Ieri sera, il chairman della Federal Reserve, Jerome Powell, è stato ospitato per una “cena informale” alla Casa Bianca, insieme al suo vice e al segretario al Tesoro. È la prima volta da quando Powell è stato nominato – nel febbraio scorso – alla guida della banca sovrana americana che incontra faccia a faccia il presidente Donald Trump, anche se tra i due i contatti sono continui e nel corso del tempo non sono mancate le polemiche.
Che l’incontro, durato 90 minuti, abbia un certo genere di valore, lo conferma uno statement ufficiale diffuso dalla Fed, in cui si sottolinea che tutte le decisioni prese da Powell e dal board dell’istituto sono assolutamente “nonpolitical“. Ed è una sottolineatura che sarebbe non richiesta al di fuori del contesto attuale, che invece Powell ha voluto rimarcare più volte negli ultimi mesi (la politica monetaria non tiene conto delle opinioni del presidente, dice il governatore).
Prendiamo l’ultima, diffusa la scorsa settimana: la decisione di non alzare i tassi di interesse bloccando un trend preso negli ultimi sei mesi. La Fed rivendica di aver preso la decisione autonomamente, seguendo analisi e indirizzi basati sulla situazione reale. Così sarà, però quell’inversione di rotta era ciò che il presidente Trump chiedeva come aiuto, stimolo alla fase di rincorsa economica.
L’ultima volta che la Fed – tramite il suo braccio operativo, il Fomc – aveva deciso di alzare i tassi di interesse era dicembre 2018, e i media americani segnalavano, tramite i soliti insider, un presidente Trump piuttosto alterato dalla decisione; è una politica “da matti” quella di alzare i tassi, diceva Trump pubblicamente. I suoi consigli, o meglio le sue indicazioni, erano passati inascoltati, e per questo giravano voci consistenti su una delle classiche idee bombastiche del presidente: licenziare Powell, perché faceva troppo di testa sua (nota: è stato lo stesso Trump ad affidare l’incarico a Powell in sostituzione di Janet Yellen, nominata dall’amministrazione precedente).
La scelta di lasciare i tassi fermi, annunciata insieme a un previsionale futuro in cui non è stata indicata apertamente la continuazione della politica di rialzo, ha però degradato le polemiche, tanto che Trump ha scelto questo momento per l’invito alla Casa Bianca e l’incontro personale con il governatore – dopo che da tempo i suoi collaboratori suggerivano un incontro per alleviare le tensioni. Un’occasione per “discutere dei recenti sviluppi economici e delle prospettive di crescita, occupazione e inflazione”, dice la Fed nel suo comunicato stampa: s’è parlato di economia, non di politiche.
“Faremo sempre quello che pensiamo sia la cosa giusta”, aveva detto Powell in conferenza stampa a gennaio, dopo l’ultimo incontro del comitato politico della Fed. “Non prenderemo mai in considerazione questioni politiche o le discuteremo come parte del nostro lavoro. Facciamo errori, ma non commetteremo errori di carattere o integrità. E vorrei che il pubblico lo sapesse, e vorrei che lo vedessero nelle nostre azioni”. Ieri la Fed ha sottolineato anche che l’incontro è coerente con le dichiarazioni fatte ultimamente da Powell.