La Giordania può essere la chiave geopolitica per risolvere nodi e allargare alleanze e consapevolezze occidentali? Il Paese sarà la prima tappa dell’imminente viaggio in Medio Oriente del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, preoccupata per la sicurezza dei soldati italiani, sia di quelli impegnati nella missione Unifil dell’Onu, sia di quelli della missione bilaterale Mibil. Venerdì poi il premier sarà in Libano.
Un soggetto rilevante del tessuto mediorientale, capace di permanere stabile e affidabile nonostante l’estrema vicinanza con fronti politici altamente tesi come Siria, Iraq, Palestina e Sinai che in teoria potrebbero riversare su Amman le conseguenze di quelle crisi (a cui sommare il Libano). La Giordania può essere chiave geopolitica per risolvere nodi e allargare alleanze e consapevolezze occidentali? Il Paese sarà la prima tappa dell’imminente viaggio in Medio Oriente del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, preoccupata per la sicurezza dei soldati italiani, sia di quelli impegnati nella missione Unifil dell’Onu sia di quelli impegnati nella missione bilaterale Mibil.
Il ruolo giordano
La Giordania è guidata dal Re Abdullah (con cui le interlocuzioni del premier italiano sono costanti) e può essere utile al fine di rilanciare un orizzonte politico con le legittime Autorità palestinesi per il processo di pace israelo-palestinese. In questa direzione va letta la possibilità che Amman possa essere portata ad utilizzare il proprio status di soggetto attivo nella regione per prevenire l’espansione del conflitto, garantire il rilascio immediato e sicuro degli ostaggi e identificare meccanismi per la protezione dei civili.
Al momento la Giordania, assieme alla Turchia e all’Egitto, rappresenta un soggetto significativo nell’intera area che intreccia Mediterraneo, Africa e Medio Oriente. Uno dei punti più significativi che riguardano il Paese è la sua capacità di non farsi contagiare dal batterio della tensione presente nelle sue immediate vicinanze.
Uno dei rischi maggiori, inoltre, è che l’escalation in corso tra Gaza e il Libano possa portare all’arrivo di un flusso massiccio di rifugiati palestinesi. La Giordania è divisa sul sostegno a Hezbollah, ma unita contro gli attacchi israeliani al Libano e non manca mai di esprimere solidarietà al popolo libanese, come fatto due giorni fa dal ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi che, durante la riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su Gaza, ha condannato gli attacchi di Israele al Libano, aggiungendo che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu deve essere fermato, altrimenti “la guerra ci coinvolgerà tutti” e che ritiene Israele “pienamente responsabile delle conseguenze catastrofiche della sua brutale aggressione contro il Libano”.
Le posizioni nella regione
Sin dal 7 ottobre 2023, la Giordania ha lavorato apertamente per un cessate il fuoco, consapevole che una eventuale guerra tra Iran e Israele la metterebbe in una posizione complicata. Nel Paese non mancano i dimostranti che si radunano fuori dalle ambasciate degli Stati Uniti e di Israele. Tra le loro richieste c’è la fine delle relazioni con Israele e gli Stati Uniti.
L’Egitto non manca di ripetere il proprio sostegno all’autorità palestinese, come fatto dal ministro degli Esteri ricevendo una delegazione palestinese guidata da Mahmoud Aloul, vicepresidente di Fatah; Rawhi Fattouh, presidente del Consiglio nazionale palestinese; e Azzam al-Ahmad, membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) e membro del comitato centrale di Fatah, Azzam Al-Ahmad. Il Cairo punta a contrastare i tentativi di separare la Cisgiordania dalla Striscia di Gaza e garantire il riconoscimento internazionale di uno Stato palestinese. Sulla stessa lunghezza d’onda, ma più critica, la Turchia che per bocca del suo presidente, Recep Tayyip Erdgan, ha parlato apertamente di genocidio a Gaza da parte di Israele. “Come Turchia, continueremo ad opporci al governo israeliano, a prescindere dal costo, e invitiamo il mondo a unirsi a questa posizione onorevole”, ha scritto il presidente turco su X.
Italia e Giordania
Roma e Amman da tempo hanno intrapreso un percorso comune, come parte di una rete di alleanze euromediterranee tarate sulla gestione di una crisi che non è solo politica o militare ma anche sociale. I due Paesi condividono un accordo bilaterale del 2018 tarato sulla Cooperazione italiana, con iniziative pluriennali in vari ambiti. Accanto a ciò spiccano le eccellenti relazioni bilaterali in vari settori come l’Accordo sulla cooperazione e mutua assistenza in materia doganale, entrato in vigore il 1 marzo 2012, e l’Accordo di conversione del debito, entrato in vigore il 7 febbraio 2012.
Tra i due Paesi spicca una relazione consolidata anche alla voce difesa, come dimostra l’evento che nel gennaio 2023 ha visto ad Amman la ventunesima edizione dei Bilateral Staff Talks tra Italia e Giordania a cui ha preso parte una Delegazione italiana guidata dal Generale di Brigata Alessandro Grassano, Vice Capo del III Reparto Politica Militare, e una Delegazione giordana guidata dal Colonnello Asem Mohammed Fawzi Hyasat, Assistant Chief of the International Cooperation Department of the Planning and Organization Directorate.
Difese e relazioni bilaterali tra i due Paesi sono state a centro del meeting, al termine del quale è stato sottoscritto il Piano di Cooperazione per il 2023, documento che racchiude le singole attività bilaterali che le Forze Armate dei due Paesi terranno nel 2025.
L’Italia si è resa protagonista dell’iniziativa umanitaria Food for Gaza, in collaborazione con l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, il Programma alimentare mondiale e la Federazione internazionale della Croce Rossa, per far giungere più cibo a Gaza.
Qui Amman
La vicinanza giordana al Libano è stata rinnovata ieri durante l’incontro tra il Re Abdullah e il primo ministro ad interim libanese Najib Mikati, ricevuto presso il Palazzo Al Husseiniya. Un’occasione per ribadire la disponibilità della Giordania a sostenere il popolo libanese e ad attenuare l’impatto della guerra in corso. In questo senso va letto l’impegno del re verso uno sforzo condivido al fine di coordinarsi anche con gli attori arabi per porre fine alla guerra in Libano. Abdullah ha sottolineato apertamente che “la Giordania è al fianco del Libano e sostiene la sua sovranità, sicurezza e stabilità”.
La tesi di Amman è che l’espansione del conflitto porterebbe a una guerra regionale con gravi conseguenze. All’incontro hanno partecipato il primo ministro Jafar Hassan, il vice primo ministro e ministro degli Esteri Ayman Safadi e il direttore dell’Ufficio di Sua Maestà Alaa Batayneh.