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Più capitali (privati) per una Difesa d’avanguardia. Il caso Keen venture raccontato da Lacerenza

Keen venture partners ha appena portato a termine il primo closing da 150 milioni relativo al suo fondo dedicato alla tecnologia applicata alla Difesa. Un’operazione proiettata verso il futuro ispirata da una precisa convinzione. Il partner Giuseppe Lacerenza spiega quale

La Difesa europea è fatta di tante anime. Non bastano volontà politica e buona intenzioni, servono capitali da veicolare su investimenti mirati, a cominciare dalla tecnologia. Il tandem pubblico-privato, come sempre, può fornire un contributo decisamente poco banale. Si può leggere in quest’ottica l’ultima operazione di successo di Keen venture partners, società di venture capital con sede ad Amsterdam, la quale ha completato il primo closing della raccolta del suo nuovo fondo europeo per le tecnologie di difesa e sicurezza con oltre 150 milioni di euro di impegni.

Il fondo, lo European defence and security tech fund, lanciato a inizio anno e oggi il più grande fondo europeo di venture capital dedicato al Defence tech, è così pienamente operativo e investirà proprio in quell’ecosistema in cui startup e scaleup, sviluppano tecnologie per la difesa e la sicurezza nei Paesi europei della Nato. D’altronde, nel 2025, la Difesa si è affermata come il settore tecnologico in più rapida espansione in Europa: gli unicorni che sviluppano droni, software militari e tecnologie per la sicurezza hanno raccolto oltre 3,5 miliardi di euro solo nei primi mesi dell’anno, piazzando il comparto tra i tre più finanziati in assoluto, dietro a data center e Intelligenza Artificiale. Senza considerare che gli Stati membri della Ue mirano a mobilitare 800 miliardi di euro per aumentare la spesa per la difesa entro il 2030.

Tornando all’operazione targata Keen venture partners, il primo closing è stato reso possibile dall’impegno di privati ​​e investitori istituzionali con il fondo europeo per gli investimenti (Fei) e il fondo pensione Pme che hanno impegnato 40 milioni di euro ciascuno. Non è tutto. Quello di Keen venture partners è il primo fondo di venture capital europeo a ricevere un impegno dal Fei nell’ambito del suo nuovo Defence investment programme da 175 milioni di euro. Tra gli altri investitori figurano Tno, la più grande organizzazione olandese di ricerca applicata, con una profonda competenza nella difesa e nel deep tech, e Abn Amro, a testimonianza del forte sostegno da parte del più ampio ecosistema finanziario dei Paesi Bassi. Il veicolo così finanziato, si concentrerà su aree chiave del Defence tech, tra cui cybersecurity, sistemi autonomi, tecnologie di deterrenza e applicazioni spaziali.

Giuseppe Lacerenza, partner di Keen, ha raccontato a Formiche.net genesi e filosofia dell’operazione, dandone la cifra. “L’Europa ha il talento, la tecnologia e l’ambizione. Ciò che però mancava erano i capitali e l’accesso a clienti di lancio nel settore della difesa. Con il fondo stiamo colmando questo divario”, ha spiegato. “Il modo in cui si costruiscono le capacità militari sta cambiando. L’Ucraina ha mostrato che accanto alle piattaforme tradizionali, dagli aerei ai sistemi navali, oggi contano in modo decisivo anche tecnologie agili, dual-use e commerciali: sensori distribuiti, software, autonomia, droni, electronic warfare. Il valore operativo nasce dall’integrazione tra le due dimensioni, non dalla contrapposizione“.

Ora, “negli ultimi anni la filiera europea della difesa ha sofferto sotto-investimenti, frammentazione e una crescente dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti. Mettere insieme il cambiamento dei requisiti militari con la necessità di rafforzare l’autonomia industriale crea lo spazio per nuovi attori finanziari specializzati“, chiarisce Lacerenza. “In questo quadro i capitali privati hanno un ruolo decisivo. I governi continueranno naturalmente ad acquistare piattaforme e capacità. Ma per accelerare ricerca, sperimentazione e sviluppo tecnologico servono investitori che accettano il rischio, attraggono talento e portano una cultura dell’esecuzione più rapida. Non si tratta solo di abbassare i costi, ma di aumentare la qualità delle capacità e ridurne drasticamente i tempi di sviluppo”.

E il futuro. Lacerenza traccia una rotta. “Guardiamo con grande attenzione all’Italia, sia sul fronte degli investitori istituzionali sia su quello dei founder. Per gli investitori c’è l’opportunità concreta di sostenere la costruzione delle future capacità europee. Per i founder, siamo il partner che aiuta a trasformare un prototipo in un prodotto adottabile in un settore estremamente complesso. Il fondo è operativo e stiamo avanzando verso un secondo closing. Abbiamo un hard cap di 200 milioni: dopo il primo closing a 150 milioni abbiamo l’opportunità di aggiungere un ulteriore 50 nei prossimi mesi. Il dialogo con investitori istituzionali è molto positivo: percepiamo una crescente convinzione nel fatto che la sicurezza e la tecnologia non siano più temi rimandabili”.


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