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Stati Uniti a tutto gas, Cina knock out. Il 2025 di Oxford Economics

Gli Usa con ogni probabilità batteranno le attese di crescita, mentre il Dragone continuerà a rimanere prigioniero della sua anemia. E anche l’Europa non farà faville

L’anno che verrà, come sarà? Tra una manciata di giorni il 2024 cederà il passo al 2025 ed è già tempo di provare a fare qualche previsione. Gli economisti di Oxford Economics si sono già messi in moto. Il punto di partenza sono gli Stati Uniti, che inizieranno l’anno con la seconda presidenza di Donald Trump, tutta, o quasi, improntata al neo-protezionismo commerciale.  Ebbene, secondo l’autorevole centro studi, l’economia statunitense il prossimo anno potrebbe accelerare il passo, andando oltre le previsioni. Questo anche grazie al proseguo dell’allentamento monetario da parte della Federal Reserve e al rafforzamento ulteriore del dollaro, scrivono gli economisti di Oxford.

Poi c’è la questione dazi. Per gli esperti, è vero che la Casa Bianca alzerà nuovi muri, come peraltro promesso dallo stesso Trump in campagna elettorale. Ma lo farà in modo mirato. “Le economie che esportano più di quanto importino dagli Usa sono le più a rischio, specialmente se hanno già dazi relativamente elevati”. In tal senso, “ci attendiamo concessioni agli Stati Uniti per evitare o limitare l’introduzione di dazi. L’incertezza su queste politiche sarà comunque un problema rilevante per le imprese”.

Chi se la passerà male, invece, è la Cina. Che rimarrà prigioniera della sua anemia. “Il nostro business cycle indicator suggerisce che la Cina è entrata in una nuova fase di rallentamento, il quale sembra di entità simile a quelli del 2021-2022 e del 2015-2016. I recenti stimoli monetari messi a terra da Pechino sono un indicatore della debolezza della crescita. Tuttavia non ci aspettiamo un forte impulso alla crescita da questi stimoli”. Tradotto: “la Cina non riuscirà a mantenere a lungo le promesse di crescita”.

E l’Europa? Anche il Vecchio continente continuerà a zoppicare, anche alla luce di molti disavanzi sovrani ancora piuttosto alti in molti Paesi membri. E del fatto che la Bce sì, taglierà ancora i tassi (domani è in programma una nuova sforbiciata da 25 punti base) ma in modo graduale. E questo nonostante “lo spettro dell’inflazione non perseguita più l’Europa”. Conclusione? “L’Europa crescerà a fatica”.


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