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La gara tra Blue Origin e SpaceX cambia le regole dello spazio. L’analisi di Vittori

Il razzo New Glenn di Blue Origin ha completato il suo primo volo inaugurale raggiungendo l’orbita. Il lancio rappresenta un traguardo cruciale per l’azienda di Jeff Bezos, posizionandola come protagonista del settore. Come ci ha spiegato l’astronauta Roberto Vittori, con una capacità di carico doppia rispetto al Falcon 9 di SpaceX e tecnologie innovative, Blue Origin adotta una strategia di lungo termine che punta su flessibilità e sostenibilità

La corsa spaziale del 2025 si arricchisce di un nuovo protagonista: il razzo New Glenn di Blue Origin, l’azienda fondata da Jeff Bezos, ha completato con successo il suo primo volo inaugurale raggiungendo l’orbita. Nonostante il mancato atterraggio del primo stadio sulla piattaforma oceanica Jacklyn, il risultato segna un passo significativo per l’industria spaziale. “Siamo arrivati in orbita in sicurezza, ed era questo il nostro principale obiettivo,” ha commentato Ariane Cornell, vicepresidente di Blue Origin, durante la diretta del lancio. Anche Elon Musk, in un post su X, si è congratulato con Bezos per il risultato ottenuto.

Il razzo New Glenn è decollato questa mattina alle 2:03 (ora italiana) dalla Cape Canaveral Space Force Station. Con i suoi 98 metri di altezza e una capacità di carico fino a 45 tonnellate in orbita terrestre bassa, il vettore rappresenta una delle ambizioni più avanzate di Blue Origin. Dopo la separazione dei due stadi, il secondo stadio ha portato con successo in orbita il prototipo della piattaforma Blue Ring, progettata per trasportare e rilasciare satelliti su orbite multiple. Il primo stadio, invece, non è riuscito a completare l’atterraggio controllato sulla piattaforma Jacklyn, anche se l’azienda aveva già sottolineato che si trattava di un obiettivo secondario. Il lancio segna un passo importante verso la certificazione per il programma National Security Space Launch della U.S. Space Force, che affiderà al New Glenn il trasporto di satelliti militari e governativi.

Come ci ha spiegato l’astronauta Roberto Vittori con questo lancio: “Blue Origin ha compiuto un passo significativo nel settore aerospaziale, culmine di anni di sviluppo e innovazione”, sottolineando come questo successo “posiziona l’azienda come un attore chiave nel mercato dei lanci orbitali”. Vittori ha evidenziato come il New Glenn ha iniziato a prendere forma poco dopo il tragico mancato rientro a terra dello Space Shuttle Columbia, “con l’obiettivo di creare un veicolo di lancio orbitale riutilizzabile. La fattibilità della riutilizzabilità è stata dimostrata dal programma New Shepard, un razzo suborbitale che ha effettuato con successo molteplici voli e atterraggi controllati, riducendo i costi di accesso allo spazio”.

Per Vittori: “Con una capacità di carico doppia rispetto al Falcon 9 di SpaceX (22 tonnellate), il New Glenn si distingue anche per una carenatura del payload più ampia, che consente il trasporto di satelliti di maggiori dimensioni”. Come spiega l’astronauta, il primo stadio è alimentato da sette motori BE-4 a metano e ossigeno liquido, mentre il secondo stadio utilizza due motori BE-3U a idrogeno e ossigeno liquido. “Il BE-4 sebbene molto potente – ha raccontato Vittori – risulta meno efficiente del Raptor di SpaceX, che, con un ciclo a combustione completa, ottimizza il consumo del propellente per massimizzare le prestazioni. Il BE-3, invece, ha un impulso specifico ideale per estendere l’autonomia nelle fasi orbitali o interplanetarie”.

Questa differenza tra propellenti, secondo l’astronauta, “offre a Blue Origin maggiore flessibilità operativa rispetto a SpaceX, che ha standardizzato l’uso del metano per i suoi motori. Il BE-4 si concentra su affidabilità e scalabilità, mentre il BE-3 sfrutta l’efficienza dell’idrogeno, rendendo Blue Origin più versatile per un’ampia gamma di missioni”. In definitiva, quindi, “SpaceX scommette tutto sull’ambizioso progetto Starship, il cui successo è cruciale per i suoi obiettivi interplanetari, ma comporta rischi significativi. Blue Origin, invece, adotta una strategia metodica e diversificata, puntando su innovazione e sostenibilità”. Un approccio giudicato più prudente da Vittori, che “potrebbe garantire un vantaggio competitivo nel lungo termine, offrendo flessibilità tecnologica e adattabilità alle sfide future del panorama spaziale” e in definitiva “adattandosi meglio a mercati e missioni differenti, mentre SpaceX rischia di dipendere interamente dal successo o meno della Starship”.

E stasera si attende proprio il lancio della nuova astronave di Musk. Starship, il cui obiettivo e sostenere le future missioni su Luna e Marte, dovrebbe partire questa sera, con l’apertura della finestra di lancio alle 23:00 italiane. Il test, previsto inizialmente per il 13 gennaio e successivamente rinviato a causa del maltempo, rappresenta il fulcro degli ambiziosi obiettivi interplanetari di Elon Musk, ma il suo sviluppo è costellato di sfide tecniche e operative. Il successo di questo lancio sarà determinante per consolidare la leadership di SpaceX nel panorama spaziale e dimostrare la fattibilità di un futuro su scala interplanetaria.


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