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Droni gregari. Ecco come le grandi potenze mirano ai loyal wingmen

Drone Valkyrie

Il progetto “Collaborative Combat Aircraft” mira a fornire agli Stati Uniti dei loyal wingmen efficienti. Ma anche altre potenze globali, tra cui Cina, Russia e India, stanno investendo in tecnologie simili, evidenziando una crescente competizione nel settore

Le forze armate degli Stati Uniti (e in particolare la Us Navy e la Us Air Force) stanno investendo risorse significative sul progetto “Collaborative Combat Aircraft”, sistemi volanti semi-autonomi ed AI-based destinati a svolgere il ruolo di “gregario” ai velivoli di quinta e sesta generazione, eseguendo una serie di missioni diverse che spaziano dalla guerra elettronica all’Intelligence, Surveillance and Recognition, al combattimento in aria con velivoli nemici, e altro ancora. Ma Washington non è l’unica a puntare su simili capacità.

Lo sviluppo di loyal wingmen (questo il nome generico impiegato nella comunità strategica per indicare simili tipologie) è perseguito attivamente anche da altri attori dell’arena internazionale.

A partire da alcuni dei partner più stretti degli Stati Uniti, come Giappone e Australia: i due Paesi asiatici hanno infatti annunciato di voler unire le forze assieme a Washington nel processo di sviluppo dei droni gregari (anche se Canberra si è già dotata di un sistema del genere, adottando il Ghost Bat sviluppato dalla Boeing).

Altro attore asiatico che si sta dotando di loyal wingmen è l’India, che già nel 2018 ha avviato il progetto noto come Combat Air Teaming System (comunemente chiamato Cats), mostrando al pubblico un primo esemplare nel 2021. E ovviamente, anche la Repubblica Popolare mira a dotarsi di questi strumenti: nel 2021, alla China International Aviation & Aerospace Exhibition di Zhuhai, la China Aerospace Science and Technology Corporation il suo sistema uncrewed FH-97A, il quale per molti aspetti sembra essere una sorta di copia del Ghost Bat; inoltre, la People’s Liberation Army ha sviluppato un modello di drone capace di essere lanciato da un bombardiere in volo.

La dimensione dei loyal wingmen assume una rilevanza particolare nel confronto tra Washington e Pechino. Come viene rimarcato in un report del Center for Strategic and International Studies, “Il vantaggio degli Stati Uniti sulla Cina nella produzione commerciale è, come nel settore militare, più forte nella produzione di un basso numero di costosi sistemi sofisticati, come le macchine ultraprecise che alimentano le fabbriche di semiconduttori in tutto il mondo”, ma non nella produzione di massa di sistemi come il Cca. Il confronto militare nel teatro indo-pacifico vede crescere sempre di più il ruolo dei droni nel tentativo di saturare il più possibile gli immensi spazi della regione (non a caso gli Stati Uniti hanno avviato il mastodontico progetto Replicator proprio qui). Non è da escludere che anche i loyal wingmen vadano ad integrarsi nelle stesse dinamiche quantitative.

Alla competizione per i loyal wingman partecipa anche Mosca, con il Grom sviluppato dalla Kronstadt. Interessante notare come nel corso degli anni il progetto sembra aver assunto una forma completamente diversa: la versione presentata lo scorso agosto a Mosca, in occasione di Armiia 2024, sembra molto differente dal modello originale mostrato in precedenza al pubblico. Secondo alcuni analisti, gli insegnamenti tratti dalla guerra in Ucraina hanno spinto per la transizione a un progetto che possa essere messo in servizio più rapidamente e con meno risorse.


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