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Risiko nell’Egeo. Gli Usa via da Alexandroupolis? Trump smentisce

Il presidente americano smentisce ufficialmente il disimpegno Usa, che favorirebbe solo Russia e Turchia in un’area altamente strategica dove si intrecciano gli interessi della Nato, il gas e le infrastrutture dedicate, gli sviluppi verso l’area balcanica. Il porto greco di Alexandroupolis è entrato nel cosiddetto dossier che fa capo alla geopolitica delle infrastrutture, quindi destinatario di una certa attività di disinformazione

“It’s not correct story”, dice Donald Trump. Potrebbe essere il tentativo di depistare umori e strategie la notizia del presunto disimpegno americano dal sito greco di Alexandroupolis (su cui non mancano gli occhi italiani), dove accanto al porto e al rigassificatore si distende la via Carpatia, strategica per la Nato. Lo aveva lasciato intendere un articolo apparso su un sito greco, vicino alle istanze russe, ma è stato il presidente americano in persona a smentirlo dinanzi ai cronisti riuniti alla Casa Bianca.

It’s not correct story

Lo ha detto esplicitamente Trump rispondendo ad una domanda ad hoc. Vero che gli Usa lasceranno la base greca di Alexandroupolis in seguito alle pressioni esercitate da Russia e Turchia? “Is not correct story”, ha risposto il presidente, chiudendo così una questione che avrebbe potuto ingigantirsi per via dei numerosissimi interessi che gravitano attorno al sito ellenico. Va ricordato che la presenza in loco rappresenta senza dubbio un acceleratore di sviluppi e tramite l’assist del governo greco punta a una trasformazione della regione in un hub commerciale, energetico e militare.

Nei fatti è l’ombrello Usa che sta permettendo, ormai da anni, la distensione materiale della strategia che tocca tanto l’Egeo quanto il Caucaso, nella consapevolezza che quell’area a cavallo tra ‘due mondi’ è fondamentale tanto per l’energia (Tap) quanto per la difesa (Via Carpatia). Le attenzioni americane verso il porto di Alexandroupolis nascono dopo le privatizzazioni di due porti: Pireo e Salonicco.

Scacco matto?

Se il grande porto ateniese è stato acquisito dai cinesi di Cosco China che lo hanno trasformato nel primo del Mediterraneo, a maggior ragione dopo l’esigenza greca di monetizzare negli anni della crisi del debito, quello di Salonicco è finito ad un consorzio ellino-russo guidato dall’oligarca Ivan Savvides, già deputato alla Duma. Anche solo per questa semplice ragione, Washington non avrebbe potuto consentire altre “prese” geopolitiche sul porto situato all’estremo nord della Grecia, fondamentale sia per il transito del gas sia per le interconnessioni con il costone balcanico e con la cerniera orientale dell’Ue.

L’allora segretario di stato Mike Pompeo lo aveva incluso nel cono di interesse a stelle e strisce quando, nel 2019, aveva siglato l’accordo di difesa con il premier Kyriakos Mitsotakis che aveva favorito l’uso di quattro basi greche per uomini e mezzi Usa. Nell’ambito dell’accordo di cooperazione in materia di difesa, la Grecia ha assegnato agli Stati Uniti il quartier generale di Yanuli ad Alexandroupolis, a soli 40 chilometri da Turchia, come base logistica. Inoltre proprio ad Alexandroupolis sono sbarcate più volte strumentazioni utili in chiave Nato e lì hanno fatto scalo navi significative come quelle di classe Arleigh Burke. I cacciatorpedinieri statunitensi possono attraccare solo lì e nella base Nato di Souda Bay a Creta (dove tra l’altro verrà costruirà una struttura ad hoc per F-35 e droni MQ-9 Reaper).

La geopolitica delle infrastrutture

Una data su tutte è fondamentale per capire il potenziale della base ellino-americana: nella primavera del 2022, a pochi mesi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, si è svolta l’esercitazione Alexander the Great 22, con la presenza di mezzi americani altamente strategici, come la nave da trasporto anfibia Uss Arlington della classe San Antonio, aggregata al Kearsarge Amphibious Ready Group. La Uss Arlington ed elementi della 22nd Marine Expeditionary Unit (Meu) hanno preso parte all’esercitazione. Perché è stata così importante? Perché l’evento di addestramento anfibio bilaterale Usa-Grecia condotto nel Mar Egeo ha puntato ad aumentare l’interoperabilità tra il team US Navy-Marine Corps e le Forze armate elleniche in chiave “esterna”, ovvero con riferimento sia alle conseguenze su larga scala della guerra in Ucraina, sia alle intemperanze turche nel vicino confine di Evros, già finito nelle cronache quando Erdogan minacciò di spingere lì (e quindi su suolo europeo) i 5 milioni di profughi siriani che aveva sul proprio territorio dopo l’accordo firlato da Angela Merkel.

Il nesso con la Nato

Il tenente colonnello Christopher Myette, ufficiale esecutivo della 22nd Meu, pronunciò in quella circostanza parole altamente significative: “L’addestramento che abbiamo eseguito con i nostri alleati Nato in Grecia ha rafforzato lo stretto rapporto tra i nostri due eserciti e ha fornito un’eccezionale opportunità di imparare gli uni dagli altri e di affinare le nostre capacità di combattimento in un luogo di addestramento di prima classe”. Alla luce di questi elementi è facilmente comprensibile perché Alexandroupolis sia entrato nel cosiddetto dossier che fa capo alla geopolitica delle infrastrutture, quindi destinatario di una certa attività di disinformazione.


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