La cooperazione spaziale tra Italia e Stati Uniti è sempre più il riflesso di una visione geopolitica e industriale condivisa. Lo dimostra il viaggio della premier Giorgia Meloni a Washington, dove lo spazio è stato al centro del bilaterale con Donald Trump. Dal programma Artemis alle missioni su Marte, l’Italia consolida il suo ruolo strategico nel nuovo scenario globale della Space economy
La cooperazione spaziale tra Italia e Stati Uniti è il riflesso di una sintonia più ampia su come affrontare insieme le grandi sfide globali. È questo quello che emerge dal bilaterale alla Casa Bianca tra la premier Giorgia Meloni e il presidente Usa Donald Trump. Il viaggio a Washington non è stato solo un’occasione per rilanciare l’intesa transatlantica, ma anche un momento per riaffermare il ruolo dell’Italia nell’esplorazione spaziale condivisa con gli Stati Uniti. Un asse, quello tra Roma e Washington, che si rafforza attraverso la cooperazione industriale e una visione comune sul futuro dell’umanità nello spazio. Un patto strategico, con solide basi tecnologiche, industriali e politiche, che guarda allo spazio partendo da una consapevolezza terrestre: che il futuro dell’esplorazione non si costruisce da soli, ma insieme.
Lo spazio ha fatto capolino tra i dossier discussi a Washington, anche se, ha precisato la premier, “Non si è parlato di Starlink”, il sistema di satelliti targato Elon Musk su cui l’Italia riflette per le comunicazioni protette e l’accesso a internet nelle aree più isolate. Si è parlato, invece, del futuro dell’esplorazione spaziale: “di come essere insieme nelle missioni su Marte”, ha detto Meloni. Nel comunicato congiunto dei due leader si legge esplicitamente l’impegno comune nella “collaborazione alla tecnologia spaziale, anche attraverso due missioni su Marte nel 2026 e nel 2028, e all’esplorazione della superficie lunare con le future missioni Artemis”. Una frase che mette nero su bianco la traiettoria congiunta italo-americana nella strategia “Moon to Mars” della Nasa.
Dalla Luna a Marte
L’Italia è, da oltre mezzo secolo, partner privilegiato degli Stati Uniti nel campo delle attività spaziali. Una partnership che ha attraversato le epoche: dal primo satellite San Marco 1 fino alla Stazione Spaziale Internazionale. Oggi, questa relazione si rinnova e si espande, con l’obiettivo di riportare l’uomo sulla Luna e preparare la grande sfida di Marte. Il programma Artemis, lanciato proprio durante il primo mandato Trump, prevede il ritorno di astronauti sulla Luna con l’obiettivo non più solo dimostrativo ma operativo: stabilire una presenza stabile, creare un laboratorio naturale per testare tecnologie, comportamenti e habitat che saranno fondamentali nella futura esplorazione del Pianeta rosso.
Ed è proprio qui che l’Italia gioca un ruolo fondamentale. Roma, per esempio, partecipa allo sviluppo e progettazione di aspetti cruciali per la missione, come i moduli abitativi destinati alle missioni lunari, in progetti coordinati dall’Agenzia spaziale italiana (Asi) e realizzati da Thales Alenia Space Italia. Sempre nel programma Artemis, l’Italia partecipa anche al Lunar Gateway, la prima stazione spaziale in orbita cislunare, che servirà da base logistica e scientifica delle missioni sulla Luna, che fungeranno da palestra per imparare a sopravvivere e lavorare in ambienti ostili, preparandosi al grande salto verso Marte. Sebbene le prime missioni sul Pianeta rosso saranno robotiche, costituiranno un banco di prova per l’arrivo degli astronauti. La Luna ci insegnerà come sfruttare risorse in loco, come operare in condizioni estreme, come costruire habitat autosufficienti.
La new Space Economy parla (anche) italiano
La collaborazione con gli Usa si concretizza anche in progetti privati frutto del nuovo approccio commerciale della Space economy. A Grottaglie, in Puglia, Virgin Galactic, insieme all’Enac e agli Aeroporti di Puglia, punta a costruire uno spazioporto che renderà l’Italia un punto cardinale della logistica orbitale europea. Un hub di una nuova visione dello spazio come nuova frontiera economica. Altro tassello è rappresentato dalla collaborazione con Axiom Space, la compagnia americana che sta costruendo la prima stazione spaziale commerciale: pezzi fondamentali della struttura saranno costruiti in Italia. Anche in questo caso, la filiera industriale tricolore è protagonista con grandi aziende come Leonardo e Thales Alenia Space, insieme alle piccole e medie imprese specializzate della filiera e al mondo accademico. Un sistema nazionale che, come ha più volte rimarcato il presidente dell’Asi, Teodoro Valente, “è in grado di coprire l’intera catena del valore: unici in Europa”. Lo spazio, poi, è sempre più una questione economica. Il comparto spaziale italiano cresce. Nel 2023 l’export aerospaziale ha toccato quota 7,5 miliardi di euro, +14% sul 2022. E il legame con gli Stati Uniti si rafforza: le esportazioni verso Washington sono aumentate del 27%, oltre il doppio della media mondiale. La space economy globale, secondo le stime, passerà da 400 miliardi a 1.800 miliardi entro il 2035. Un treno che l’Italia non può permettersi di perdere.