceduta da un augurio di buon compleanno sotto forma di applauso.
Oltre al padrone di casa, Giovanni Azzone, alla guida dell’Acri dallo scorso febbraio, hanno preso la parola il presidente dell’Associazione bancaria, Antonio Patuelli, il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Tanti i temi, dal risparmio delle famiglie, alla crescita, passando per la tenuta del sistema bancario, arrivando fino ai tassi, ora che Christine Lagarde, presidente della Bce, ha posto fine alla fase restrittiva.
ITALIANI, POPOLO DI RISPARMIATORI
Lavori preceduti dalla tradizionale indagine Acri-Ipsos sul risparmio delle famiglie italiane. Di cui quasi la metà riesce a risparmiare, e lo fa con meno ansie e preoccupazioni che in passato. Aumentano, dunque, le famiglie che grazie al proprio risparmio riuscirebbero a far fronte ad una spesa improvvisa importante, e più di 3 famiglie su 4, dato stabile, ritengono di essere in grado di far fronte ad una spesa improvvisa di media entità. Una capacità di risparmio che è anche facilitata dall’abilità di adattare i propri consumi alla situazione attuale: razionalizzazione delle vacanze, dice lo studio, del fuori casa e degli acquisti di prodotti semi-durevoli, a vantaggio di consumi domestici, di cura della persona e per il benessere e la prevenzione e la salute.
E forse c’entra anche un po’ di sano ottimismo. Sempre secondo Acri e Ipsos, infatti, il clima economico in Italia mostra segni di un generale miglioramento, rispetto allo scorso anno, che aveva già segnato il ritorno ad un cauto ottimismo, dopo un 2022 attraversato dall`avvio del conflitto in Ucraina, dal drammatico aumento del costo dell’energia e dalle ricadute pesanti sui prezzi, cui si era associato un periodo di incertezza politica. E che il risparmio sia una delle colonne portanti dell’economia italiana, ne è convinto tra tutti proprio il presidente dell’Acri, Azzone.
“Negli ultimi dieci anni il risparmio degli italiani ha continuato a crescere, arrivando oggi a superare 5mila miliardi, attestando l’Italia ai primi posti tra i paesi della Ue per propensione al risparmio, pur se con una distribuzione non omogenea sul territorio e tra classi di età. Si tratta di un dato importante, che però non deve portare a dimenticare alcuni punti meritevoli di attenzione. Innanzitutto, dobbiamo continuare a lavorare sul fronte dell’educazione finanziaria delle giovani generazioni”.
“Il secondo aspetto che vorrei richiamare”, ha aggiunto il numero uno dell’Acri, “è quello dell’inclusione finanziaria delle donne e delle persone anziane”. Azzone ha rilevato come una donna su tre non ha un conto corrente intestato a proprio nome, mentre “la transizione tecnologica e digitale rischia di escludere dall’accesso a servizi essenziali una fascia importante e crescente della popolazione, quella delle persone anziane. In questo quadro le Casse di risparmio sono state, nel nostro Paese, tra i principali protagonisti nell’impegno alla diffusione della cultura del risparmio”.
Un tema, quello del risparmio, al centro delle riflessioni anche dello stesso Mattarella. “La lotta all’inflazione, la tutela del valore reale dei risparmi sono impegni prioritari per qualsiasi Stato e, in particolare, per la nostra Repubblica. Incoraggiare il risparmio, per rifarci alla previsione costituzionale, significa incentivarlo come fonte importante del processo economico. la nostra Costituzione si è mostrata moderna e capace di adattarsi”.
AVANTI TUTTA SUI TASSI
Tra gli interventi più attesi c’era poi quello del governatore di Bankitalia, Panetta, che ha imperniato il suo ragionamento sulla crescita e l’importanza di procedere, senza remore, a nuove riduzione dei tassi di interesse, da parte della Bce, per rallentare il generale infiacchimento della crescita in Europa. “Negli ultimi anni l’economia italiana ha mostrato incoraggianti segni di miglioramento. Dopo la crisi del decennio scorso, il sistema produttivo ha attraversato un profondo, e doloroso, processo di ristrutturazione. Le imprese ne sono uscite rafforzate e sono cambiamenti che contribuiscono a spiegare la capacità di reazione dell’economia italiana agli shock recenti”, ha premesso Panetta.
