Sanremo 2019: Come ogni anno mi ritrovo per cinque giorni davanti alla TV attonita e in controtendenza a quello che dicono, (specie per questa edizione), quasi 10milioni di italiani.
Provo a raccontarvi il mio punto di vista per step, vediamo se ho davvero tutti i torti…
Primo, parlo di musica.
Mahmood era l’unico che poteva vincere. Perchè? Perchè è stato l’unico che ha fatto ballare, l’unico che ci ha fatto divertire con ritmo seppur con un testo sociale e impegnato.
Altro testo testo sociale e impegnato, canzone che meritava di più, era sicuramente quella di Daniele Silvestri (sesto) con il rapper Rancore. In un Festival di uomini, con solo 5 donne (Loredana Berté, Arisa, Paola Turci, Patty Pravo, Anna Tatangelo e Federica Carta in coppia con Shade) dove ci sono stati soli, o prevalentemente, duetti, non poteva che brillare un personaggio fuori le righe. Così come si è pensato per un pò di portare su in alto in classifica Achille Lauro con il suo pezzo “Rolls Royce”…!
D’accordo, io sono di parte. Da sempre amo Fabri Fibra (la sua canzone Panico è il mio mantra), e Mahmood aveva collaborato più volte con Fabri Fibra, ad esempio nella canzone “Luna”, e poi l’avevo visto nella interpretazione del Dopofestival di Via con me di Paolo Conte… L’avete vista? Spiazzante…
Insomma meritava Mahmood, così come Ultimo che però ha cantato un bel testo, ma parole d’amore e non proprio originali.
In questo Sanremo 2019 erano (quasi) tutti duetti, erano (quasi) tutti duetti ottenuti dal connubio di un melodico/pop ed un rapper, erano (quasi) tutte canzoni d’amore, erano (quasi) tutte canzoni tristi, erano (quasi) tutte canzoni banali. Può bastare?
Secondo, parlo di moda.
Mi dispiace, ma si è vista davvero poco bellezza! Vorrei consigliare un look maker ad Arisa, che oltre a non esser stata graziata da madre natura sceglie dei look improbabili che esaltano i suoi difetti, nascondono i pregi, rendendola volgare, sciatta e fintamente “disordinata” con quel taglio di capelli che meriterebbe una causa al suo hair stylist per danno d’immagine. Ma come ha fatto ad impegnarsi così tanto per renderla così brutta? E poi mi sorge un dubbio, fosse lo stesso hair stylist di Giorgia? Anche lei poverina (ma almeno ha dalla sua bei lineamenti che ingentiliscono comunque il volto), massacrata da quel taglio cortissimo, sfilettato e scapigliato…mah!
Soprassediamo sulle mise di Patty Pravo nelle prime serate, che finalmente ha ritrovato il suo stile iconico (che ci ha fatto sognare per decenni) solo nell’ultimo look della serata conclusiva del Festival.
Paola Turci non sbaglia un colpo ma, si sà, non rischia (ha lo stesso look da decenni) e la sua bellezza austera le può permettere tutto.
Una nuova Anna Tatangelo, che ha tentato di portare sul palco una nuova immagine, di donna e di professionista, con un taglio netto al passato (nonostante nelle interviste dichiari che “non rinnega nulla”). Ovviamente non sto parlando della seconda serata dove ha indossato un abito mini ma mini veramente con una spalla scesa in un verde smeraldo maculato firmato Saint Lauren (sul quale non voglio aggiungere altro…).
Loredana Berté, vestita da Gianluca Saitto, designer intelligente che ha saputo interpretare il caratteraccio dell’artista assecondandolo senza ingentilirlo in falsi formalismi.
E che dire della conduttrice? Non posso che urlare PECCATO!
Sì, vestire in quel modo Virginia Raffaele è stato un insulto alla sua bellezza. Perché tanto timore di rischiare con un pò di creatività? Una donna così bella, che assomiglia per giunta all’icona sexy Belen con uno stacco di gamba di 10cm in più, un espressività ed un eleganza innata che farebbero scomparire non solo l’argentina che non ha tutti questi numeri dalla sua parte, ma la più sexy modella su qualsiasi red carpet internazionale! Sì, PECCATO.
