Forse per i venti di guerra commerciale che spirano ancora forti o per la paura di nuovi conflitti, aumenta la quota di famiglie che prova a mettere qualcosa da parte per gli imprevisti presenti e futuri. E le obbligazioni restano lo strumento più gettonato
Italiani, popolo di formiche. Lo Stivale è sempre più attento al risparmio per affrontare gli imprevisti futuri, e ce ne saranno parecchi, preoccupati per la terza età ma pronti ad aiutare economicamente le nuove generazioni, disponibili ad investire nel mattone e molto meno negli strumenti finanziari. Tutto nero su bianco nell’ultimo rapporto di Intesa San Paolo e Centro Einaudi sulle scelte finanziarie ed economiche delle famiglie tricolori.
Nel 2025 il peso dei risparmiatori sul totale degli intervistati continua a risalire: sono il 58% del campione e si tratta del valore più elevato degli ultimi vent’anni (il minimo era stato nel 2014, con solamente il 39% di risparmiatori), in aumento rispetto sia al 2023 (52%) che al 2024 (56%). Nel dettaglio, risparmiano più gli uomini (61%) che le donne (57%) e le persone con il titolo di studio più elevato. Il rapporto rileva una relazione diretta anche tra titolo di studio e indipendenza finanziaria, che premia chi ha una laurea: oltre il 90% dei laureati dichiara di possedere una piena indipendenza finanziaria (84,2% il totale campione).
Quanto all’utilizzo dei soldi messi da parte, per il 36% degli intervistati le risorse accantonate serviranno ad affrontare imprevisti futuri, anche se, spiega Intesa, accanto al tradizionale risparmio precauzionale, si sta consolidando una nuova categoria di risparmiatori “intenzionali”, quelli cioè che pianificano strategicamente obiettivi precisi di accumulazione (casa, figli, età della pensione) e rappresentano il 38% dei risparmiatori. Ma attenzione al fronte previdenziale. Aumenta, infatti, la percentuale degli italiani preoccupata per la pensione: la previdenza si sta diffondendo come una preoccupazione generazionale. Poco meno di un quarto del campione (24,5%) ha sottoscritto una forma pensionistica complementare: una percentuale in crescita, sostanzialmente raddoppiata negli ultimi 15 anni, sebbene ancora minoritaria.
Sul fronte degli investimenti, le obbligazioni rimangono lo strumento preferito, con un quinto dei risparmiatori italiani del campione che le possiede: il 44% di questi ha operato nell’ultimo anno, con un rapporto di 2 a 1 tra chi ha acquistato e chi ha venduto. Restano marginali le azioni: solo il 4,6% deli intervistati ha operato in Borsa negli ultimi dodici mesi. La sicurezza continua a prevalere tra gli obiettivi che gli intervistati si pongono quando si impiegano i risparmi. Infine, appare positivo anche il saldo tra soddisfatti e insoddisfatti del patrimonio accumulato, con una prima fase caratterizzata da soddisfazione elevata (45-55% per entrambi i generi), seguita da un minimo del 30-35% nella fascia centrale di età e, infine, da un recupero successivo, specialmente fra gli uomini (fino al 50-52%).