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Perché promuovo la riforma della Farnesina. Parla Checchia

“La riforma è un tassello molto importante che può contare su alcuni punti cardine, come la costituzione di una direzione dedicata alla diplomazia della crescita che ricomprende anche l’attrazione di maggiori investimenti nel Paese, creando un quadro normativo adeguato per le imprese straniere e la designazione futura di due vicesegretari generali che affiancheranno il Segretario generale”. Conversazione con l’ambasciatore Gabriele Checchia

“L’aumento dei dazi? Non va drammatizzato. La riforma della Farnesina? Lo strumento giusto per raggiungere l’obiettivo dei 700 miliardi di euro di export. La diplomazia della crescita? Strategica per valorizzare tramite un approccio integrato le eccellenze industriali italiane, come i prodotti della farmaceutica, i beni di lusso, il settore della navi da crociera o il settore dell’aerospazio”. Sono queste le riflessioni che l’ambasciatore Gabriele Checchia affida a Formiche.net nell’ambito di un’ampia analisi sulle potenzialità complessive dell’export italiano a tre anni dalla nascita del governo di Giorgia Meloni, che aveva inserito quell’obiettivo nelle sue considerazioni iniziali.

Il dialogo sulla riforma

Pochi giorni fa il ministro degli esteri Antonio Tajani ha incontrato le organizzazioni sindacali rappresentative delle varie categorie di personale che lavorano per il ministero al fine di veicolare l’impegno del governo per il rafforzamento delle risorse umane e finanziarie al servizio dei cittadini, sottolineando la specialità del ministero degli esteri a sostegno della crescita del Paese e per tutelare gli italiani nel mondo.

“I veri pilastri del ministero sono le persone che, a Roma e all’estero, lavorano con dedizione, professionalità e senso dello Stato” ha dichiarato il ministro che ha puntato sul ruolo della formazione, definito centrale, tema sul quale gli Esteri stanno lavorando in stretto raccordo con il Dipartimento della Funzione Pubblica. Come è noto la Farnesina gestirà in maniera sinergica, attraverso una nuova organizzazione a due teste, “gli strumenti dedicati alla diplomazia della crescita e quelli che afferiscono più strettamente ai temi politici e di sicurezza dell’agenda internazionale”. Inoltre la riforma mette in risalto due aspetti la cybersicurezza e l’innovazione tecnologica e punta a migliorare i servizi per i cittadini italiani all’estero.

Più export e quota 700 miliardi

L’obiettivo dell’Italia è portare l’export a 700 miliardi di euro l’anno: come potrà essere d’aiuto la riforma della Farnesina? Secondo Checchia, esperto diplomatico, già ambasciatore in Libano, presso la Nato, vicedirettore dell’Unità Russia e Paesi dell’area ex-sovietica alla direzione generale Affari Politici e Consigliere diplomatico di vari ministri, la riforma è stata impostata con un piglio sistemico che è anche la cifra di questo governo: “Mi riferisco al fatto di avere un approccio integrato e globale alle sfide cui l’Italia si è confrontata, tanto sul piano politico e della sicurezza quanto sul piano economico. Per quanto concerne gli aspetti economici, direi che la riforma va nella giusta direzione, a integrazione dei tanti provvedimenti importanti che a mio avviso questo governo, a cominciare dal ministro competente, il ministro Urso, sta adottando sotto la guida della Presidente Meloni in materia di politica industriale”.

E aggiunge: “Come spiegato bene dal vicepresidente del Consiglio, ministro Tajani, si tratta di avere una Farnesina sempre più in grado di gestire i dossier in maniera sinergica, attribuendo un pari peso agli strumenti di promozione economica e a quelli che afferiscono più strettamente alla dimensione politica. Quindi l’obiettivo dei 700 miliardi di esportazioni entro fine legislatura mi sembra un obiettivo ragionevole, ma non scontato. Però certamente il nostro Paese può contare su un sistema imprenditoriale in grado di condurre a questi risultati perché l’Italia ha molte eccellenze nel privato che ci consentono di guardare a questo traguardo con relativa fiducia”.

La diplomazia della crescita

Dunque la riforma secondo l’ambasciatore Checchia è un tassello molto importante che può contare su alcuni punti cardine, come la costituzione di una direzione dedicata alla diplomazia della crescita che ricomprende anche l’attrazione di maggiori investimenti in Italia, creando un quadro normativo adeguato per le imprese straniere e la designazione futura di due vicesegretari generali che affiancheranno il Segretario generale, l’uno con competenze per le questioni politiche di sicurezza, l’altro che sarà il vicesegretario generale con competenze invece rivolte alla sfera alla sfera economica.

