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Tutte le ansie per le prime perforazioni turche a caccia di gas

gas

Non c’è solo Cipro a temere che le perforazioni avviate da Ankara nel Mediterraneo orientale, a caccia di gas, possano sconvolgere gli equilibri legati al dossier idrocarburi in due quadranti strategici come quello meriodientale e quello euromediterraneo. Anche Il Cairo guarda con estrema attenzione alle mosse turche.

Il piano dell’Egitto di costruire un gasdotto con Cipro potrebbe risentire della fuga in avanti di Ankara che si è dotata di un nuovo mezzo per cercare gas nei pressi della Zee cipriota.

QUI ANKARA

Qualora la Turchia dovesse riuscire a bloccare il processo di produzione o esplorazione cipriota, ecco che il primo allarme suonerebbe al Cairo dove è attiva ormai da tempo la task force per fare dell’Egitto il principale hub-gas del Mediterraneo. Certo, l’Egitto ha già raggiunto l’autosufficienza in seguito alla scoperta delle riserve di gas nel 2015 e si trova in una posizione di forza grazie al nuovo “quadrumvirato del gas” composto con Israele, Grecia e Cipro. Ma comunque le mosse di Ankara preoccupano non poco.

Lo scorso 7 novembre la nave turca Fatih ha avviato le indagini nel Mediterraneo orientale, con a cornice la precisazione del ministro turco dell’Energia Fatih Donmez, secondo cui le forze navali turche avrebbero intrapreso tutti i passi necessari in caso di intralcio al lavoro della nave. Come dire che potrebbe replicarsi lo schema andato in scena lo scorsa febbraio, quando le fregate turche bloccarono sia la nave Saipem dell’Eni sia quella della Exxon. In quest’ultimo caso però poi sopraggiunse in quel fazzoletto di acque la Sesta Flotta Usa.

QUI WASHINGTON

La replica arriva dal Dipartimento di Stato americano, secondo cui Washington “scoraggia le azioni o la retorica che aumentano le tensioni nella regione”. Aggiungendo che la politica degli Stati Uniti nella Zee di Cipro non è cambiata: “Gli Stati Uniti riconoscono il diritto della Repubblica di Cipro a sviluppare le sue risorse nella Zee”.

Proprio il ruolo di Washington è considerato altamente significativo in quanto tocca anche altri versanti (paralleli) dei rapporti bilaterali: un fronte, quello della cooperazione tra Usa e Egitto che sta trovando solidi risultati in una serie di iniziative in loco legate a business e imprese, come dimostra il progetto “Startup Egypt 2019”, promosso dall’ambasciata americana al Cairo e da Injaz Egypt per costruire uno dei più grandi canali imprenditoriali del paese, rivolto a laureati tra i 21 ei 30 anni.

QUI IL CAIRO

Il Cairo ha dalla sua i trattati e gli accordi siglati. Lo scorso 19 settembre infatti ha firmato un accordo con Cipro per collegare il giacimento di gas Afrodite con gli impianti di liquefazione dell’Egitto. L’obiettivo è la creazione di un hub regionale per il gas e il petrolio che sarà operativo dal 2022 con una capacità di 19,8 milioni di metri cubi.

Il ministero egiziano del Petrolio comunque getta acqua sul fuoco, rivelando di non essere preoccupato per le azioni della Turchia nel Mediterraneo orientale perché Il Cairo opera nel quadro degli accordi di demarcazione conclusi con Cipro e la Grecia. Ma resta alta la tensione per via del fuoco incrociato tra minacce e azioni che esulano dai trattati internazionali che il Presidente turco Erdogan mette in dubbio periodicamente.

QUI CIPRO

Ma se al Cairo comunque si tenta di non dare apparentemente troppa importanza alle mosse turche, ecco che a Nicosia la situazione è diametralmente opposta. Il portavoce del governo cipriota, Prodromos Prodromou, ha smentito le ricostruzioni apparse sulla stampa circa un accordo segreto raggiunto tra il presidente Nicos Anastasiades e il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu per deviare un gasdotto in Turchia in cambio di una soluzione del problema di Cipro.

Alcuni media turchi negli ultimi giorni avevano ipotizzato che la Turchia accettase di non interferire con le trivellazioni offshore di Cipro, ma le immagini della nave Fatih dello scorso 7 novembre sembrano smentire queste indiscrezioni.

La Turchia ha ripetutamente minacciato di impedire ai greco-ciprioti di sfruttare “unilateralmente” il loro gas naturale offshore, sostenendo che le risorse di idrocarburi appartengono a entrambe le comunità dell’isola.

QUI EXXON

Intanto si delineano i contorni delle operazioni targate Exxon nella Zee cipriota: le perforazioni saranno avviate a brevissimo e dovrebbero durare circa due mesi, toccando quota due chilometri verso il fondo. Dopo aver completato la perforazione in zona Delphine, la piattaforma di perforazione Exxon si sposterà sui giacimenti “Glafkos” o “Anthea”.

Un passaggio che è il frutto di un lavoro preparatorio lungo sei mesi. Inoltre uno staff composto in loco da 10 persone (tra geologi) e ingegneri pochi giorni fa sono stati trasferiti a bordo della nave Stena Ice Max, presente nelle acque di Cipro già da domenica scorsa, pronti ad avviare le indagini nel blocco 10.

twitter@FDepalo


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