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Bruxelles e Roma alleate. Così gestiranno migrazioni e sicurezza

Il dibattito avviato da Ecr, che ha ospitato a Strasburgo Sara Kaleny, assume particolare rilievo perché arriva in un momento in cui il Parlamento europeo sta discutendo alcuni dossier centrali della nuova agenda migratoria: dai rimpatri, alla lista Ue dei Paesi terzi sicuri di cui l’italiano Ciriani è relatore

Un approccio pragmatico che vada oltre le ideologie. Questa la strada intrapresa dall’Italia sulla gestione delle migrazioni irregolari e che più volte è stata esplicitata dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vari appuntamenti internazionali. Sin dai primi Consigli europei nel triennio 2023-2025 i vertici dell’Ue e gli stessi Stati membri hanno ascoltato i rilievi italiani e, progressivamente, hanno operato una lenta ma costante conversione, come dimostrano tra le altre cose i viaggi “strutturati” in paesi chiave come Tunisia ed Egitto (presenti Meloni, Von der Leyen e Rutte) e il nuovo patto migrazioni-asilo che la commissione ha steso con all’interno una serie di riferimenti avanzati proprio da Roma.

IL MODELLO DI ROMA

Che il quadro europeo possa essere rafforzato dal merito delle politiche italiane è emerso anche in riferimento al controllo delle frontiere, alla partnership con paesi terzi, all’uso degli strumenti operativi per la gestione dei flussi e dei rimpatri. Una lettura politica e tecnica delle strategie messe in campo dall’Italia è stata fatta al Parlamento europeo di Strasburgo, con un focus ad hoc sull’approccio italiano. In questo momento l’Italia rappresenta “un modello pragmatico e capace di andare oltre le tradizionali contrapposizioni ideologiche europee”, ha detto nel suo intervento Sara Kelany, deputata responsabile nazionale Immigrazione di Fratelli d’Italia, che ha illustrato l’approccio italiano alla gestione dei flussi migratori. La conferenza dal titolo “Europe and Migration: The Italian Approach Transcending Ideologies” è stata organizzata dall’eurodeputato di Ecr Alessandro Ciriani in collaborazione con Charlie Weimers, copresidente dell’Ecr Migration Policy Group.

UE CHIAMA ITALIA

Secondo Ciriani “il patrimonio politico italiano sta entrando nel patrimonio politico europeo, le norme e i regolamenti che stanno avanzando per stringere le maglie dell’immigrazione sono adottate anche da governi che hanno colore politico differente”. In primis spicca l’elemento rappresentato dalla posizione geografica italiana che secondo Kelany è responsabile delle criticità che incombono sul nostro paese, e “a questo si aggiunge una cattiva gestione delle sinistre almeno negli ultimi quindici anni oltre all’incapacità, alla mancanza di volontà, di gestire la fase ascendente della formazione del diritto europeo in ambito migratorio. I nostri eurodeputati stanno portando qui in Europa le istanze fondamentali per garantire un impianto normativo più adeguato alle esigenze dell’Italia”.

Ma come si sta evolvendo l’approccio del governo italiano? Nicola Procaccini, copresidente del gruppo Ecr, ricorda che approccio del Governo italiano prevede di gestire e non più subire il fenomeno migratorio. “Questo approccio agevola anche l’immigrazione legale che può diventare, se ben gestita, anche un fattore di sviluppo per le nazioni”. Non solo in Italia, si tratta di un modello che può anche essere esportato fuori da confini nazionali, ricorda Carlo Fidanza, capodelegazione FdI al Parlamento europeo: “Il modello Meloni sta facendo strada in Europa, fatto di accordi con i paesi terzi per una maggiore cooperazione nel controllo dei flussi irregolari, lotta senza quartiere ai trafficanti di esseri umani e inasprimento delle norme interne”.

IL DATO POLITICO E LE NUOVE MAGGIORANZE

Il dibattito assume particolare rilievo perché arriva in un momento in cui il Parlamento europeo sta discutendo alcuni dossier centrali della nuova agenda migratoria: dai rimpatri, alla lista Ue dei Paesi terzi sicuri di cui Ciriani è relatore. Temi che incidono direttamente sulla gestione delle domande di asilo, sulla cooperazione con i Paesi di origine e transito e sulle politiche di sicurezza alle frontiere. È emerso inoltre che l’approccio italiano già metabolizzato dall’Europa sta facendo emergere nuovi equilibri politici: il riferimento è alle nuove maggioranze che nell’euroemiciclo potrebbero nuovamente formarsi su temi come l’immigrazione (dopo i casi del recentissimo passato).


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