È un progetto da 1 miliardo di dollari con cui Abu Dhabi intende promuovere lo sviluppo del continente grazie alla tecnologia. I Paesi africani ne hanno un gran bisogno: è grazie alle loro risorse che si può alimentare la fame di intelligenza artificiale, ma ciò che ricevono in cambio è ancora troppo poco
Un link capace di connettere il Golfo Persico a tutta l’Africa, oltre che un modo per rafforzare ancor di più il ruolo degli Emirati Arabi Uniti nella trasformazione digitale del continente. L’intenzione è stata manifestata in chiusura del G20 sudafricano, per bocca dello sceicco Khaled bin Mohamed bin Zayed Al Nahyan. L’AI for Development avrà una potenza di fuoco pari a 1 miliardo di dollari, un modo per confermare che “consideriamo l’intelligenza artificiale non solo un settore del futuro, ma anche una pietra angolare del futuro dell’umanità. Pertanto – dice lo sceicco – il mio paese sta accelerando attivamente l’innovazione per migliorare la produttività e promuovere progressi significativi nell’economia globale, con un forte impegno nello sviluppo di un’IA responsabile e inclusiva a vantaggio di tutti”.
A occuparsi del progetto sarà l’Abu Dhabi exports offices, una società che finanzia le esportazioni dell’Abu Dhabi fund for development (Adfd). Secondo il suo direttore, Mohamed Saif Al Suwaidi, “riflette la convinzione degli Emirati Arabi Uniti che l’IA sia una forza reale per promuovere una crescita equa e uno sviluppo sostenibile. Combinando tecnologia, finanziamenti e partnership, miriamo a sostenere i paesi in via di sviluppo nel superare le sfide della crescita e nel costruire una resilienza economica a lungo termine”.
Ci sono tanti settori in cui l’IA può rendersi protagonista: dalle infrastrutture all’agricoltura, dalla sanità all’educazione. E da decenni gli Emirati investono nei paesi africani, per una cifra complessiva che si aggira intorno ai 120 miliardi di dollari tra il 2020 e il 2024. Anno in cui, segnala Reuters, il commercio bilaterale è stato di 107 miliardi di dollari, in aumento di quasi un terzo rispetto all’anno prima. Ovviamente quella per l’Africa è una lotta geopolitica a cui partecipano altri grandi attori, a cominciare da Stati Uniti e Cina ovviamente.
















