Appare sempre più evidente che il tema migranti sia non solo contingente per molti Paesi di prima accoglienza, ma si sia progressivamente trasformato in un preciso tema sociale ed elettorale che impatta sulle varie comunità. Per questa ragione la Commissione si è convinta a cambiare passo, anche dopo le pressioni che Giorgia Meloni ha avanzato dal 2022 ad oggi. L’approccio italiano si è rivelato valido agli occhi dell’Ue che nel frattempo ha messo nel conto un possibile peggioramento della situazione internazionale
Bruxelles promuove le politiche italiane sull’immigrazione e lo fa in un momento in cui il quadro internazionale potrebbe peggiorare. La visita a Roma del commissario europeo per gli Affari interni e la migrazione, Magnus Brunner, conferma una convergenza di strategie che da tempo già Ursula von der Leyen aveva manifestato con Giorgia Meloni sul modello-Albania. All’orizzonte un altro passo riguarda il patto Ue sulla migrazione e l’asilo che secondo Brunnes non è abbastanza e sul quale vanno compiuti ulteriori progressi. L’incontro mette in luce, una volta di più, la sinergia esistente tra Bruxelles e Roma, su cui altri Paesi (anche se non membri) hanno puntato le loro attenzioni, come il Regno Unito.
Obiettivo rimpatri
“Siamo allineati su tutti gli argomenti di cui abbiamo discusso”. Le parole di Magnus Brunner (che ha incontrato anche i ministri Tajani e Piantedosi) dimostrano che il lavoro portato avanti in due anni e mezzo da Giorgia Meloni ha cambiato volto all’approccio europeo al tema in questione. “Sono molto felice – ha osservato – che l’Italia supporta il Patto e la sua implementazione. Ma il patto non è abbastanza. Ci sono dei pezzi mancanti: come i rimpatri, e stiamo lavorando su una normativa sui rimpatri che presenterò molto presto, nelle prossime settimane, stiamo discutendo di questo con i rappresentanti italiani, perché l’Italia è un partner molto importante per noi quando si parla di migrazioni, dell’implementazione del Patto e di nuove normative come quella sui rimpatri”. Una posizione da tempo manifestata dalla presidente della Commissione europea, che poche settimane fa ha ribadito che intende lavorare sugli hub nei Paesi terzi e la revisione dei Paesi sicuri, dando in sostanza ragione a Giorgia Meloni dopo gli intralci giudiziari alla voce Albania.
Perché accelerare
Parola d’ordine accelerazione. Appare sempre più evidente che il tema migranti sia non solo contingente per molti paesi di prima accoglienza, ma si sia progressivamente trasformato in un preciso tema sociale ed elettorale che impatta sulle varie comunità. Per questa ragione la Commissione si è convinta a cambiare passo, anche dopo le pressioni che Giorgia Meloni ha avanzato dal 2022 ad oggi. L’approccio italiano (che comprende il Piano Mattei) si è rivelato valido agli occhi dell’Ue che nel frattempo ha messo nel conto un possibile peggioramento della situazione internazionale, ad esempio sul fronte palestinese, siriano fino alla crisi umanitaria in Sudan, che potrebbe innescare nuove ondate fino in Europa.
Più coordinamento
“L’Italia stando dimostra, con i fatti, di essere un punto di riferimento nella gestione della migrazione, adottando strategie concrete che coniugano fermezza e cooperazione internazionale”, ha commentato l’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Alessandro Ciriani, vice coordinatore per Ecr della Commissione Libe al Parlamento europeo, secondo cui l’Europa deve affrontare l’immigrazione illegale con strumenti nuovi, efficaci e coordinati. “L’intesa tra Italia e Albania per il trasferimento dei migranti irregolari è la dimostrazione di come il nostro Paese sta dando risposte innovative e realizzabili. L’Europa guarda con attenzione al nostro modello. È necessario un cambio di paradigma, i fondi devono essere investiti in strategie a lungo termine, rafforzando accordi con i paesi terzi per la gestione dei flussi migratori ei rimpatri. L’incontro di oggi tra la presidente Meloni e il Commissario Brunner rappresenta un passaggio fondamentale per rafforzare il coordinamento europeo sui rimpatri”.