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Papa Francesco, il creativo. L’omelia di monsignor Cavalli a Medjugorje

Nell’omelia del 30 dicembre ai pellegrini italiani, monsignor Aldo Cavalli, nominato visitatore apostolico a Medjugorje, ha rassicurato i pellegrini: “Potete venire, qui ci sono frutti di fede”

I circa 2.000 pellegrini italiani che stipavano il “salone giallo”, a Medjugorje, alle spalle della nota chiesa con i due campanili, intitolata a San Giacomo, per la messa celebrata il 30 dicembre dall’arcivescovo Aldo Cavalli, visitatore apostolico nominato da papa Francesco a Medjugorje, forse non si aspettavano una omelia così frizzante.

Il porporato, con molta umiltà, si è presentato come un semplice servitore della chiesa, non tanto giovane “con un piede nella fossa”, che si trova a Medjugorje come visitatore apostolico, ossia una sorta di “osservatore” del fenomeno Medjugorje, iniziato, come molti sanno, nel 1981, con le apparizioni e i messaggi della Gospa (la Madonna in croato) a sei ragazzi.

Ha spiegato, l’arcivescovo Cavalli, con la chiarezza del buon parroco, con la pazienza di un umile insegnante, che ha di fronte un pubblico variegato e non universitario, che la Chiesa usa, per prudenza, il termine “presunti” davanti ai messaggi che la Madonna affida ancora oggi, a tre dei sei veggenti, per due ragioni. La prima: il messaggio opera un passaggio dalla fonte al veggente; quindi, potrebbe esserci qualche incomprensione nella catena comunicativa. Qui Cavalli, giustamente, cita (magari indirettamente) Roman Jakobson, il noto linguista. Secondo punto: il messaggio è in lingua croata, e “io non parlo il croato”, quindi il messaggio deve esser tradotto in una lingua, “come l’italiano, in modo che io possa comprenderlo”. E il problema della traduzione “è una questione seria”. “Ecco”, conclude monsignor Cavalli, “la ragione del termine ‘presunti’ davanti alla parola messaggi”.

Questi messaggi poi vengono comunicati a Roma e “io ricevo l’autorizzazione ad apporre la frase ‘con approvazione ecclesiastica’. Tale approvazione sta a dire che il messaggio non è contrario alla dottrina cattolica. Come del resto tutti i messaggi ricevuti dai veggenti sino ad oggi. Non sono contrari alla dottrina cattolica”.

Lo stesso per le apparizioni, “essendo l’apparizione qualcosa di interno, io non so se la tale apparizione che dice di avere la tale veggente, sia oggettiva, documentabile, quindi è d’obbligo per la Chiesa anteporre la parola ‘presunta’. Perché tra il cielo e la terra abbiano l’interpretazione umana”.

Sui pellegrinaggi a Medjugorje, monsignor Cavalli, con il suo tipico gentile tocco umoristico, ha consigliato ai fedeli di “venire certamente a Medjugorje per pregare, senza correre qua e là, cercando chissà quale fenomeno. Qui non c’è niente da vedere. Ma sono innegabili il bene che fanno le migliaia di confessioni e celebrazioni in questo luogo benedetto; quindi, veniamo, se lo desideriamo, per convertirci”. A settembre 2024 Cavalli aveva ricordato come “papa Francesco, cinque anni fa (su consiglio del cardinal Camillo Ruini), ha permesso che i sacerdoti accompagnino i loro fedeli. Per 25 anni i sacerdoti e i vescovi non potevano venire ufficialmente, Ora è possibile: papa Francesco ha compiuto un gran passo in avanti nel riconoscere che questo è un luogo santo”.

Ha poi spiegato che il suo ruolo di visitatore apostolico, non è quello di un poliziotto, ma di un inviato di papa Francesco, un Papa davvero attento a Medjugorje, tanto attento da aver trovato una soluzione creativa: “Il Papa è un uomo creativo. Per evitare questioni con il vescovo locale, che ha la sua giurisdizione sulla parrocchia di Medjugorje, ha affidato la pastorale della parrocchia a un suo inviato, a un visitatore apostolico, ossia, ora, al sottoscritto, che rappresenta il Papa. Ma la parrocchia di Medjugorje, la chiesa e il territorio, continuano ad appartenere sempre alla diocesi e al vescovo di Mostar. Solo la pastorale è affidata al Papa. Superati i contrasti del passato, ora c’è una stretta e serena collaborazione tra Roma e Mostar”.


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