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Così Draghi sta caricando un nuovo bazooka per le banche italiane

Mario Draghi continuerà a rimanere mr Europa, anche nell’ultimo anno del suo mandato (in scadenza a ottobre). Il governatore della Bce sta semplicemente mantenendo le promesse e di questi tempi non è poco. E cioè che la Banca centrale continuerà a sostenere il sistema economico del Vecchio continente, attraverso la concessione di prestiti a medio e lungo termine. Esattamente come preannunciato lo scorso settembre (qui l’articolo di Formiche.net) il Qe, meglio conosciuto come, bazooka, non è dunque morto e sepolto, ma vivo e vegeto, solo che ha altre sembianze. Ma la missione è sempre quella, aiutare tutte quelle piccole e medie banche, soprattutto italiane e spagnole, che non riescono a dotarsi della sufficiente liquidità per rispettare i parametri di Basilea, né sul mercato interbancario né sul retail, attraverso l’emissione di bond dietro prestito di denaro.

Giovedì il board della Bce si riunirà per esaminare la possibilità di una nuova tranche di finanziamenti per tenere in piedi il sistema e garantire la liquidità alle banche. Sul tavolo della Bce c’è una nuova bordata di Ltro a tassi agevolati. In pratica si tratta di un’asta di liquidità in cui la Banca centrale concede un prestito alle banche richiedenti, della durata di 3 anni e con un tasso di interesse pari alla media del tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale calcolata nel periodo dell’operazione stessa. In cambio la Bce riceve dalle banche una garanzia sul prestito, detta collaterale.

C’è da dire che ad oggi i finanziamenti Ltro e Tltro rappresentano il grosso del funding bancario, vale a dire della ricerca di liquidità. Per questo l’obiettivo della Bce, come fatto notare anche dagli analisti di Unicredit, è quello di costruire dal prossimo aprile un ponte verso una fase congiunturale in cui gli istituti saranno molto meno dipendenti dai finanziamenti Bce. L’erogazione di nuovi prestiti al sistema però non è l’unica mossa strutturale al vaglio del board dell’Eurotower. Draghi sa fin troppo bene che le prospettive economiche in Ue sono in peggioramento e anche per questo, sempre giovedì, il Pil dell’Eurozona verrà rivisto per la terza volta. Cifre di cui Francoforte non può non tener conto e anche per questo è assai probabile un ulteriore slittamento dell’innalzamento dei tassi, il primo dopo anni di ribasso. La Bce dunque mira a tenere il costo del denaro basso, almeno ancora per un po’.

Se tutte queste indicazioni non verranno disattese, Draghi avrà mantenuto la promessa. “In linea con quanto deciso a Riga di ridurre il ritmo degli acquisti netti di titoli a 15 miliardi di euro a partire da ottobre sino alla fine dell’anno a questi punto prevediamo che, a condizione dei dati in arrivo che confermino le nostre previsioni a medio termine dell’inflazione, cesseremo gli acquisti (di titoli pubblici, ndr). Ma questo non significa che la nostra politica monetaria cesserà di essere accomodante”. E così è, per ora.


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