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Macron chiude una maxi-commessa con la Cina e Bannon lo attacca

Che cosa si muove dietro le schermaglie tra l’ex stratega del presidente statunitense Donald Trump e la Francia? Sta montando una contrapposizione dialettica molto forte tra Steve Bannon e la politica parigina, con principalmente nel mirino l’Eliseo accusato di poca leadership verso gli Stati Uniti d’Europa. Nel mezzo ci sono affari e alleanze, con la vendita degli Airbus francesi a Pechino che Washington non ha digerito affatto.

QUI PARIGI

L’occasione è l’apertura di un negozio in una lussuosa suite presso l’Hotel Bristol a Parigi, a due passi dall’Eliseo. Bannon stocca la prima accusa a Macron dalle pagine de Le Parisien. Il presidente francese? “Vuole gli Stati Uniti d’Europa, ma l’elezione del nuovo Parlamento europeo è un referendum su di lui”. Quale Ue? “Con Salvini, Le Pen e Orban, c’è un’alternativa strutturata. Le Pen ha ragione: la politica non è più strutturata tra destra e sinistra, ma tra coloro che pensano che lo stato-nazione debba essere superato e coloro che pensano che sia un gioiello. Quindi la prossima settimana i cittadini avranno la possibilità di fare una vera scelta”. Il futuro? “Se Macron non vincerà il 26 maggio, la politica francese ripartirà e la corsa per l’Eliseo inizierà il giorno dopo”.

J’ACCUSE

Come hanno risposto i due player? Marine Le Pen ha detto che Bannon non è un consigliere politico della campagna del suo partito per le elezioni del Parlamento europeo e che è in città per vendere una delle sue società a una banca francese. Ha raccontato anche dell’esistenza di un programma, Young Leaders, organizzato dalla fondazione cui son legati il presidente Macron e il premier Philippe. Schermaglie con sullo sfondo la battaglia per l’ultimo voto e la rete di affari e influenze che in questo semestre si sono distese sull’asse Parigi-Pechino. Per quanto riguarda le urne, il Rn di Le Pen è in vantaggio sul Renaissance di Macron (23,5% contro il 22% secondo i media francesi).

Ma un attacco inaspettato all’Eliseo giunge dall’ex presidente François Hollande che accusa Macron di scarsa umanità, quando invece avrebbe dovuto mostrare “compassione, autorità e umanità”. Cosa è mancato negli ultimi mesi? La dimensione umana, certifica, “sono rimasto sorpreso nel vedere che secondo lui la dimensione presidenziale richiedesse una distanza”. Hollande ha anche minimizzato la minaccia dei sovranisti osservando che “questi movimenti nazionalisti cresceranno ma non peseranno”, aggiungendo che il pericolo maggiore non è che l’Europa si rompa, ma si ferma e non si muova più.

BUSINESS

È chiaro che, al di là della strategia politica condotta in Europa da Bannon, è l’aspetto commerciale e geopolitico a tenere banco oltre le urne del 26 maggio. Sotto osservazione l’incontro bilaterale Macron-Xi che ha fruttato una super commessa per la Francia. La Cina acquisterà infatti 290 Airbus A320 e 10 aerei di linea A350 per complessivi 30 miliardi di euro. La decisione Usa su Huawei è giunta proprio mentre il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Steven Mnuchin, ha annunciato un viaggio a Pechino, con l’obiettivo di un accordo, al momento più lontano, che metta fine alla guerra commerciale. Il borsino del ping pong relativo ai dazi è così aggiornato: gli Usa hanno imposto dazi al 25% dal 10% su prodotti cinesi per un giro di affari di complessivi 200 miliardi di dollari; Pechino replica con la stessa moneta applicata ai 60 miliardi di prodotti statunitensi.

Cosa c’entra Macron? In questi giorni caldi sta svolgendo il ruolo di cuscinetto diplomatico tra i due colossi, ma con un occhio di riguardo diretto a Pechino: infatti ha precisato che la prospettiva francese non è bloccare Huawei o qualsiasi altra azienda, “ma preservare la nostra sicurezza nazionale e la sovranità europea”. Bocciando così la mossa di azionare una guerra tecnologica o una guerra commerciale nei confronti di qualsiasi altro Paese (definendola “non appropriata”).

Di contro, sulla stampa cinese iniziano a fare capolino alcune analisi sulla tenuta del macronismo: secondo quanto affernato sul China Daily da Zhao Junjie, ricercatore in studi europei presso l’Accademia cinese delle scienze sociali, Macron non può essere ottimista riguardo alle prossime elezioni europee anche perché “i gillet gialli hanno danneggiato la sua credibilità, per cui le urne sono l’occasione per i francesi di manifestare la propria insoddisfazione verso la politica francese”.

Intanto in Cina il colosso Carrefour, presente dal 1995, il cui fatturato 2018 ha registrato un calo di quasi il 6% a causa della fortissima concorrenza interna assieme all’exploit delle vendite online, potrebbe essere ceduto proprio ad un player asiatico. Bnp Paribas, che dovrebbe seguire la vendita, non ha commentato. Sarebbe il secondo grande flop europeo in Cina, dopo il passo indietro della britannica Tesco nel 2013.

twitter@FDepalo



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