Se vuole ritagliarsi un ruolo nel futuro della space economy, l’Europa deve mettere in campo una nuova strategia che punti su un aumento dei lanci e la riduzione dei costi legati al trasporto di materiali verso le orbite. Come per il settore della Difesa, il rischio più concreto è quello della frammentazione tra le varie industrie nazionali. In questo contesto, le sinergie tra Italia e Francia possono rappresentare il punto di partenza per recuperare il terreno perduto rispetto ai principali competitor. Intervista a David Cavaillolès, amministratore delegato di Arianespace
L’avvio dei lanci commerciali di Ariane 6, insieme alla ripresa dei voli commerciali di Vega C, costituiscono un passaggio cruciale per la sovranità spaziale europea, soprattutto in un contesto geopolitico sempre più competitivo. La New Space Economy americana, però, nel frattempo ha rivoluzionato il settore spaziale, con attori privati come SpaceX che hanno imposto un nuovo paradigma basato su costi ridotti e un’alta frequenza di lanci. In questo contesto, l’Europa rischia di trovarsi tagliata fuori dal circolo dei big del settore. Airpress ne ha parlato con David Cavaillolès, amministratore delegato di Arianespace, azienda francese specializzata nella gestione e nella commercializzazione di voli spaziali per soggetti e privati.
Alla luce della recente accelerazione della new space economy, qual è la strategia di Arianespace per inserirsi in questo mercato?
Il primo passo della nostra strategia è tornare nello spazio in modo competitivo. Come sapete, circa dieci anni fa è stato avviato il programma Ariane 6, e più o meno nello stesso periodo è partito anche il programma Vega C. L’anno scorso abbiamo effettuato il primo volo, che è stato un successo, anche se si trattava ancora di un volo dimostrativo. Poi, il 6 marzo, abbiamo realizzato il primo volo commerciale con Arianespace, un traguardo cruciale: Ariane 6 ha trasportato un satellite militare altamente sensibile, il CSO-3 delle Forze armate francesi. In un contesto in cui la sovranità e l’autonomia strategica sono più importanti che mai, questo volo era una tappa essenziale.
E adesso?
Ora la fase successiva è il ramp-up operativo. Abbiamo già effettuato un volo commerciale, ma l’obiettivo è arrivare a cinque voli di Ariane 6 entro quest’anno. In prospettiva, il nostro obiettivo è stabilire una cadenza di nove-dieci voli annui per Ariane 6. Questo non solo garantirà maggiore sovranità all’Europa, ma ci permetterà anche di rafforzare la nostra presenza sul mercato commerciale. I due terzi del nostro portafoglio ordini sono infatti costituiti da contratti commerciali, non istituzionali. Inoltre, stiamo già lavorando per ridurre i costi e sviluppare nuove tecnologie per il futuro.
E riguardo allo sviluppo di razzi riutilizzabili? Avete una roadmap?
In Europa ci sono molte iniziative sulla riutilizzabilità e i nuovi motori, il che è positivo. Tuttavia, il mio messaggio è chiaro: dobbiamo evitare la frammentazione. Se disperdiamo le risorse in centinaia di progetti paralleli, rischiamo di non ottimizzare gli investimenti, soprattutto quelli pubblici. Dobbiamo invece concentrarci su alcuni elementi chiave per essere pronti a sviluppare la prossima generazione di lanciatori.
Arianespace ha in programma missioni su Marte?
Non se parliamo di missioni con equipaggio umano. Nella nostra storia abbiamo partecipato a molte missioni esplorative con assetti robotici. Un esempio straordinario è stato il lancio del telescopio James Webb — un progetto da dieci miliardi di dollari della Nasa —, effettuato con Ariane 5. Per il momento non abbiamo piani per il volo spaziale umano. Questo tipo di programma è estremamente complesso e richiede ingenti risorse, oltre a un forte sostegno politico. Se un giorno le istituzioni decideranno di intraprendere questa strada, saremo pronti a fare la nostra parte, ma serve un chiaro indirizzo strategico.
Quanto è importante, oggi, l’autonomia dell’Europa nel settore spaziale?
Siamo pienamente consapevoli che dobbiamo essere autonomi nel lancio dei nostri satelliti, compresi quelli militari, scegliendo dove e quando farlo, senza dover dipendere da altre potenze. Questo rappresenta un cambiamento fondamentale nella mentalità e una tappa cruciale per il nostro futuro. Le cose stanno evolvendo molto rapidamente, ma quello che è chiaro, parlando sia con attori pubblici sia privati, è che cresce sempre più la consapevolezza dell’importanza dello spazio, sia per il settore civile sia per quello militare. Vediamo un numero crescente di progetti legati alle telecomunicazioni, all’osservazione della Terra e, più in generale, alla sicurezza. Per questo, programmi come Iris², che mira a creare un’infrastruttura di telecomunicazione sovrana per l’Europa, sono assolutamente cruciali. Come industria, il nostro impegno è procedere il più rapidamente possibile per trasformare questo ambizioso progetto in realtà. Il design è estremamente complesso, ma non possiamo permetterci di aspettare troppo a lungo.
Ha parlato di frammentazione, tema molto attuale anche nel settore della Difesa. Vale lo stesso anche per l’accesso allo spazio?
Oggi in Europa abbiamo già due soluzioni sovrane per l’accesso allo spazio che funzionano: Vega C e Ariane 6. Dobbiamo sfruttarle. Ora dobbiamo puntare su questi asset per rafforzare la nostra capacità europea. Per il futuro, ciò di cui abbiamo bisogno è una vera preferenza istituzionale per i lanciatori europei, con una politica chiara che favorisca l’utilizzo di soluzioni europee per i lanci istituzionali. Questo sarebbe un primo passo concreto verso una maggiore integrazione e una minore frammentazione.
Che ruolo possono giocare in questo contesto Francia e Italia?
Se vogliamo essere ambiziosi nello spazio, se vogliamo essere competitivi a livello globale, penso che dobbiamo lavorare a livello continentale. Non credo in soluzioni puramente nazionali. Dobbiamo unire le nostre forze, perché di fronte a noi ci sono la Cina, la Russia e gli Stati Uniti, con investimenti enormi. Il nostro obiettivo è rafforzare i nostri legami industriali in Europa. Dobbiamo capitalizzare su questo nuovo capitolo positivo per rafforzare i nostri legami, perché la mia convinzione è che il futuro dei lanciatori sarà caratterizzato dalla stretta collaborazione tra Italia e Francia. Insieme, abbiamo molto da guadagnare, e di questo sono assolutamente convinto.