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Dalla difesa al tessile, ma non solo. L’occasione del vertice Meloni-Erdogan

Il vertice italo-turco di domani da un lato segna un’altra significativa tappa del rafforzamento della cooperazione tra i due Paesi, dall’altro si inserisce in un momento forse decisivo per le sorti della guerra in Ucraina. E per il concepimento di futuri progetti in Africa, viste le politiche turche in Libia e la presenza italiana con il Piano Mattei

Solo 24 ore di sosta per Giorgia Meloni prima di dare continuità agli incontri diplomatici post esequie di Papa Francesco e rituffarsi ancora nella politica estera, che presenta precisi riflessi nelle dinamiche industriali interne, visti i rilevanti numeri che riguardano le relazioni tra Roma e Ankara. Il vertice italo-turco di martedì se da un lato segna un’altra significativa tappa del rafforzamento della cooperazione tra i due Paesi, dall’altro si inserisce in un momento forse decisivo per le sorti della guerra in Ucraina e per la progettazione di futuri intrecci in Africa, viste le politiche turche in Libia e la presenza italiana con il Piano Mattei.

Il progresso della cooperazione

Punto di partenza è il trend che racconta il progresso costante della cooperazione tra Italia e Turchia, rappresentato dal volume dei numeri. Analizzando gli scambi commerciali tra il 2017 e il 2023 spicca il dato del 2019, quando Roma è stata l’ottava economia mondiale e la terza nell’Unione Europea, dopo Germania e Francia mentre la Turchia era al diciannovesimo posto tra le economie mondiali. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, l’Italia è stata una delle prime cinque destinazioni per le merci turche in questo decennio, fatta eccezione per il 2012 e il 2017, e nel 2019 è stata la quarta destinazione più popolare per le esportazioni turche, dopo Germania, Regno Unito e Iraq. Negli ultimi due decenni il business non è mail calato a dimostrazione di un intreccio virtuoso.

La prospettiva comune non riguarda solo l’ulteriore rafforzamento del volume degli scambi, ma anche la modernizzazione dell’unione doganale che secondo alcune analisi preliminari farebbe guadagnare all’Ue lo 0,01% del pil, mentre alla Turchia l’1,44% del pil, senza contare un aumento del 95% delle esportazioni agricole verso l’Ue. Da menzionare anche i numeri del 2024 sul turismo, che ha già registrato un incremento di oltre il 9% grazie anche al potenziamento delle reti di collegamento. Inoltre in Turchia operano oltre 1600 aziende italiane.

La difesa e i droni

Al centro dei rapporti industriali c’è la difesa, con una cifra che spicca su tutte: è quella dei 100 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni sviluppata sull’asse Leonardo-Baykar Technologies che hanno recentemente raggiunto un’intesa per una alleanza sui droni. Il risultato è nella nascita di una joint venture per i sistemi aerei senza pilota, ovvero caccia senza pilota, droni da sorveglianza armati e droni da attacco in profondità. Gli stabilimenti di Leonardo impegnati saranno Ronchi dei Legionari, Torino, Roma Tiburtina, e Nerviano.

Secondo Selçuk Bayraktar, presidente e cto di Baykar, la capacità di Leonardo, rinomata a livello mondiale nei sistemi C4I e il suo enorme know-how nelle tecnologie di IA, rendono questa collaborazione ancora più significativa. Inoltre “la partnership strategica segna una pietra miliare importante nell’espansione della nostra impronta tecnologica e nel rafforzamento della nostra presenza nel mondo”. In parallelo nel gennaio scorso Piaggio Aerospace ha reso noto che è stato sottoscritto il contratto preliminare per la cessione dei complessi aziendali di Piaggio Aero Industries e Piaggio Aviation a Baykar.

