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Salvare l’auto dalle ideologie. La battaglia di Roma e Berlino

Aumenta il pressing di Germania e Italia su Bruxelles, affinché renda la transizione più flessibile e meno indigesta a un’industria che non è nelle condizioni di centrare i target al 2035 imposti dalla Commissione europea. Sullo sfondo una possibile staffetta dell’auto con la Difesa

Stavolta Italia e Germania hanno deciso di avanzare compatte, nel nome di un’industria che l’Europa considera ancora strategica: l’auto. Il Green new deal, con i suoi target decisamente poco compresi dai costruttori, è sempre più in discussione. Anche perché la pressione aumenta. Le case del Vecchio continente, pressate sul fianco est dall’avanzata inesorabile delle auto elettriche cinesi, non sono in grado di fare a meno entro il 2035 dei motori ad alimentazione tradizionale, vale a dire benzina e diesel. Certo, l’elettrico è una strada da battere e il ricambio nelle flotte è un percorso ormai inevitabile. Ma non così veloce, perché le auto verdi continuano a costare ancora troppo per molti cittadini.

Per questo Roma e Berlino, che rappresentano due delle storiche industrie dell’auto nel Vecchio continente, continuano nella loro opera di moral suasion. Siamo a un punto di svolta: si apre una nuova fase per l’industria europea. Italia e Germania si presentano unite per chiedere alla Commissione un cambio di rotta sull’automotive, subito. Con responsabilità, pragmatismo e visione”, ha messo nero su bianco il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, commentando la lettera congiunta inviata dallo stesso Mimit e dal Ministero dell’Economia tedesco alla Commissione Ue, a sostegno di una visione condivisa per il futuro dell’industria automobilistica europea.

Il senso è chiaro: nessuno dice che le auto elettriche non debbano proliferare, anzi. Ma se il prezzo è la disintegrazione di un’industria e di migliaia di posti di lavoro, allora una riflessione va fatta. Per questo l’iniziativa, sottoscritta da Urso, insieme al ministro Katherina Reiche, fa seguito a un intenso confronto bilaterale avviato a giugno con un primo allineamento sul tema della decarbonizzazione delle flotte aziendali e, successivamente, con la definizione, a livello interministeriale, di una posizione condivisa in vista del dialogo strategico Ue sull’auto, che proprio l’iniziativa italiana ha attivato con il non paper presentato un anno fa. “Con una posizione comune e chiara indichiamo insieme la via per una transizione verde che sia davvero sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, superando le gabbie ideologiche del Green deal”.

Secondo il responsabile di Via Veneto, “ancora una volta, il dibattito europeo si è finalmente aperto grazie alla determinazione del governo italiano, che ha riportato al centro dell’agenda le esigenze concrete della nostra industria. Ora è il momento delle decisioni: mentre Bruxelles discute, la concorrenza globale corre. Non possiamo permetterci di restare fermi. L’Europa deve agire, e deve farlo subito”, ha concluso Urso. Più volte lo stesso Urso aveva ribadito il suo pensiero, non ultimo in occasione dell’Eco Festival, due settimane fa.

“Il costo dell’acquisto di una auto elettrica è ancora eccessivo per gran parte della nostra popolazione. L’indecisione dell’Ue nel rivedere le regole del green deal, nel renderlo più sostenibile e pragmatico, rallenta e ostacola le decisioni delle famiglie italiane ed europee circa il rinnovo dell’auto. Questo è uno dei punti delle nostre richieste all’Europa: consentire che ci sia questo cambio, per un’auto più sostenibile ecologicamente. Ci vuole pragmatismo, flessibilità, questo chiediamo all’Europa. La sfida è enorme: rinnovare e decarbonizzare il settore e farlo in maniera ragionevole”. Sullo sfondo rimane una possibile, ma non scontata, staffetta con il comparto della Difesa. Non sono pochi i costruttori che forniscono tecnologia e componenti meccaniche all’industria militare. Una sinergia, frutto di una sostanziale riconversione delle linee produttive che, con la crisi dell’auto, potrebbe anche rafforzarsi nel breve termine.


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