La proposta di Bruxelles punta a creare un mercato unico per i servizi spaziali e un sistema normativo armonizzato. L’obiettivo è rafforzare la sicurezza, ridurre la frammentazione tra Stati membri e attrarre investimenti in un settore sempre più strategico. Il provvedimento, se approvato, getterà le basi per una gestione comune dello spazio, tra sostenibilità ambientale, resilienza cibernetica e competitività industriale
La Commissione europea ha ufficialmente presentato lo Space Act, una proposta legislativa che punta a creare un mercato unico per i servizi spaziali e a rafforzare la sicurezza, la resilienza e la sostenibilità delle attività spaziali in Europa.
Con questa iniziativa Bruxelles intende rendere il settore più uniforme, migliorare la competitività rispetto ad attori come Stati Uniti e Cina, nonché a garantire un ambiente operativo più stabile per operatori pubblici e privati.
Un quadro normativo unitario per lo spazio europeo
In ambito spaziale (come in altri), l’Europa si trova di fronte a una frammentazione regolatoria assai dispersiva. Ben tredici Stati membri applicano norme diverse, il che rende più complesso e costoso l’accesso al mercato per le imprese, specialmente quando si parla di Startup e Pmi. La proposta di Space Act cerca dunque di armonizzare le autorizzazioni, la supervisione e la responsabilità delle operazioni spaziali, semplificando le procedure e rendendo interoperabili i sistemi nazionali. La normativa, se approvata, si applicherà a tutte le attività, siano esse pubbliche o private, condotte nello spazio europeo, inclusi operatori extra‑Ue.
Sicurezza, resilienza e sostenibilità
Così come è stato presentato, lo Space Act poggia su tre pilastri. In primo luogo, la sicurezza, con norme per il monitoraggio degli assetti orbitanti e l’obbligo di smaltire i satelliti in modo responsabile alla fine della vita operativa.
In secondo luogo, la resilienza. È prevista l’adozione di requisiti di cybersecurity e di protezione fisica per le infrastrutture spaziali, oltre alla valutazione dei rischi e alla notifica tempestiva degli incidenti.
Infine, la sostenibilità. Gli operatori dovranno misurare e limitare l’impatto ambientale delle attività spaziali, incentivando tecnologie come il refitting in orbita e la rimozione dei detriti.
Negli ultimi anni, lo spazio extra-atmosferico si è trasformato in un vero e proprio cimitero. Decine di migliaia di satelliti attivi e circa 130 milioni di detriti orbitanti mettono oggi a rischio l’integrità delle infrastrutture spaziali, senza parlare delle possibili ripercussioni ambientali — su cui la comunità scientifica sta conducendo diverse ricerche — a seguito della degradazione di questi oggetti nell’atmosfera.
A questo si aggiungono poi le minacce di natura cibernetica o elettronica, con interferenze e attacchi che possono interrompere servizi vitali. Per il Commissario europeo per lo Spazio e la Difesa, Andrius Kubilius, “il ventunesimo secolo sarà il secolo dello spazio… siamo all’inizio di una rivoluzione spaziale”.
Lo Space Act risponderebbe dunque all’esigenza di regole condivise per una “space traffic regulation“, analoghe, si potrebbe dire, ai codici stradali terrestri.
Un’opportunità per l’industria?
Riducendo la burocrazia e uniformando le regole, il pacchetto normativo proposto da Palazzo Berlaymont punta a rendere il settore spaziale europeo più attrattivo per investitori, startup e Pmi. La normativa, infatti, prevede supporti per le imprese più piccole, dal potenziamento delle capacità di valutazione alla semplificazione amministrativa.
Ora che la Commissione ha ufficializzato la proposta, inizia l’iter legislativo ordinario con Parlamento e Consiglio. Le norme prevedono che gran parte delle disposizioni entri in vigore nel 2030, lasciando un periodo transitorio per l’adattamento. Il documento non rivoluziona il settore da subito, ma può rappresentare un’utile base su cui costruire investimenti, innovazione e una presenza coerente dell’Europa nello spazio globale.