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Onu e sicurezza alimentare. Meloni porta in Etiopia il paradigma Piano Mattei

Meloni e Abiy co-presiedono il vertice Onu. La crisi del grano insegna: cibo e guerra sono interconnessi. L’Etiopia, inoltre, in quanto attore determinante per l’equilibrio geopolitico in Africa Orientale, cerca anche di costruirsi un ruolo chiave nella regione, a partire dall’ambito energetico. Un’opportunità per l’Italia

La sicurezza alimentare ha una doppia faccia, sociale e strategica, sia al fine di garantire in maniera sicura a tutte le persone l’accesso materiale al cibo necessario, sia con l’obiettivo di poter condurre una vita sana. Parlare di sicurezza alimentare però non significa limitarsi a filiere, terre o acqua, ma vuol dire anche allargare il raggio d’azione alla geopolitica e all’uso strumentale delle catene per fini politici. Lo dimostra il caso della crisi del grano in Ucraina. Anche di questo tratterà il Vertice delle Nazioni Unite sulla Sicurezza Alimentare, in programma il 27 e il 28 luglio ad Addis Abeba, co-presieduto da Giorgia Meloni (accompagnata dal viceministro degli esteri Edmondo Cirielli) e dal primo ministro dell’Etiopia Ahmed Abiy.

Qui Etiopia

L’esempio della crisi del grano post invasione russa dell’Ucraina è in questo senso esplicativo, perché racconta come un fatto di cronaca ha influito negativamente sia su dinamiche legate alla quotidiana sopravvivenza di popoli, sia su dinamiche legate alla geopolitica e alla cosiddetta guerra ibrida condotta anche con azioni legate all’approvvigionamento di grano. Si tratta inoltre del quinto incontro in due anni tra Giorgia Meloni e Abiy Ahmed Ali che vantano una costante frequentazione: domenica e lunedì la premier italiana infatti sarà ad Addis Abeba in occasione del Vertice Onu, evento che segue gli incontri di febbraio 2023 a Roma, dell’aprile 2023 ad Addis Abeba, del gennaio a 2024 Roma per la presentazione del Piano Mattei, e nuovamente a Roma nel maggio scorso. Al centro del ci sarà lo schema-lavoro seguito sul Piano Mattei, toccando sia il Vertice delle Nazioni Unite sulla Sicurezza Alimentare sia la presenza italiana in loco. L’Etiopia, inoltre, in quanto attore determinante per l’equilibrio geopolitico in Africa Orientale, cerca anche di costruirsi un ruolo chiave nella regione, a partire dall’ambito energetico. Un’opportunità per l’Italia.

Il Piano Mattei e la sicurezza alimentare

In ambito agricolo il macro tema della sicurezza alimentare è strettamente connesso al Piano Mattei, che su cibo e acqua si sta caratterizzando per una serie di iniziative e progetti concreti. Esempio principale è l’intesa del gennaio 2025 tra Bonifiche Ferraresi International, Leonardo e Struttura di Missione del Piano Mattei. In Algeria ha registrato la costruzione di numerosi sistemi irrigui e la prima semina (ottobre 2024) con il risultato di una messa a coltura di circa 7.000 ettari, che porterà ad ottenere 40-45 mila tonnellate annue di cereali e legumi aggiuntive, con un impatto su circa 600mila persone beneficiarie. In Senegal il Comitato Tecnico del Fondo Clima ha deliberato, nella seduta di giugno 2025, un co-finanziamento di 90 milioni di dollari nell’ambito di un programma di rafforzamento della sovranità alimentare promosso e finanziato assieme a Ifad. In Senegal è stato inoltre finanziato il “Programma integrato di sviluppo delle filiere agroalimentari – Pideca” del valore di 13 milioni di euro, mentre in Tunisia è stato finanziato per 25 milioni di euro il progetto di “Appoggio alla modernizzazione dei porti di pesca e alla formazione professionale nell’economia blu in Tunisia”. Un modus operandi che punta anche a favorire l’export dall’Italia, attraverso l’organizzazione di incontri tra aziende italiane, ministeri coinvolti nei programmi di investimento in ambito agroalimentare.

