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“Sarò l’unico militare al tavolo delle trattative”. Le condizioni di Haftar per Palermo

libia, social, haftar

Sul fronte libico, mentre Tripoli aspetta, avvolta ancora dai fumosi contorni di caos e macerie, l’Italia si muove con la cognizione di causa di chi è consapevole di aver trovato la chiave giusta per arrivare ad una soluzione della crisi. La pacificazione della regione, inevitabilmente, passa anche dai compromessi, dalle strette di mano e dagli accordi che, in un modo o nell’altro, riescono a tracciare una linea di confine e a stringere le parti sotto l’ala dell’agognata stabilizzazione. E, a meno di quindici giorni dalla conferenza di Palermo, Roma, con un colpo da cento punti si è assicurata la presenza di Khalifa Haftar che, al contrario, negli ultimi tempi ci aveva abituati ai suoi repentini campi di posizione su una sua eventuale presenza all’incontro programmatico.

Ma qual è la ragione alla base della decisione di Haftar? Da quello che trapela dopo l’incontro di ieri a Palazzo Chigi tra il generale e Giuseppe Conte, le condizioni sarebbero state chiare: essere l’unico militare al tavolo delle trattative. E se appare indubbio che l’uomo forte della Cirenaica voglia, in questo modo, assicurarsi pari dignità rispetto al governo internazionalmente riconosciuto di Fayez al Serraj, allo stesso tempo, secondo quanto afferma una fonte informata sui fatti a Formiche.net, “certamente così facendo Haftar conquisterebbe il riconoscimento di essere l’unico interlocutore militare libico. E quindi l’unico in grado di usare la forza”.

Il  generale della Cirenaica ha dalla sua parte l’Esercito nazionale libico (Lna), organizzazione militare fondata per contrastare i miliziani islamisti e che di fatto, da Bengasi, controlla tutto l’est del Paese. Una posizione strategica di forza che, in questo momento, con l’esclusività posta dalla sua condizione, lo pone vantaggio rispetto a al Sarraj, che però, rimane comunque l’unico ad avere l’appoggio delle Nazioni Unite. Ad oggi, inoltre, Haftar, può vantare il sostegno della Russia, dell’Egitto e dell’Arabia Saudita (attori risultati fondamentali anche nell’opera di convincimento del generale a partecipare alla conferenza), assumendo, in questo modo, un ruolo di maggiore forza nel panorama internazionale.

Di conseguenza, è anche per questo motivo che, nel momento stesso in cui si è reso conto di voler effettivamente presenziare all’incontro di novembre, Haftar ha ritenuto necessario fare un passo indietro anche sul dossier riguardante Giuseppe Perrone. L’ambasciatore italiano in Libia era rientrato in Italia quest’estate per motivi di sicurezza, dopo le controversie scaturite da alcune sue dichiarazioni rilasciate alla televisione libica.

Nel giorno della sua visita della capitale italiana, infatti, Haftar ha riaperto le porte al diplomatico, sottolineando, anche se indirettamente, la sua disponibilità a sotterrare “l’ascia di guerra” e mostrando stima e fiducia nel suo operato. Una nuova linea, dunque, che riabilita la figura dell’ambasciatore ma che porta con sé delle inevitabili ulteriori condizioni: “Equilibrio nei rapporti con la Libia, che sia Ovest, Est o Sud. Ricordate inoltre che il gas che vi porta Eni viene dal Sud e dell’Est questo è un aspetto da tenere ben presente. Gli interlocutori energetici di Eni sono Bengasi e Sebha, Tripoli è solo una stazione di servizio”, ha sottolineato in un’intervista alla Stampa al Saidi, parlamentare libico molto vicino all’uomo forte della Cirenaica che si è fatto carico di farsi portavoce delle parole del generale.

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