Il dossier Libia

Discutere di Libia con la Turchia equivale a cerchiare in rosso un nome: Hakan Fidan, attuale ministro degli Esteri e in passato a capo dell’intelligence. Solo lui ha il portato storico del modus con cui Ankara ha portato la propria influenza a Tripoli e della futura progettualità in un’area di fatto “confinante” con l’Italia sotto tutti i punti di vista. Entrambi i paesi affiancano il Governo di Accordo Nazionale (GNA) a cui Erdogan ha offerto un grosso supporto militare a fronte di un MoU che promette alla Turchia un maggiore accesso alle risorse di petrolio e gas al largo della costa libica. Dal punto di vista energetico Eni è partner di Noc in Libia per estrarre petrolio e gas naturale, che vengono poi trasportati in Sicilia attraverso l’oleodotto Greenstream. Il cane a sei zampe controlla circa il 45% della produzione di petrolio e gas in Libia assicurando buona parte della domanda energetica italiana. Il prossimo punto sarà la discussione sui cosiddetti blocchi sui giacimenti petroliferi e sui porti che rendono complesso il trasporto costante di petrolio e gas. Stessa importanza in prospettiva hanno gli aeroporti libici.

Il settore tessile

Uno dei settori dove l’Italia influisce maggiormente è quello tessile: per questa ragione lo scorso giugno sei produttori italiani di macchine tessili hanno partecipato all’Itm International Textile Machinery Exhibition 2024, il più importante evento del settore organizzato con il supporto di Acimit e l’organizzazione di Ice – Agenzia per il Commercio Estero e l’Internazionalizzazione delle Imprese Italiane. La Turchia rappresenta una delle più significative basi tessili al mondo, oltre ad essere un mercato strategico per i produttori internazionali di macchine tessili. Ankara nel 2023 è stata, con 183 milioni di euro, il secondo mercato estero per i produttori italiani di macchine tessili dopo la Cina. Nel 2023 le esportazioni italiane di macchine tessili hanno raggiunto un valore di 2 miliardi di euro, pari all’86% della produzione totale.

L’obiettivo diplomatico

Non è un mistero che Recep Tayyip Erdogan punti a ritagliare per Istanbul la sede di futuri dialoghi russo-americani sull’Ucraina, così come fatto sul grano durante la crisi. Parimenti la discrezione con cui il premier italiano ha gestito le presenze dei leader mondiali sabato scorso in Vaticano è stata notata non poco all’interno di una logica da piccoli passi (ma costanti). Ciò si pone come elemento di oggettiva utilità. Un altro elemento che tocca i due Paesi è la sensibilità verso la crisi umanitaria in corso a Gaza, su cui l’Italia si è attivata immediatamente anche con il progetto Food for Gaza, mentre la Turchia potrebbe cavalcare il malcontento degli stati arabi verso le politiche di Israele, su cui si abbattono le critiche del Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) che ha espresso una ferma condanna degli attacchi.

Il Piano Mattei e le prospettive future

I maggiori coni di interesse italiani, come il mare nostrum e l’Africa, sono obiettivi da guardare nella consapevolezza che l’Italia e la Turchia devono avere insieme un ruolo importante per svolgere, rafforzare, integrare la sponda sud del Mediterraneo nella crescita della nostra Europa. Questo il ragionamento che, ancora una volta un mese fa, è stato fatto dal ministro del made in Italy, Adolfo Urso, che racconta plasticamente l’obiettivo italiano, ovvero rafforzare ancora di più la cooperazione industriale con particolare attenzione ai settori della difesa, dell’aerospazio, della farmaceutica e delle materie prime critiche.

Attenzione alla Siria: Meloni ed Erdoğan concordano sul fatto che la transizione in corso debba essere “pacifica ed inclusiva”, e in grado di assicurare “pienamente l’integrazione di tutte le componenti della società siriana e che possa contribuire alla stabilità e alla sicurezza regionale”. La definizione di un percorso ordinato che possa portare ad elezioni regolari, precedute da una stabilizzazione istituzionale (come accaduto in Libia) sono i prossimi passi su cui Ankara e Roma sono in linea. Tutti elementi che vengono impreziositi da una considerazione: l’interesse personale che Erdogan ha manifestato per Meloni sin dai primi incontri e che sta progressivamente assumendo una importanza nevralgica per le future relazioni tra i due Paesi.

Per cui il bilaterale Italia-Turchia non è solo solo forum economico con delegazioni in “contatto” commerciale, ma rappresenta l’occasione per distendere una serie di riflessioni su Kyiv, dazi e Ue, tutti elementi presenti nel menu dell’incontro tra Meloni e Erdogan. In questo senso in evidenza spiccano i ruoli dei due leader su dossier strategici che vedono le due nazioni in sintonia, con la storica novità rispetto al passato rappresentato dal Piano Mattei che si erge a strumento innovativo nelle dinamiche mediterranee.


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