“Dalla fine del 2019 il nostro Pil è cresciuto del 5,5%, a fronte del 4,1 della Francia e dello 0,2 della Germania”. Tuttavia, “l’economia globale attraversa ora una fase di incertezza e debolezza. Secondo il Fondo monetario internazionale il Pil mondiale nel 2025 crescerà poco più del 3%, meno della media dei decenni scorsi”. Anche per questo “l’economia dell’area dell’euro rimane fiacca: pesano i tassi di interesse reali ancora elevati e il venir meno degli stimoli fiscali degli anni scorsi. E l’economia italiana ne sta risentendo. Ma sono le tendenze di più lungo periodo a preoccupare: i conflitti, la frammentazione del commercio globale, le divisioni in blocchi contrapposti di paesi, un’Europa che patisce la decrescita demografica, accumula ritardi e perde influenza nelle relazioni internazionali”, ha sottolineato il governatore.
Per tutti questi motivi, è tempo che Francoforte proceda a nuovi tagli, già nel prossimo board di dicembre. “La Bce ha difeso il valore reale del risparmio con una decisa stretta monetaria. Le migliori prospettive di inflazione hanno poi consentito una riduzione del tasso di riferimento ma le condizioni monetarie rimangono restrittive e richiedono ulteriori riduzioni (dei tassi, ndr)”. Occorre, però, “porre attenzione alla fiacchezza dell’economia reale: in assenza di una ripresa sostenuta, si correrebbe il rischio di spingere l’inflazione ben sotto l’obiettivo. Una situazione che la politica monetaria faticherebbe a contrastare e che va evitata”.
L’Eurotower sembra comunque orientata a un nuovo allentamento monetario. Non è certo un caso se molti analisti hanno scommesso su una sforbiciata dello 0,50% il prossimo mese. E anche lo stesso bollettino della Bce, diffuso negli stessi minuti in cui prendeva il via la Giornata del risparmio, sembra suggerire tale scenario, se non altro perché l’inflazione nell’Eurozona è in costante discesa. “Le informazioni pervenute nelle ultime settimane hanno mostrato che nell’Eurozona il processo disinflazionistico è ben avviato”. Il consiglio è determinato a fare in modo che torni in maniera tempestiva 2% e “a continuare a seguire un approccio basato sui dati, con decisioni prese volta per volta alle riunioni, per determinare l’appropriato livello di restrizione e la sua durata”.
IL PREMIO DEI MERCATI
Non poteva mancare, infine, il punto di vista del governo, nei giorni cui il Parlamento si prepara a esaminare la terza manovra del governo Meloni. “Un contesto politico stabile e una politica fiscale prudente stanno dando i loro frutti, favorendo le prospettive di crescita dell’Italia”, ha esordito Giorgetti, chiamando direttamente in causa il debito pubblico e la buona risposta dei mercati in questi mesi. “Le ultime aste hanno evidenziato che la domanda per i nostri titoli di Stato è robusta: lo spread si è ridotto in modo significativo; i mercati e delle agenzie di rating promuovono l’azione del governo”.
Il responsabile dell’Economia ha poi affrontato il tema legato alla necessità del completamento dell’Unione bancaria, a livello europeo. “Nell’Unione bancaria, e in generale nella regolamentazione bancaria europea, occorrerà dare alla competitività attenzione pari a quella che negli anni passati abbiamo giustamente attribuito alla stabilità. Non si sta suggerendo di sottovalutare la lezione della grande crisi finanziaria, bensì di tenere presente che, come abbiamo ricordato, anche in sede europea a fronte di rischi di disparità competitiva internazionale, stabilità e crescita sono due lati della stessa medaglia. E non vi può essere l’una senza l’altra”. Anche perché “una Unione dei mercati dei capitali non potrà quindi mai essere davvero compiuta se i principali operatori di mercato, le banche appunto, non potranno operare liberamente nel mercato europeo, con dimensioni ad esso adeguate”.