La rielezione per la terza volta di Matteo Salvini fa da “sfondo” al congresso di Firenze, dove spiccano il messaggio di Giorgia Meloni improntato sulla coesione della maggioranza e i rilievi del numero uno di Confindustria su lavoro, green, energia e dazi
Sono due gli elementi politici che emergono dal congresso della Lega a Firenze: la rivendicazione di Giorgia Meloni circa una maggioranza coesa sul programma di governo (a differenza dell’opposizione) e i rilievi di Confindustria che, al netto dello scoglio dei dazi, sono improntati alla necessità di dialogare con gli Stati Uniti (“ed è l’Europa tutta insieme che deve negoziare”, ha detto il presidente Emanuele Orsini). Nel mezzo il “già noto”, ovvero la rielezione per la terza volta di Matteo Salvini, il riferimento all’autonomia e al premierato che vanno a braccetto, la prospettiva di un centrodestra ancora vincente alle prossime elezioni politiche.
Il messaggio di Meloni al congresso
Salvini sottolinea che questo governo ha l’obiettivo di arrivare a 2027, “e se gli elettori lo vorranno, e non ci arresteranno prima, arrivare anche al 2032″. Ribadisce di trovarsi “benissimo con Giorgia e i nostri alleati, va bene anche fare il secondo, ora siamo secondi nella coalizione e a volte è anche rigenerante essere secondi, avere qualcuno che ti apre il vento, poi l’obiettivo è tornare a essere i primi, a tirare il gruppo. È chiaro”. Ecco che in evidenza c’è il tema della compattezza dei tre partiti al governo che, seppur con sfumature diverse, non hanno mai effettuato voti dissimili in Parlamento.
Passaggio che rappresenta, tra le altre cose, il senso del messaggio che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha inviato al congresso leghista, quando ha osservato che “dopo due anni e mezzo di governo, noi possiamo contare ancora sul consenso della maggioranza degli italiani” e che “la nostra coesione e la nostra compattezza ci hanno dato la forza di costruire una visione di sviluppo per l’Italia, di restituirle quell’autorevolezza, quella centralità internazionale che per troppi anni le sono state negate, di mettere in cantiere le grandi riforme che la Nazione aspetta da decenni e che gli italiani ci hanno chiesto di realizzare”. Il punto della coesione è ribadito dal premier, “perché è esattamente questo che ci differenzia dai nostri avversari, che ci differenzia dalla sinistra: noi condividiamo la stessa visione del mondo e siamo al governo per rispettare gli impegni presi con i cittadini”.
Il programma di metà legislatura
Sulla sicurezza premier e vicepremier sono sulla stessa lunghezza d’onda, sia nel posizionarsi al fianco delle nostre Forze dell’Ordine (sblocco dei contratti fermi, prevista nel decreto sicurezza una tutela legale per agenti e militari indagati o imputati per fatti inerenti al loro servizio), sia per un fisco più leggero ed equo, sia per mettere le imprese nelle condizioni di creare sviluppo. Meloni ricorda che “stiamo governando nel momento probabilmente più difficile dal Dopoguerra ad oggi”, con riferimento a tutte le emergenze in atto, come la nuova Ue, i dazi, la tensioni internazionali ma “sono convinta che gli italiani si sentano rassicurati dal fatto che alla guida dell’Italia ci sia questo Governo in questo momento”. Sul punto si terrà martedì prossimo a Palazzo Chigi l’incontro della presidente del Consiglio con le rappresentanze imprenditoriali. I dazi sono stati anche al centro delle riflessioni di Orsini.
Le richieste di Confindustria
“Sui dazi abbiamo la necessità di dialogare con gli Stati Uniti ed è l’Europa tutta insieme che deve negoziare”, ha sottolineato il presidente di Confindustria durante i lavori del congresso federale della Lega, pareggiando la tesi salviniana secondo cui “è folle pensare a una guerra commerciale con gli Stati Uniti”. Un punto di vista costruens in un momento in cui l’Europa deve riformarsi. Per questa ragione ancora una volta tocca il nocciolo della questione, ovvero i ritardi dell’Ue sulla burocrazia europea (“non c’è più tempo”) dal momento che sono state approvate 13.000 norme in 5 anni, mentre gli Stati Uniti 3.500. La la legge per la privacy, inoltre, “è importante ma – ha denunciato Orsini – costa l’8% dei ricavi. Siamo in un mercato dove dobbiamo competere geopoliticamente con gli Stati Uniti, con i cinesi”.
E ancora, sì alla responsabilità sociale, mettere al centro l’impresa tramite un piano straordinario per le imprese, sganciarsi dalla ultraideologia che ha fatto perdere posti di lavoro, come il caso dell’automotive su cui bisognava utilizzare la neutralità tecnologica e non l’ideologia (“avremmo assunto 100.000 persone più in Europa, invece il rischio è che ne perdiamo 70.000 in Italia”).