L’uomo, evaso dai domiciliari nel milanese due anni fa mentre aspettava l’estradizione verso gli Usa, ha rilasciato un’intervista a un media russo. Definisce “ridicole” le affermazioni secondo cui lui o i suoi parenti abbiano pagato per la fuga e fa capire che la regia è stata di Mosca. Il Tribunale del riesame di Milano ha confermato i domiciliari per Dmitry Chirakadze, l’oligarca che avrebbe coordinato la fuga
È tornato a parlare, tramite i suoi avvocati al media russo RBC, Artem Uss, il figlio dell’influente politico russo fuggito due anni fa dai domiciliari in Italia mentre aspettava l’estradizione negli Stati Uniti. Si sente una vittima del clima politico tra Stati Uniti e Russia, almeno quello di allora, ovvero un anno dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina (mai citata, come prevede la propaganda del Cremlino). Dice che la sua vicenda “era stata orchestrata per esercitare una pressione indefinita” sulla sua famiglia e sul suo Paese. Si dichiara un semplice imprenditore, mica “un eroe alla [James] Bond”. Promette di difendere la sua innocenza in tribunale in Europa e di organizzare una difesa legale a lungo termine negli Stati Uniti. Trova il tempo per un po’ di dog-whistling verso l’Italia, parlando dell’affollamento delle carceri che riflette “la crisi migratoria” e del “positivo” atteggiamento nei confronti della Russia di Vladimir Putin. Ma soprattutto bolla come “semplicemente ridicole” le affermazioni secondo cui lui o i suoi parenti abbiano pagato i “servizi di fuga”. Poi rilancia e di fatto attribuisce il merito allo Stato: “Quando le autorità statunitensi applicano tali metodi in nome dei loro cittadini, ciò viene considerato giustificato, e addirittura ne realizzano film con orgoglio. Perché allora la Russia non avrebbe il diritto di rispondere duramente, se lo ritenesse opportuno?”.
La vicenda
L’imprenditore, figlio dell’ex governatore di una regione siberiana e oggi senatore Aleksandr Viktorovič Uss, era evaso il 22 marzo 2023 mentre era ai domiciliari a Basiglio (Milano) in attesa di estradizione negli Stati Uniti, scappando in auto fuori dall’Italia e con un volo fino in Russia. Le autorità americane ne avevano chiesto a quelle italiane l’estradizione per processarlo per l’esportazione illegale di milioni di dollari in tecnologie militari e sensibili a doppio uso dagli Stati Uniti alla Russia e per l’uso del sistema finanziario statunitense per contrabbandare milioni di barili di petrolio dal Venezuela.
Il rientro in patria
Il 4 aprile, Uss ha dichiarato all’agenzia RIA Novosti di trovarsi in Russia dove intanto era stato aperto contro di lui anche un procedimento penale per riciclaggio di denaro. Era ricercato e arrestato in contumacia. Come aveva osservato Antonio Talia, giornalista di Nessun luogo è lontano su Radio 24, si tratta di “un metodo già usato dalla Russia per assicurarsi il rimpatrio dei suoi agenti”. Ma la giustizia italiana aveva accolto la richiesta americana, spingendo dunque i russi a utilizzare altre modalità da rimpatriarlo. Dopo il ritorno in Russia, Uss si è presentato spontaneamente alle autorità, che hanno modificato la sua misura cautelare dall’arresto all’obbligo di firma.
Un’operazione milionaria?
Il 9 aprile, Aleksandr Uss ha pubblicato un video in cui ha ringraziato tutti coloro che hanno aiutato suo figlio a tornare in Russia. All’indomani della riapparizione in Russia, VChK-OGPU, un canale Telegram russo con buoni rapporti con l’intelligence di Mosca, aveva diffuso la voce secondo cui regista dell’esfiltrazione sarebbe stato “un ex ufficiale delle forze speciali dell’Esercito italiano, che vive a Mosca da più di sei anni”. Un’operazione costata al padre 2 milioni di dollari, sempre secondo quel canale Telegram. A fine 2023 gli Stati Uniti hanno piazzato una taglia di 7 milioni di dollari sul fuggitivo. Oltreoceano rischia fino a 75 anni di carcere.
I debiti non ripagati
A fine gennaio, Kras Mash ha rivelato che Uss figlio deve 600.000 rubli (poco meno di 6.500 euro) a VTB, una delle più grandi banche della Russia presieduta dall’oligarca Andrej Kostin, ma non restituisce il prestito da sei mesi. L’uomo ha contratto il prestito nel febbraio 2023, proprio mentre si trovava agli arresti domiciliari in Italia. Ora, a causa dei ripetuti ritardi nei pagamenti, si sono accumulati interessi e penali. La banca ha presentato ricorso in tribunale e ha vinto la causa. Sono intervenuti gli ufficiali giudiziari, ma il creditore non ha ancora ricevuto il denaro, e il motivo per cui Uss non effettua il pagamento resta sconosciuto.
Gli ultimi sviluppi processuali
Il 14 febbraio scorso, il Tribunale del Riesame di Milano ha confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Dmitry Chirakadze, detto Dima, 54 anni, aristocratico russo con legami con funzionari e oligarchi di Mosca, arrestato lo scorso giugno in una seconda tranche dell’inchiesta sul caso della fuga di Uss. Tre giorni più tardi, Dima è stato riconosciuto in aula da Boris Jovancic, 28 anni, di origini serbe, che avrebbe fatto parte (assieme al padre Vladimir Jovancic) del commando operativo che ha aiutato Uss a fuggire dai domiciliari. Il teste, che ha patteggiato due anni con pena sospesa, ha indicato in aula Chirakadze, ritenuto dall’accusa il “coordinatore” della fuga. “Ho scoperto chi avevamo fatto evadere quando mio padre, due settimane dopo, mi ha chiamato dalla Serbia dicendomi ‘Stai rischiando l’arresto per questo fatto’. Io ovviamente ci sono rimasto”, ha raccontato Jovancic.
Cosa dice l’esfiltrazione dei servizi russi
L’esfiltrazione di Uss è stata studiata da Andrei Soldatov e Irina Borogan, nonresident senior fellow del Center for European Policy Analysis e fondatori del sito Agentura.ru, che si occupa delle attività dei servizi segreti russi. Secondo loro, dopo le difficoltà legate all’invasione dell’Ucraina con i Paesi occidentali che hanno espulso centinaia di spie russe sotto copertura diplomatica, i servizi segreti di Mosca si sarebbe sempre più affidati a cittadini stranieri (anche per sabotaggi). A tal proposito, Uss ha parlato di una situazione diplomatica, con le capacità russe ridotte al minime in Europa, “da cui beneficia la criminalità organizzata. Persone, anche se non riconosciute come aventi motivazioni politiche, possono sentirsi al sicuro in Italia in caso di richieste provenienti dalla Russia”. Proprio ciò che sembra essere avvenuto nel suo caso.
Le responsabilità
Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, aveva definito la fuga di Uss un fatto “abbastanza grave”. “La principale anomalia credo sia la decisione della Corte di appello di tenerlo ai domiciliari con motivazioni discutibili e di mantenere la decisione anche quando c’era una decisione sull’estradizione”, aveva aggiunto. Erano stato ripetuti, infatti, anche gli avvertimenti di Washington sul rischio di evasione di Uss. Con quelle parole, di fatto, la presidente del Consiglio, che è per legge capo dell’intelligence e ne è politicamente responsabile, aveva assolto i servizi segreti.