“In questo modo sarà possibile raggiungere l’obiettivo annunciato senza dimenticare la correttezza della scelta fatta da Giorgia Meloni di avere ottime relazioni sul piano internazionale, che rappresentano il motore del nostro export. Le ha con il presidente Trump, ma aveva un rapporto eccellente anche col presidente Biden proprio per investire sul piano del sistema e della complementarietà tra imprese di eccellenza dei due Paesi. Mi permetto inoltre di soffermarmi su un aspetto specifico che è fondamentale nella modernizzazione della Farnesina: accanto alla Direzione generale per la crescita ve n’è una per le questioni cibernetiche, per la informatica e le innovazioni tecnologiche. Dio solo sa quanto oggi conti essere competitivi e all’altezza delle sfide che la cibernetica pone a tutti i grandi sistemi industriali e alle democrazie in particolare. Soprattutto nel contrasto alla disinformazione che tanto fa danno in Europa. E non faccio il caso soltanto della disinformazione russa con relazione alla guerra in Ucraina, ma in generale tutte quelle che sono le cosiddette fake news che non possono che impattare negativamente su un sistema economico competitivo in una economia liberale”.

Per cui la diplomazia della crescita, secondo il diplomatico marchigiano, è strategica per valorizzare tramite un approccio integrato le eccellenze industriali italiane, come i prodotti della farmaceutica, i beni di lusso, il settore della navi da crociera o il settore dell’aerospazio, dove l’Italia si è ormai ritagliata di una posizione di prima fascia, “senza dimenticare l’opportunità rappresentata dall’Esposizione universale di Osaka 2025 con uno dei padiglioni, il nostro, tra i più prestigiosi e affollati, quindi mi pare che siamo sulla buona strada”.

Il ponte con gli Usa e la certezza sui dazi

Secondo l’Istat a luglio l’export italiano è stato trascinato da Usa, facendo segnare un +24,1% rispetto all’anno scorso. Questo il modo migliore per affrontare la sfida sui dazi? Checchia spiega che questi numeri ben si inseriscono nel contesto delle relazioni tra le due sponde dell’Atlantico: “L’aumento dei dazi non va drammatizzato e io credo che la von der Leyen abbia raggiunto un risultato accettabile. Tale certezza normativa le imprese a calcolare meglio i loro piani di investimento perché quello che penalizza le imprese è senza dubbio l’incertezza del quadro giuridico. Si poteva fare ancora meglio? Il meglio, come sappiamo, è nemico del bene quindi c’è certamente un quadro adesso più chiaro che dovrebbe stimolare gli investimenti e le nostre esportazioni e anche gli importatori statunitensi potranno meglio fare i loro calcoli quando decideranno di importare speriamo sempre di più merci dall’Europa e dall’Italia. Mi pare quindi anche questo che sia un modo pragmatico e non ideologico di affrontare la delicatissima questione dei dazi, ma sicuramente abbiamo le carte in regola per superarlo con un approccio pragmatico e centrato sulla eccellenza”.

Partita in prima fascia

In questo senso si inserisce la potenzialità della riforma della Farnesina secondo il diplomatico, con cui l’Italia “può giocare una partita in prima fascia”. Gli americani, osserva, sono molto sensibili al rispetto degli impegni assunti dagli alleati, per esempio nel quadro atlantico e in generale sui grandi dossier di politica internazionale. “Mi pare che la coerenza, di cui l’Italia sta dando prova nel sostegno all’Ucraina e su tutti i grandi versanti geopolitici che ci vedono a fianco degli Stati Uniti, rappresenti tante carte che possiamo giocarci al meglio anche per quanto riguarda il sostegno alle nostre imprese. Sempre più saremo chiamati a svolgere un ruolo di ponte con gli Stati Uniti per esempio per gestire le grandi crisi che interessano l’area del Mediterraneo e direi il Sud globale: penso al corridoio Imec, o al Medio Medio Oriente, che dovrebbe essere l’alternativa alla via della seta della seta a trazione cinese. È stato nominato un inviato speciale italiano dal ministro Tajani, il collega e amico ambasciatore Talò e vorrei ricordare il rapporto speciale stabilito dalla Presidente Meloni con il Primo ministro indiano Modi, un altro dei grandi attori del cosiddetto sud globale. E personalmente ritengo che considerare, come fanno alcuni commentatori, l’India di Modi ormai acquisita al fronte anti occidentale e pro fronte russo e cinese sia una forzatura. Ho l’impressione che il Primo ministro Modi abbia voluto dare più che altro con la sua partecipazione al vertice dello Shanghai Cooperation Organization un avvertimento. Ovvero, attenzione, non date l’appoggio indiano all’Occidente per scontato, l’India continuerà a far parte del fronte delle democrazie se verrà trattata con rispetto che merita”.


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