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Vi spiego le sinergie sullo Spazio tra Italia e Usa. Parla Rau

Il Festival della cultura americana al Centro Studi Americani diventa il punto d’incontro tra scienza, istituzioni e nuove generazioni. La ricercatrice Gioia Rau, program director dell’Nsf, ha raccontato ad Airpress come la cooperazione internazionale stia ridisegnando l’esplorazione spaziale. Dalle missioni Nasa alle sinergie tra Italia e Stati Uniti, fino al ruolo dei giovani, emerge uno spazio che unisce ricerca avanzata, diplomazia e visioni condivise anche in tempi complessi  

Il Festival della cultura americana ha trasformato il Centro Studi Americani in un crocevia di dialoghi tra scienza, istituzioni e nuove generazioni. Dopo l’incontro mattutino con gli studenti, la ricercatrice Gioia Rau ha guidato nel pomeriggio una conversazione sullo spazio che ha unito visione scientifica ed esperienza internazionale. La sua traiettoria tra Italia, Nasa e oggi Nsf mostra quanto l’esplorazione spaziale sia ormai un territorio in cui cooperazione e ricerca avanzata si intrecciano con le scelte geopolitiche. Airpress l’ha intervistata per comprendere come le missioni, le tecnologie emergenti e la formazione dei giovani contribuiscano a ridefinire il ruolo delle società nello spazio. 

Come descriverebbe oggi la collaborazione tra Italia e Stati Uniti nel settore spaziale? Quali sono i punti di forza di questa relazione?

La collaborazione scientifica tra Italia e Stati Uniti è un elemento chiave, in particolare nel settore dello spazio. Sono orgogliosa di far parte dell’Italian scientist and scholar in North America foundation, una realtà che nasce proprio per collegare scienziate e scienziati tra America e Italia e creare ponti transatlantici di collaborazione. Nel campo dello spazio e della ricerca fisica le sinergie sono numerosissime. La collaborazione scientifica resta fondamentale per l’avanzamento della ricerca. Una delle mie responsabilità è sviluppare Mou che favoriscano il lavoro congiunto tra ricercatori negli Stati Uniti e in Italia anche nelle missioni di punta della Nasa, come il James Webb space telescope o il Nancy Grace roman space telescope, in lancio nel 2027. Si tratta di programmi assolutamente internazionali in cui l’Esa, e quindi anche l’Italia, hanno un ruolo enorme. Basti pensare al Dart (Double asteroid redirection test), strumento costruito dall’Italia. Le collaborazioni sono sempre più multinazionali e sempre meno affidate a un singolo Paese.

Quanto è importante che l’esplorazione spaziale resti un progetto condiviso a livello globale, soprattutto in un momento storico complesso?

Lo spazio ha già dimostrato di saper essere super partes rispetto alla geopolitica e a quello che succede nel mondo. L’esempio più evidente è la Stazione spaziale internazionale, dove astronauti russi, europei e americani hanno continuato a lavorare insieme nonostante tutto quello che è successo. Io vedo la scienza come uno strumento che aiuta a creare legami e collaborazioni, unendo invece di dividere.

Nel suo campo di ricerca, quali sono oggi le domande più affascinanti a cui si cerca di dare una risposta?

Lavoro su moltissime linee di ricerca. Uno dei miei progetti preferiti, di cui ho parlato anche oggi con gli studenti, riguarda la costruzione di un interferometro sulla superficie della Luna, cioè un sistema formato da più telescopi che operano insieme. Questo permetterà di osservare gli oggetti con una risoluzione angolare straordinaria, cento volte superiore a quella di Hubble. Un altro fronte riguarda le missioni future della Nasa. Dopo il Nancy Grace roman space telescope, sarà realizzata la prossima flagship mission, l’Habitable world observatory, che avrà l’obiettivo di osservare pianeti lontani per identificare biosignature, cioè tracce di possibile vita su esopianeti, ovvero pianeti al di fuori del nostro sistema solare.

Quali consigli darebbe ai giovani italiani che vogliono intraprendere una carriera nelle scienze spaziali?

Direi innanzitutto di espandere i propri orizzonti e non avere paura di fare esperienze all’estero. Sono un arricchimento enorme sul piano tecnico, scientifico e personale. Bisogna spingersi fuori dalla propria zona di comfort, trovare qualcosa che appassiona davvero e seguirlo con tutte le proprie forze anche nei momenti difficili. Una delle qualità più importanti, secondo me, è la resilienza.


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