Una leggera crescita nel primo trimestre non spazza via le nubi sul futuro (politico e geopolitico) della Germania, attesa da un altro appuntamento elettorale significativo, dopo quelli amministrativi dello scorso autunno che hanno decretato la fine della Cdu a guida Merkel.
Le prossime europee potrebbero accelerare un trend ormai imboccato, con Annegret Kramp-Karrembauer (Akk) desiderosa di dare fiato governativo al suo nuovo ruolo. Sullo sfondo le reazioni di pancia dell’elettorato che hanno premiato Verdi e sovranisti di Afd, mentre all’esterno c’è da giocare la doppia partita del dieselgate e del gasdotto Nord Stream 2.
QUI BERLINO
La Germania torna a crescere: i dati del cosiddetto Pil destagionalizzato fanno segnare un più 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2018, dopo la stagnazione di fine 2018. In generale la crescita su base annua è data allo 0,7%, ben al di sotto del trend di dodici mesi fa quando il Pil poteva vantare un incoraggiante più 2% nel primo trimestre.
Dati che piombano sulla Grosse Koalition appesantita dal dibattito che nel paese prende corpo ormai da un semestre sul futuro politico, nel primo anno post-Merkel, dopo il suo passo indietro dalla guida della Cdu in favore di Akk.
Il bivio che analisti e commentatori vedono è quello tra una leadership cristallizzata all’ombra della Cancelliera, parallela al desiderio di chiudere un’era geologica. Akk non vuole “volontariamente” avviare la sostituzione della Cancelliera. Anche il vecchio sodale, Horst Seehofer, umiliato più volte dall’alleata, recentemente la loda nuovamente come “la migliore”. Questa donna non può essere messa da parte, recita lo zoccolo duro del partito, perché – dicono – il solo tentativo di farlo distruggerebbe la Cdu per sempre.
QUI GROKO
Ma i Verdi al 20% e i sovranisti di Afd al 10% spingono per un cambio di stagione (accanto alla crisi dei socialdemocratici). Nelle ultime settimane la Cancelliera ha evitato alcuni luoghi sociali, come piazze e mercati, in occasione della campagna elettorale per le elezioni europee. Inoltre nessuno dei partner in coalizione al governo mostra la volontà di fare un vero compromesso, temendo un contraccolpo nelle urne. Temi primari come le emissioni di CO2, le nuove norme restringenti sull’inquinamento e le strategie economiche, sono lontane da avere risposte certe.
Nonostante quella leggera ripresa di Pil, le previsioni si mantengono su un trend legato al calo, con l’industria automobilistica in tensione per il caso diesel gate e le frizioni internazionali legate al gasdotto Nord Stream 2. Pochi giorni fa, si è appreso che nello scandalo sulle emissioni un pubblico ministero di Stoccarda ha imposto una multa di mezzo miliardo di euro a Porsche: tra le motivazioni anche le violazioni nel reparto sviluppo in termini di emissioni dei veicoli dal 2009. Una mossa che si somma agli 800 milioni di multa comminati ad Audi e alla procedura attualmente in esecuzione contro il fornitore Bosch.
SCENARI
Uno scenario di fondo che rende complessa l’ideazione del passaggio di testimone, o quantomeno la sua preparazione con un piglio non traumatico ma dettato da un’agenda “preordinata”, così come nel gennaio scorso era trapelato dopo l’annuale seminario della Csu, in occasione del quale si erano sollevate alcune voci desiderose di spingere per un’uscita ordinata della Cancelliera (tra le europee e la fine del 2019).
La GroKo annuncia una grande mobilitazione contro la burocrazia, accanto al miglioramento delle condizioni di lavoro in un settore molto sentito in Germania come quello dei courier. Infatti le aziende dovrebbero essere obbligate a pagare i contributi di sicurezza sociale per i loro subappaltatori inadempienti. Sul punto gli alleati si sono riuniti in un vertice di quattro ore in occasione del comitato di coalizione svoltosi a Berlino, con l’obiettivo nel breve-medio periodo di alleggerire le finanze di almeno un miliardo di euro. Presenti Angela Merkel (CDU), la leader del CDU Annegret Kramp-Karrenbauer, il leader dell’SPD Andrea Nahles e il leader del CSU Markus Söder. Difronte a loro il sindacalista Ralph Brinkhaus, il coordinatore territoriale CSU Alexander Dobrindt e il vice cancelliere e ministro delle finanze Olaf Scholz (SPD). Tutti preoccupati di stendere un cronoprogramma di contenuti sociali post 26 maggio, nella speranza di non perdere troppi voti.
Mina vagante però è ancora il gasdotto Nord Stream 2: da Washington ecco la notizia che i senatori Cruz e Barrasso intendono punire le aziende impegnate nella costruzione del nuovo vettore. Ieri hanno proposto una legge che impone sanzioni (di viaggio e finanziarie a società e persone coinvolte). Il governo degli Stati Uniti ha ripetutamente criticato il gasdotto dal momento che l’Europa dipenderebbe troppo dalle forniture energetiche russe. Un filone che è confermato dalle costanti critiche avanzate dall’ambasciatore americano a Berlino, Richard Grenell.
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