L’ok della Casa Bianca alla conferenza è arrivato anche sul parterre dei partecipanti al vertice sulla Libia organizzato dall’Italia. Il nodo non era solo relativo al bon ton istituzionale, ma verteva anche sui “riverberi” siriani in Libia, sull’opportunità di ricominciare a tessere una tela di relazioni e accordi tra fazioni depurati da protagonismi e veti.
E, inoltre, sulla possibilità che l’Italia riesca a ritagliarsi un ruolo di cuscinetto: a metà strada tra la fretta francese e il risvegliarsi di tensioni che hanno portato alle violenze fatte registrare nelle ultime settimane.
ITALIA & LIBIA
Appuntamento a Palermo dal 12 al 13 novembre per provare a risolvere il puzzle libico: le intenzioni del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi sono incentrate a convogliare il tutto verso una ricomposizione il più possibile armonica. Meno conflitti e slogan, più attenzione alle sensibilità dei singoli e quindi alle pulsioni di fazioni, tribù e leader.
“Vogliamo trovare una soluzione comune, anche se ci saranno opinioni diverse sul tavolo”, ha detto Moavero, aggiungendo che l’obiettivo è quello di contribuire a ripristinare la pace in Libia e facilitare un processo politico inclusivo in vista delle possibili elezioni. In primo piano secondo il titolare della Farnesina la volontà di non imporre “scadenze ai libici, né compiti dettati”.
L’Italia è stata sin dall’inizio un sostenitore chiave del governo appoggiato dall’Onu di Fayez al-Sarraj a Tripoli, e sin dal suo insediamento lo stesso Moavero aveva sottolineato di voler mantenere un “dialogo attivo” con tutti gli attori presenti sul territorio.
Un passaggio sottolineato anche dalle parole dell’ambasciatore degli Stati Uniti a Roma Lewis M. Eisenberg: oggi ha detto che l’Italia riveste un “ruolo strategico” negli sforzi diplomatici per stabilizzare la Libia, aggiungendo di non sapere ancora se il presidente degli Stati Uniti Donald Trump prenderà parte alla conferenza. “Spero che lo faccia, ma non ho idea dei suoi piani e di dove possa apparire”.
OSPITI
Tra gli ospiti che interverranno, oltre agli “scontati” Al Serraj e Haftar, rispettivamente presidente del Consiglio presidenziale del governo di Accordo Nazionale della Libia e Capo di Stato Maggiore dal governo cirenaico di Tobruk, anche nomi di primo piano dell’Unione Europea (probabilmente lady Pesc Federica Mogherini), del governo turco, di quello egiziano e di quello russo.
Con Mosca è stato aperto un canale da Moavero direttamente con il suo pari Lavrov. Non si esclude che possa essere lo stesso ministro degli esteri russo a intervenire in Sicilia.
SCENARI
La buona riuscita del vertice è ovviamente propedeutica a mille altre considerazioni che si stanno intrecciando in Libia, a cominciare dal dossier energetico che vedrà proprio la Libia protagonista tra qualche giorno per finire alla nuova infrastrutturazione del Paese.
Bengasi infatti sarà teatro di Bieog2018, la conferenza internazionale su petrolio e gas dal 9 all’11 ottobre. Si tratta di un evento di rilievo che si concentrerà sulle nuove strategie da attuare (non solo in Libia, ma partendo dalla Libia) per lo scambio di esperienze scientifiche globali e in vista del ritorno degli investitori nel Paese.
Il riferimento è ai grandi player che potrebbero rappresentare l’anticamera di un nuovo inizio per il Paese. In questo senso si stanno, parallelamente, intensificando le iniziative per far precedere il tutto da opportunità nel campo universitario e tecnologico.
FERROVIA
È attesa nelle prossime settimane in Russia una delegazione libica per mettere a punto il progetto logistico per la nuova ferrovia: l’anticipazione è stata fatta trapelare dal ministro libanese dell’economia Nasir Shaglan che tre settimane fa ha discusso con Rzd i dettagli del progetto. Il viaggio a Mosca servirà alla delegazione di politici e tecnici per “riannodare un vecchio filo”.
Se in passato il rapporto era sfociato in lavori negli aeroporti, ha detto Shaglan, adesso in mancanza di aerei ci si accorderà sulle rotaie.
Secondo Alexander Misharin, vice ad delle ferrovie russe Rzd, ci sarebbe una condizione per riprendere la costruzione della ferrovia Sirte-Benghazi in Libia: ovvero che Tripoli si impegni a risarcire i costi derivati dalla sospensione del progetto nel 2011. La compagnia aveva firmato un accordo con il governo Gheddafi nel 2008, ma il progetto fu poi messo in stand by a seguito della rivolta nel 2011.
QUI PARIGI
Intanto Parigi annuncia l’intenzione di riaprire la propria ambasciata a Tripoli. Lo fa per voce dell’ambasciatrice francese in Libia, Béatrice du Hellen, in occasione di un incontro con il vicepresidente del Consiglio presidenziale, Ahmed Maiteeq. Du Hallen ha ribadito il sostegno del suo Paese al Consiglio presidenziale, sottolineando l’importanza di continuare la cooperazione per sviluppare le relazioni tra i due paesi.
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