Skip to main content

Leone XIV, il papa missionario dalla leadership universale. Il ritratto di mons. Paglia

Leone XIV è un papa che conosce la missione e la missionarietà, avendo vissuto 20 anni in Perù, conosce la dimensione globale della Chiesa, avendo esercitato il mandato di Superiore generale degli Agostiniani e conosce la realtà delle diocesi, essendo stato vescovo di Chiclayo. Infine ha dimestichezza con le grandi questioni di leadership e di governo della Chiesa universale. Colloquio con monsignor Vincenzo Paglia

“Sinodalità è un modo di essere Chiesa, nei confronti di se stessa e delle proprie strutture e nei confronti delle società. Si tratta di “camminare insieme” e di trovare le strade per farlo. Che papa Leone XIV ne abbia parlato è un segno forte di continuità con il papato di Francesco”. Non ha dubbi, su questo, monsignor Vincenzo Paglia membro del Dicastero per l’Evangelizzazione, Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, membro del Dicastero delle Cause dei Santi, che su Formiche.net analizza il primo discorso del nuovo pontefice e lo inquadra nella dimensione di prospettiva che caratterizzerà il mandato petrino.

Monsignor Paglia, in una sua recente intervista proprio a Formiche, lei auspicava che il nuovo pontefice esercitasse il suo mandato proiettando – nel solco di quanto fatto in precedenza – la Chiesa verso l’esterno, verso i popoli di tutto il mondo. Il profilo di papa Leone XIV ricalca queste aspettative?

Direi proprio di sì. Abbiamo un papa che conosce la missione e la missionarietà, avendo vissuto 20 anni in Perù, conosce la dimensione globale della Chiesa, avendo esercitato il mandato di Superiore generale degli Agostiniani – una Congregazione presente in tanti paesi del mondo. E conosce la realtà delle diocesi, essendo stato vescovo di Chiclayo in Perù. Infine ha dimestichezza con le grandi questioni di leadership e di governo della Chiesa universale, come Prefetto della Congregazione per i vescovi. Mi sembra un profilo di altissimo livello.

Nel suo primo discorso ai fedeli radunati in piazza San Pietro, fra le altre cose, il pontefice ha parlato dell’esigenza di una Chiesa sinodale. Come verrà declinato, secondo lei, questo principio?

A mio avviso quando inizia un nuovo pontificato, nulla è scontato. Ad esempio, non sempre in questi giorni alcuni cardinali hanno parlato di Sinodo e sinodalità, che è l’eredità forse maggiore di papa Francesco. Che Leone XIV ne abbia parlato, è un segno forte di continuità. Sinodalità è un modo di essere Chiesa, nei confronti di se stessa e delle proprie strutture e nei confronti delle società. Si tratta di “camminare insieme” e di trovare le strade per farlo. È un grande cambiamento, che dovrà venire incorporato nelle nostre mentalità e anche nei documenti ufficiali. Vedremo.

È la prima volta nella storia di un papa americano. Cosa ci dice questa scelta fatta dal Conclave?

La connotazione “americano” mi sembra accidentale, nel senso aristotelico del termine, se permette. La sostanza è la dimensione missionaria ed universale del cardinale Francis Robert Prevost, cioè papa Leone XIV.

In termini geopolitici, come si colloca l’elezione di questo pontefice e soprattutto quali saranno – visto che ha parlato a più riprese di pace – i dossier più urgenti di cui dovrà occuparsi?

È tutto nel primo saluto: “La Pace sia con tutti voi. Una pace, ci serve, che sia “una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante”. Se riflettiamo su questa frase, troviamo che non è scontata. Pace disarmata, al contrario di quando si dice “se vuoi la pace prepara la guerra”. Disarmante, perché è un atteggiamento verso l’altro, di mano tesa e aperta, non di pugno chiuso. Umile, senza superbia, senza superiorità e perseverante perché è un obiettivo di medio e lungo periodo. Mi sembra un programma.

Francesco era un gesuita, Prevost un agostiniano. Quali le differenze più evidenti che potranno caratterizzare l’approccio al mandato papale?

Parlerei piuttosto di caratteristiche comuni. Che sono una forte spiritualità e la capacità di guardare dentro le situazioni e oltre le situazioni. Lo abbiamo visto ai funerali di papa Francesco e nelle folle di questi giorni: abbiamo bisogno di testimoni, non di maestri. Di pastori che guidino verso obiettivi sicuri per dare alle persone l’idea che le nostre vite hanno un senso. Sono sicuro che papa Leone XIV sarà su questa strada, come Francesco.

“Leone” indica un riferimento, se non altro valoriale, al predecessore che portava lo stesso nome?

Lo ha detto nella prima omelia ai cardinali, durante la Messa in Sistina venerdì. Di fronte all’atteggiamento di chi guarda con sufficienza alla fede, e preferisce trovare sicurezze economiche o nella scienza, o nella tecnologia, la Chiesa dice: cerchiamo il senso. Seguiamo Gesù e troviamo un senso profondo alle nostre esistenze. Sottolineo l’importanza di queste parole, che vengono da un papa che ha una prima laurea in matematica e dunque di scienza ne sa molto.


×

Iscriviti alla newsletter