Non si è ancora risolta la disputa sulla fornitura degli S-400 dalla Russia alla Turchia, che è già pronta la seconda puntata. Le relazioni fra Turchia da una parte e Usa e Nato dall’altra sono molto tese e Ankara sta cercando di prendere tempo per dimostrare a Bruxelles che il sistema missilistico di difesa fornito da Mosca non interferisce né è in contrasto con un sistema di attacco dell’Alleanza Atlantica.
Ma gli Stati Uniti non sono affatto d’accordo e hanno detto chiaramente che la fornitura di F-35 alla Mezzaluna, che dovrebbe produrne anche alcune componenti, per il momento è sospeso e rischia di rimanerlo sine die.
Mosca ha colto fin troppo bene il momento di grande difficoltà attraversato dalla Nato con la Mezzaluna e, per ampliare la sua sfera di influenza, ha deciso di giocare d’azzardo. Come anticipato da Formiche.net nei giorni scorsi, quello che prima era solo un rumor, si sta trasformando in una eventualità sempre più concreta.
La Russia infatti ha segnalato la sua disponibilità a vendere aerei da guerra alla Turchia nel caso in cui gli Usa dovessero davvero decidere di tagliarla fuori dall’affare F-35. Alezander Mikheev, capo dell’organizzazione di Stato che gestisce l’intero export di servizi e tecnologie belliche, ha detto che la Russia è pronta a discutere questa possibilità. “Se la Turchia dovese chiederci un consulto – ha detto – noi saremmo pronti ad avviare tutti i canali per realizzarlo”.
La mossa di Washington, che a fine marzo ha congelato la consegna dei caccia alla Turchia, insomma, rischia di ritorcersi contro. E quell’alleato, un tempo fedele e strategico, si è trasformato in uno bizzoso fino a finire fuori controllo. A oggi, la Turchia ha ricevuto quattro F-35, che si trovano nella base Nato di Malatya, con i piloti turchi che stanno ricevendo tutto il training necessario.
La situazione, però, non può durare a lungo. A esserne convinto sembra soprattutto il ministro della Difesa, Hulusi Akar, che proprio ieri, parlando della questione F-35 ha commentato dicendo che se gli Usa continueranno con il blocco, è pronto un piano B. Subito dopo ha aggiunto che la Turchia ha una pianificazione sul breve e sul lungo termine.
È proprio quel lungo termine, a preoccupare. La possibilità che, non ottenendo quello che vuole al momento, ossia la coesistenza, sul proprio territorio di un sistema di difesa missilistico russo e fighter americani, la Turchia scelga di acquistare da Mosca anche gli aerei da guerra.
Un vero e proprio Risiko, dove Ankara però rischia più di quello che si possa pensare. Gli Stati Uniti, dopo aver fallito con la strada della diplomazia, potrebbero provare con quella dell’economia. L’ultimo scontro diretto fra il presidente Trump e quello turco Erdogan è costata alla Mezzaluna la svalutazione della sua moneta del 30% e al presidente un risultato deludente alle ultime elezioni amministrative. Segno che, nel volere dialogare sia con Washington sia con Mosca, Ankara deve stare molto attenta a come gioca le proprie carte.