Il presidente dell’Asi, Teodoro Valente, analizza l’impatto del successo del ricevitore lunare Lugre, il primo strumento a dimostrare l’utilizzo combinato dei segnali di posizionamento e navigazione satellitare oltre l’orbita terrestre. Un progetto reso possibile dalla sinergia tra istituzioni, ricerca e industria, che apre la strada a nuove tecnologie per l’esplorazione lunare e marziana, con un forte contributo italiano
L’allunaggio di Lugre, il primo ricevitore di segnale di navigazione e posizionamento satellitare a operare in orbita lunare e sulla superficie della Luna, rappresenta un risultato che segna un primato scientifico e tecnologico per l’Italia, frutto della collaborazione tra Asi, Nasa, Qascom e Politecnico di Torino. Il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Teodoro Valente, spiega a Formiche.net l’importanza di questo traguardo, il ruolo della cooperazione internazionale e le prospettive per il futuro della navigazione spaziale e delle telecomunicazioni lunari.
Presidente, l’allunaggio di Lugre segna un traguardo storico per la navigazione satellitare nello spazio profondo, dimostrando per la prima volta la possibilità di utilizzare segnali Gnss in orbita lunare e sulla superficie della Luna. Qual è il significato di questo traguardo?
Questo risultato rappresenta un simbolo dell’eccellenza tecnologica e della ricerca del nostro Paese, in questo caso specifico nel settore della navigazione satellitare che poi si assocerà anche alla parte delle telecomunicazioni. Un risultato importante per diversi motivi. Primo, perché abbiamo battuto tutti i record dal punto di vista della possibilità di acquisire segnali Gnss al di fuori dell’atmosfera. Ricordo che la rete satellitare globale di navigazione è stata progettata per realizzare questo servizio sulla Terra, e non nello spazio. In secondo luogo, questo risultato scientifico e tecnologico apre la strada ai futuri sistemi di navigazione per l’esplorazione permanente lunare, a cominciare dal grosso interesse che c’è verso il Polo sud della Luna. È importante che i futuri astronauti possano calcolare con precisione la loro posizione sul satellite. Terzo, è un risultato 100% Made in Italy, che deriva da una da un programma congiunto dell’Agenzia spaziale italiana e della Nasa, che ha visto la partecipazione attiva e di un’azienda italiana, Qascom, e del Politecnico di Torino. Si tratta di un risultato molto importante, che ha in sé sia la parte di eccellenza tecnologica, sia la parte di eccellenza scientifica. I dati raccolti saranno elaborati dal Politecnico di Torino e dopo circa sei mesi saranno distribuiti liberamente a tutta la comunità scientifica per la loro valutazione. Saranno, cioè, dei dati open.
L’Agenzia Spaziale Italiana ha lavorato a stretto contatto con Nasa e Qascom per la realizzazione di Lugre. Quanto sono importanti, oggi, i programmi di cooperazione internazionale per lo spazio?
I programmi spaziali sono articolati, lunghi, complessi e onerosi dal punto di vista economico, soprattutto quando riguardano anche la parte di sviluppo tecnologico e scientifico. Sono programmi che, dunque, vanno necessariamente gestiti attraverso collaborazioni e cooperazioni internazionali. Questo non vuol dire che non ci siano, lato Italia, programmi nazionali. Ma quando parliamo di esplorazione extra-atmosferica, e in particolare di navigazione spaziale, la cooperazione internazionale è fondamentale. E bisogna dire che l’Italia si trova in una posizione di assoluto privilegio, uno dei più importanti attori grazio al suo ecosistema.
La realizzazione di Lugre è stata possibile anche grazie al supporto del Politecnico di Torino. Quali sono le prospettive per ulteriori collaborazioni, in generale, tra le università, l’accademia, la ricerca, l’industria nazionale e le agenzie spaziali per il futuro del comparto nazionale?
Il comparto italiano è cresciuto continuamente negli ultimi anni, con la presenza e la partecipazione nelle missioni sia delle grandi società, sia delle piccole e medie imprese. Una crescita che, adesso, riceverà certamente un impulso dal ddl Spazio, in particolare nel settore delle start up e degli enti pubblici di ricerca e dell’accademia per quanto riguarda la formazione. Un sistema completo, che permette all’Italia di presidiare, guardando al panorama europeo, tutti i domini che riguardano lo spazio, dall’osservazione terrestre, all’esplorazione e così via. La missione Lugre è stata la rappresentazione chiara di questo mondo, da Qascom al’Asi, al Politecnico di Torino, mettendo insieme delle competenze eccezionale nelle quali ciascuna parte ha dato il massimo per ottenere il risultato.
Il settore spaziale italiano continua a dimostrare competitività a livello globale. Quali sono i prossimi passi per consolidare questa posizione e quali ritiene siano i settori strategici dove investire per sostenere l’innovazione?
Ci possono essere dei settori che hanno priorità, anche in relazione ai tempi complicati che stiamo vivendo. Però, bisogna dire che ciascuno di questi domini ha una sua ricaduta importante sulla Terra, per le motivazioni che ben conosciamo. Ci sono sistemi che possono offrire informazioni molto utili e possono aiutarci a contrastare i cambiamenti climatici, tanto per citarne uno relativo al tema della sostenibilità. L’accesso allo spazio è un qualcosa su cui in Europa siamo un po’ indietro rispetto ad altri. È importante mantenere l’autonomia per l’accesso allo spazio altrimenti gli asset che realizziamo in Europa non riusciremmo a lanciarli se non cercando strade alternative. C’è la parte dell’esplorazione lunare e in futuro di Marte. C’è poi tutto il settore del Deep space e dell’esplorazione scientifica. Per quanto riguarda le telecomunicazioni, ricordo che l’Esa ha avviato poco tempo fa il programma Moonlight, capitanato da una azienda italiana, Telespazio, che ha come obiettivo quello di realizzare dei futuri sistemi di navigazione e telecomunicazione in orbita lunare. Ci sono poi le misure nazionali, su cui è importante mantenere alta l’attenzione. Per esempio, la Space factory, finanziata dall’Asi con i fondi del Pnrr, p importante per consentire di dotare il Paese di infrastrutture digitali in grado di soddisfare rapidamente le richieste di applicazione degli attori satellitari, così come tutta la parte che fa riferimento all’In-orbit servicin e la In-orbit economy (dove il nostro Paese è stato pioniere).