Le Forze armate hanno bisogno di soldi, di investimenti certi. Non è una novità, ma ogni occasione è utile per sollecitare la politica a una maggiore attenzione. È accaduto anche alla festa per il 158° anniversario della costituzione dell’Esercito dove sia il capo di Stato maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, che quello dell’Esercito, Salvatore Farina, hanno sollecitato più fondi e il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, è d’accordo su “più ragionevoli livelli di finanziamento”.
Il generale Vecciarelli ha insistito su “risorse necessarie” per uno “sviluppo coerente”, mezzi indispensabili per “agire in modo efficace e integrato” potendo contare su strumenti “performanti e ad alta tecnologia”. Il generale Farina è andato oltre, auspicando investimenti “a breve” su due fronti: è “vitale” un intervento straordinario a favore dell’Esercito finalizzato a sistemi d’arma e alle infrastrutture e anche norme per favorire un adeguamento del personale visto che i sottufficiali in media hanno 45 anni e c’è quindi bisogno di forze fresche. Farina ha chiesto un aumento di 10mila unità di volontari in ferma prefissata, al ritmo di mille l’anno per 10 anni, per salire dagli 89.400 militari fissati dalla legge del 2012 a 99mila. Il turn over costante e le 18mila unità impiegate ogni giorno in missioni in Italia e all’estero o in prontezza operativa renderebbero indispensabile un adeguamento.
L’Esercito, che non ha goduto negli anni scorsi di provvedimenti ad hoc come la legge navale per la Marina e il programma F35 per l’Aeronautica, vorrebbe vedere concretizzati alcuni programmi senza i quali, ha detto Farina, è a rischio l’interoperabilità con le altre forze armate italiane e alleate: il sistema Soldato sicuro che consente più protezione individuale e più capacità operativa; la Blindo Centauro II; l’ammodernamento dei carri armati; il blindato medio Freccia; gli elicotteri Nees (esplorazione e scorta) e Luh (Light Utility Helicopter); il Vtml2, versione aggiornata del Lince. Allo stesso tempo, è urgente ammodernare le caserme.
Il ministro Trenta è stata chiara nel dire che “la politica deve riflettere sulla Difesa: servono nuovi e più ragionevoli livelli di finanziamento”. Nel rilevare che si tratta di professionisti “che sanno combattere se e quando necessario” e sanno anche essere diplomatici e persuasivi, si deve lavorare in una sempre maggiore ottica interforze e l’Esercito dovrà essere “sempre più duttile, flessibile e resiliente”, obiettivo possibile con maggiori risorse. Linea che sembra analoga a quella della Lega: nei giorni scorsi, nel pieno delle polemiche con il Movimento 5 stelle, Matteo Salvini aveva detto che se la Lega “avesse il ministero della Difesa, investirebbe di più” per le Forze armate sia “per rimanere al passo degli alleati” sia perché tagliando le spese militari “si tagliano posti di lavoro alle nostre aziende”. In precedenza, più volte il sottosegretario leghista alla Difesa, Raffaele Volpi, aveva insistito su concetti analoghi. Nello stesso tempo, il ministro dovrà convincere il Movimento che sulle Forze armate finora ha avuto posizioni diverse.
Con la Lega, invece, restano opinioni diverse sulla leva: Salvini ha più volte ipotizzato il ripristino di un periodo di naja, ma il ministro l’ha definita “un’esperienza positiva del passato” mentre oggi “non possiamo fare a meno della professionalità e duttilità di un Esercito di volontari e di professionisti”.