Tra Roma e Addis Abeba

Il Piano Mattei sta progressivamente mutando non solo la prospettiva dell’approccio esterno all’Africa, ma anche il peso specifico italiano in loco, in un momento in cui il complessivo disimpegno francese ad esempio dal Sahel si è sommato ad una vacatio europea. Per questa ragione il rapporto tra Italia ed Etiopia è fitto. Sono due i progetti infrastrutturali che legano Italia ed Etiopia: la Gerd, ovvero la Grande diga della rinascita etiope in fase finale e la diga di Koysha, alla cui realizzazione sta partecipando anche l’azienda italiana Salini.

In concomitanza con il vertice Food Systems Summit il trio “Accordi Disaccordi” si esibirà ad Addis Abeba per un appuntamento promosso dall’Istituto Italiano di Cultura di Addis Abeba in collaborazione con il Cidim Comitato Nazionale Italiano Musica, e con il sostegno del ministero della Cultura Direzione Generale Spettacolo nell’ambito del progetto Suono Italiano – Jazz session. “Si tratta certamente di un significativo momento di dialogo tra le nostre due culture e nazioni, ma anche di un tangibile esempio di sinergie tra i vari protagonisti del Sistema Italia”, dichiara Semen Kumurzhi, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Addis Abeba.

Il conflitto

L’Etiopia condivide con l’Eritrea una storica contrapposizione nella regione del Tigray, nella parte sud dell’Etiopia che tra il 2020 e il 2022 è stata al centro di una guerra civile tra la fazione del Tigray People’s Liberation Front (TPLF) guidata dal Presidente ad interim della regione Getachew Reda e quella del dissidente Gebremichael Debretsion che il governo di Addis Abeba accusa di essere alleata dell’Eritrea. Le tensioni qui sono aumentate notevolmente questo mese anche grazie allo scambio di accuse tra i leader di Etiopia, Eritrea e della regione del Tigray. Isaias Afwerki, presidente dell’Eritrea, ha accusato l’Etiopia di aver rilasciato “dichiarazioni sbilanciate” e di prepararsi a muovere guerra all’Eritrea. In ballo l’accesso a un porto sul Mar Rosso e la destabilizzazione del Corno d’Africa che va evitata assolutamente.

Cultura e Africa

Il viceministro degli esteri Cirielli, proprio alla vigilia della partenza per l’Etiopia, ha siglato un’Intesa con il Centro internazionale di studi per la conservazione e il restauro dei beni culturali per avviare l’iniziativa “Verso uno sviluppo sostenibile in Africa: rafforzamento delle capacità artigianali nelle pratiche di conservazione del patrimonio culturale”, finanziata con un contributo a dono della Cooperazione italiana di 6 milioni di euro.

“Investire nella formazione degli artigiani e nella conservazione del patrimonio culturale significa promuovere sviluppo sostenibile e creare opportunità concrete per i giovani”, ha dichiarato il viceministro Cirielli, spiegando come l’obiettivo dell’intesa sia di migliorare le competenze di giovani artigiani africani e favorire il trasferimento di conoscenze utili alla conservazione dei siti del patrimonio culturale del continente.

Il progetto coinvolgerà circa 540 artigiani tra i 18 e i 40 anni, di Costa d’Avorio, Egitto, Kenya e Tunisia. ICCROM realizzerà il progetto in partenariato con istituzioni culturali dei Paesi partner e con la Fabbrica di San Pietro in Vaticano, storico centro di eccellenza nella formazione artigianale e nella conservazione dei beni culturali.

Silli in Mozambico

Il vertice etiope è stato preceduto dalla missione del sottosegretario agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale Giorgio Silli in Mozambico, durante la quale si sono tenuti incontri di alto livello con esponenti del governo mozambicano, della società e del settore privato. Nell’occasione Silli ha rimarcato l’impegno dell’Italia a sostenere la crescita inclusiva e sostenibile del Mozambico, anche attraverso il Piano Mattei per l’Africa, durante un fitto calendario di incontri che ha incluso – tra gli altri – la segretaria di Stato agli Esteri Maria de Fatima Simao Manso e il segretario di Stato del ministero del Lavoro, Genere e Azione Sociale, con delega alle adozioni internazionali, Abdul Razak Email Amizá, nonché attori chiave della presenza italiana nel Paese, da Eni alla Comunità di Sant’Egidio. Nell’occasione è stato siglato l’accordo esecutivo del programma IN4JOB, per la promozione dell’imprenditoria giovanile attraverso la creazione e incubazione di start-up e micro, piccole e medie imprese per favorire la formazione e l’occupazione giovanile.


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