Skip to main content

Vi spiego perché il Def gialloverde merita fiducia. La versione di Carelli

La reazione dei mercati alla nota di aggiornamento al Def gialloverde non è stato un armageddon, ma nemmeno rose e fiori. E sì, sono alte le probabilità che la Commissione Europea rispedisca al mittente una manovra che prevede su tre anni un rapporto deficit-Pil del 2,4%. Però, a sole 24 ore dall’esultanza (un po’ scomposta) del governo Conte per l’azzardo sulla legge di bilancio, è legittimo chiedere una pur timida apertura di credito. Ne è convinto Emilio Carelli, parlamentare pentastellato, a lungo direttore di Sky TG 24, che ospite alla trasmissione Stasera Italia su Rete 4 ha invitato stampa, opposizioni e scettici ad avere pazienza. “Ho visto decine di servizi che parlano di una catastrofe, evitiamo di fare sempre gli uccelli del malaugurio e diamo credito alla manovra” ­­ ha spiegato il giornalista in un dibattito con il deputato dem Roberto Giachetti e il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana  – “Come si fa a dire che i mercati sono spaventati se lo spread passa da 238 a 266”.

Dopotutto chi ha preceduto i gialloverdi alla guida del Paese, sostiene Carelli, ha le sue responsabilità e non può stracciarsi le vesti davanti a una variazione al Def: “Dopo dieci anni in cui i governi che ci hanno preceduto hanno adottato misure restrittive che hanno affossato l’economia noi cerchiamo di rilanciarla”. L’aumento del deficit è un male necessario per intervenire sulla vera emergenza: la povertà. Carelli non si spinge a proclami altisonanti come ha fatto il vicepremier Luigi Di Maio, che a pochi minuti dalla chiusura del Consiglio dei Ministri ha annunciato di aver “abolito la povertà”, ma difende punto per punto i cavalli di battaglia della manovra dalle critiche. “Dal governo Monti in poi è aumentato il divario fra ricchi e poveri, è scomparsa la solidarietà sociale, ci sono pensionati che sono costretti a cenare alla mensa della Caritas”.

Non sappiamo ancora il giudizio decisivo del ministro dell’Economia Giovanni Tria sulla nota annunciata da Palazzo Chigi. Difficile sia entusiasta, vista la strenua resistenza con cui fino all’ultimo ha cercato di portare a miti consigli i colleghi di governo. Sappiamo però il verdetto del suo predecessore a via XX Settembre: “Una manovra devastante, bocciata” sentenzia Pier Carlo Padoan in un servizio di Stasera Italia. Carelli non ci sta. Le urla dal balcone di piazza Colonna saranno anche un po’ insolite per una legge di bilancio, ma c’è più di un motivo per festeggiare, dice.

A cominciare dal reddito di cittadinanza. “Non è un premio ai fannulloni” precisa il parlamentare 5S, “ci saranno requisiti precisi, corsi di riqualificazione, utilizzeremo l’intelligenza artificiale per favorire il rilancio dei centri per l’impiego, saranno soldi ben spesi, che aumenteranno i consumi e di conseguenza la produzione”. Qualcuno (molti) vede nella tassa piatta nata nella pancia del centrodestra sia la grande sacrificata di questa manovra. Non Carelli, che invece si dice soddisfatto dell’“introduzione di una flat tax al 15% che viene estesa fino a 65000 euro per le partite iva”. Un passo avanti decisivo verso i più bisognosi – è convinto Carelli ­­– è la revisione della legge Fornero: “dal primo gennaio dell’anno prossimo le pensioni minime passeranno a 780 euro, permettendo alle famiglie in difficoltà di avere un po’ più di respiro”. Poi la stoccata al Pd: “Abbiamo previsto un miliardo e mezzo per i truffati dalle banche, prima di noi c’è chi in una notte ha trovato 20 miliardi per le banche che stavano fallendo”.



×

Iscriviti alla newsletter