Non sarà certo Fitto, persona che ha una lunga esperienza politica e che ha tutti i titoli per ricoprire il ruolo di vicepresidente della Commissione, a far scivolare a destra la Commissione. Ho grande rispetto del dibattito, purché riguardi i veri nodi da sciogliere, più che le prese di posizione di parte sulle persone. Sennò rischiamo di ballare sul Titanic: l’Europa non può più vivere di rendita. Colloquio con l’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella
La volge in positivo. Anzi, in senso propositivo. Ma d’altra parte Gianni Pittella, ex vicepresidente del Parlamento europeo, è così. Il sostegno, anche e soprattutto da parte del gruppo socialista a Bruxelles per la nomina a vicepresidente della Commissione a Raffaele Fitto, “non deve mancare”. Così come non deve mancare “l’appoggio all’altra vicepresidente, Teresa Ribera”. “Onestamente – dice a Formiche.net – non riesco a comprendere come, a fronte delle tante e gravose sfide che deve affrontare l’Europa, ci si concentri su questi sforzi personalistici”.
Pittella, verrebbe da dire che è il gioco della politica.
In realtà in questo contesto la cosa che mi sembra mancare è proprio la politica. Il momento storico che stiamo attraversando è segnato da sfide gravosissime. Ci si aspetterebbe, dunque, che i rappresentanti delle istituzioni europee lavorassero coesi su questi dossier, anziché porre veti sulle persone.
Il “rischio” invocato da una parte del gruppo socialista, e in particolare da alcuni esponenti del nostrano Pd, è che con l’appoggio a Fitto il baricentro della Commissione si sposti troppo a destra. Le sembra una preoccupazione fondata?
Non sarà certo Fitto, persona che ha una lunga esperienza politica e che ha tutti i titoli per ricoprire il ruolo di vicepresidente della Commissione, a far scivolare a destra la Commissione. Tra l’altro, ha fatto una buona audizione. Così come ha tutte la carte in regola per fare la vicepresidente Teresa Ribera.
Fitto appartiene al gruppo dei conservatori (Ecr) che non è in maggioranza. Questo è il nodo.
Sì, ma il discrimine non può essere Fitto. E non sarebbe uno scandalo che ci potesse essere un appoggio di Ecr – ancorché esterno – alla maggioranza. Purché da parte dei conservatori ci sia l’adesione a una piattaforma politica che abbia come priorità il rafforzamento dell’Europa e delle sue istituzioni.
Che cosa si rischia con questa lotta ai veti incrociati sulle persone?
Una disgregazione politica che danneggerebbe profondamente l’Europa nel suo complesso. Da gennaio in poi si porrà seriamente – ad esempio – il tema dei dazi. Di qui la grande questione del rapporto fra l’Unione europea e gli Usa alla luce della nuova presidenza Trump. Così come resta aperto il dossier sul conflitto in Ucraina. Se, di fronte a questi temi dalla portata mastodontica, l’Europa si presenta sgretolata rischiamo di fare il gioco degli autocrati. Il disegno di Putin, non è solo la Crimea. Senza contare che occorrerebbe lavorare seriamente su tutte le priorità indicate dall’ex premier Mario Draghi in ordine alla competitività europea.
A questo punto, da esperto delle istituzioni europee, che approccio suggerirebbe?
Tornare, davvero, alla politica. Personalmente ho grande rispetto del dibattito, purché riguardi i veri nodi da sciogliere, più che le prese di posizione di parte sulle persone. Sennò rischiamo di ballare sul Titanic: l’Europa non può più vivere di rendita. Riannodiamo i fili.
Che cosa intende dire?
Tra maggioranza Ursula ed Ecr si può costruire, mettendo al centro – lo ribadisco – l’europeismo, qualcosa di comune sulle grandi sfide globali. Vanno superati i veti e affrontate le questioni in maniera unitaria. L’Ue è l’ultimo avamposto contro il sovranismo.