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Perché il via libera al ddl sull’AI è una buona notizia secondo Bassan

L’approvazione del ddl sull’Intelligenza Artificiale al Senato rappresenta “un passo avanti importante” nell’approccio al tema. Ora, però, va “implementato, in particolare indicando quali sono le autorità competenti per la tutela dei diritti fondamentali sull’Intelligenza Artificiale”. Colloquio con Fabio Bassan, docente di Roma Tre

L’approvazione del ddl sull’Intelligenza Artificiale al Senato rappresenta “un passo avanti importante” nell’approccio al tema. Ora, però, va “implementato, in particolare indicando quali sono le autorità competenti per la tutela dei diritti fondamentali sull’Intelligenza Artificiale”. Quella di Fabio Bassan, docente dell’Università Roma Tre ed esperto di tecnologia, è una sostanziale promozione del provvedimento che ora approderà alla Camera. Il lavoro da fare, però, “non è ancora finito”.

Principi generali, applicazione dell’AI sul lavoro, nella Pa e in ambito sanitario. Che tipo di segnale arriva da Palazzo Madama?

Mi sembra che il ddl rappresenti un passo avanti significativo. Nel complesso, il provvedimento è quindi positivo anche perché il regolamento europeo è piuttosto generale e lascia un ampio spazio di discrezionalità agli Stati membri. Un provvedimento ispirato al pragmatismo.

Uno spazio di discrezionalità che il nostro Paese ha declinato in maniera efficace?

Direi di sì. D’altra parte l’accentramento europeo sulla vigilanza in particolare – che resta in seno alla Commissione – presuppone come effetto quello di una flessibilità nell’applicazione. Viceversa, se Bruxelles avesse decentrato, avrebbe potuto pretendere una maggiore rigidità. Sull’Intelligenza Artificiale, così come su molti altri ambiti, stiamo vedendo ora i frutti di un processo cominciato negli anni ’90.

Su cosa si dovrebbe concentrare, ora, il lavoro parlamentare?

Su una migliore definizione delle autorità a tutela dei diritti fondamentali legati alle applicazioni dell’Intelligenza Artificiale. A mio parere, Agcom e Garante della privacy devono in qualche misura essere inserite nel documento.

A proposito di vigilanza, l’università di Roma Tre ha presentato un report sull’AI a novembre. Le indicazioni contenute nel documento sono state recepite dal testo del provvedimento approvato in Senato?

In buona parte sì. L’indicazione delle agenzie, per la vigilanza l’Acn e per la notificazione l’Agid, è un passo importante. E, per rispettare i criteri fissati dall’Unione europea le autorità devono essere indipendenti dalla politica. Ed è per quello che sarebbe auspicabile un ruolo comunque limitato anche di Palazzo Chigi.

Banca d’Italia, Consob e Ivass sono indicate all’interno del testo. Quale il loro ruolo?

Sono autorità di vigilanza del mercato. Ma su questo punto c’è stata chiarezza. Il mio personale auspicio è che, nell’attività di monitoraggio, ci sia il massimo di coordinamento non solo fra le tre ma anche e soprattutto con l’Acn.

Quale si aspetta che sarà l’approccio della Camera al provvedimento?

Le divisioni sono frutto di scontro politico. Probabilmente perché dalle parti della minoranza, in particolare sul versante della tutela dei diritti fondamentali, ci si aspettava un provvedimento più dettagliato. Ma secondo me la questione di fondo sta alla base.

Ovvero?

Nell’approccio a questi temi occorre avere ben chiari i principi generali, che devono ispirare gli attori che agiscono sul mercato. Poi, nella legislazione e nell’attività parlamentare, deve prevalere la flessibilità.


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