Riferendomi al banale total black (lo scrivevo già per Sanremo 2014) commentavo sui social il 7 febbraio <<Scusate quando finisce il lutto per #VirginiaRaffaele…? Le gradazioni del nero le avrà terminate per domani? Magari con un po’ di design e creatività onorerà la sua bellezza nelle prossime serate o #Armani ha deciso di seppellirla?>>. Poi Virginia Raffaele ha raggiunto veramente il massimo nel look della seconda serata con l’abito firmato Schiaparelli glietterato e con spalline alla Star Treck e nastro pluricolorato che fuoriusciva senza senso dai profili, inquietante! E come se non bastasse nella terza serata la banalità di “una manica sì ed una manica no” (50anni fa non faceva già più tendenza…). Insomma per i look di Virginia Raffaele una sola parola: banalità, banalità, banalità. Per i look della seconda serata Sanremese non commento il lungo abito nero con cuoricino trafitto in swarosky (sempre Schiapparelli Couture) e quello alla Audrey stile tutù ballerina con mille pois.
E pensare che con la sua bellezza avrebbe potuto osare davvero qualsiasi cosa!
Vogliamo commentare il cortissimo abito bianco di Gianbattista Valli o peggio, sempre dello stesso stilista, quello lunghissimo sempre bianco, identico all’abito icona (ripreso miliardi di volte la scena della gonna alzata dal vento sulle feritoie) indossato da Marilyn Monroe nel film Quando la moglie è in vacanza, (per chi non lo sapesse abito di un film del 1955 = 64 anni fa…!), che novità stilistica!
E poi avrei sfoggiato di più un bel pantalone, come il look di Alessandra Amoroso ospite a Sanremo, esaltando le magre e lunghe gambe, giocando con un pò di ironia e magari mischiando un bel bustier con pantalone sovrastato da gonna a corolla (come va di moda da tanto tempo). Lei l’avrebbe interpretato a perfezione!
Va bene soprassediamo, forse la bellezza di Virginia Raffaele ha destabilizzato gli stilisti.
Terzo, parlo di ironia.
Non posso che ripetermi. Anche qui avrei dato ampio spazio a Virginia Raffaele, alla sua bravura nelle imitazioni e non solo, alla sua comicità e capacità attoriale. E’ stato decisamente poco, ma memorabile e significativo, il medley. (Quasi) unica grande prestazione che le ha regalato il successo che si merita.
Per il resto, la canzone italiana è triste, si sa, le canzoni di Baglioni sono tristi (anche se meravigliose) e l’animo della comicità nasce dalla tristezza quindi, il fil rouge, non poteva che essere TRISTEZZA.
Quarto, parlo di successo. Allora perché questa edizione di Sanremo 2019 ha coinvolto, conquistato e convinto quasi 10milioni di italiani?
La prima ragione è stata una scelta molto “furba” della Direzione di Baglioni, di svoltare verso i giovani invitando praticamente tutti i rapper usciti ultimamente dai vari contest. Gli “anziani” (intendo professionalmente non anagraficamente) pure hanno duettato sempre con rapper per attualizzare un pò il sound, quindi la varietà, l’originalità, non c’è stata. Baglioni ha fatto esperienza dai vincitori di Sanremo 2018 Ermal Meta e Fabrizio Moro, Sanremo 2017 con Francesco Gabbani, replicandosi addirittura pure con gli ospiti in un parterre che celebrava Rocco Hunt a Fabio Rovazzi…
Va bene, almeno non c’è stato il cattivo gusto delle tette in primo piano di cui scrivevo qui per Sanremo 2016, nè il fashion glamour di Michelle Hunziker dello scorso Sanremo 2018, ma è stato spettacolo, ed ora, dopo queste maratone televisive possiamo concederci un pò di relax e tornare placidamente alla lettura di un buon libro o alla visione di qualche bel film, almeno fino alla prossima edizione!
Quinto, corsi e ricorsi storici, non solo per i Fashion trends.
Come cover ho messo una foto mia, Fabiola Cinque, con Francesca Dallapè vestita in BLU Balestra in occasione del “Premio della Moda per lo Sport” al Circolo AQUANIENE, a proposito di Fashion trends al Festival di Sanremo 2019. Qui le piume e il look di Alessandra Amoroso ospite a Sanremo69 mi hanno ricordato, a 8 anni di distanza (era il 2011) cosa Renato Balestra aveva studiato per la bellissima tuffatrice pluri campionessa.