Europa, disuguaglianze, fiscalità comune e sostegno al continente africano sono stati i temi centrali della giornata organizzata dall’Accademia internazionale per lo sviluppo economico e sociale (Aises) alla Camera dei deputati. L’incontro è stato l’occasione per conferire il premio dell’associazione “Sulle spalle dei giganti”, giunto alla sua quarta edizione. A riceverlo quest’anno è stato il presidente uscente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. “Gli uomini normali devono diventare dei giganti – ha commentato il vicepresidente di Forza Italia – perché se uno ci crede si rafforza e le proprie spalle vengono allargate dalla forza delle idee e dei valori nei quali crede. Dare risposte e prospettive ai giovani, costruire il futuro è la cosa più importante che si possa fare”. Nelle passate edizioni, il riconoscimento dell’Accademia presieduta e fondata da Valerio De Luca, era andato al presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, al presidente della Bce Mario Draghi e a Papa Francesco.
LE PAROLE DEL PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO
Il presidente del Parlamento europeo nel suo intervento ha posto l’accento sull’incognita Brexit, motivo di incertezza per l’Unione europea, e sulla questione dei migranti. Un tema che sta a cuore al nostro Paese e motivo di liti e tensioni con gli altri partner europei. Secondo Tajani la soluzione va ricercata nella pianificazione da parte di Bruxelles di un Piano Marshall europeo per il continente africano. Un’azione che dovrebbe prevedere, secondo il vice presidente di Forza Italia, lo stanziamento da parte del Vecchio continente di 50 miliardi di euro da spalmare tra il 2021 e il 2027.
LA LEZIONE DI JEAN FITOUSSI SULL’EUROPA
Un economista d’eccezione, Jean Paul Fitoussi, ha commentato nel corso della mattinata Aises il discorso del presidente del Parlamento europeo. “Stiamo vivendo un momento terribile per l’Unione – ha spiegato il professore della Science Po di Parigi e della Luiss di Roma – stiamo assistendo un po’ passivamente alla scomparsa progressiva della democrazia”. L’economista francese, con il pallino per il concetto che non è detto che il Pil sia indicatore di felicità, ha fatto un accorato appello contro la disuguaglianza e il malessere generale tra il popolo europeo. “Se c’è un bene che è importante per il benessere dei popoli questo è la solidarietà. L’Italia è vittima della precarietà e sta tornando ad essere un Paese di emigrazione. Come la Francia d’altronde – ha spiegato alla platea della Camera Fitoussi – la risposta che possiamo dare è quella di aumentare il benessere dei popoli, così possono innamorarsi dell’Europa. Bisogna aumentare il grado di sicurezza economica. E finora cosa abbiamo fatto? Abbiamo fatto esattamente il contrario”. Risolvere il nodo sociale è il primo fattore per far sentire i cittadini di nuovo “europei”. “Il nostro problema è che una società libera e un Paese democratico non possono accettare – ha rimarcato il professore – una disuguaglianza così forte, un precariato così diffuso, un tasso di disoccupazione tanto elevato e dei salari tanto bassi”. Quanto alla proposta di Tajani di un robusto piano di aiuti per il continente africano, “vi dico facciamo pure il Piano Marshall per l’Africa, ma finora l’unico Paese ad aver fatto un Piano simile per quella regione, senza dirlo, è stata la Cina”.
RAPPORTO TRA FISCALITÀ EUROPEA E DISUGUAGLIANZA
Ma la disuguaglianza può essere combattuta in Europa anche attraverso una diversa fiscalità, più equa e solidale. È quanto sostenuto durante l’iniziativa Aises da Vittorio Emanuele Falsitta, professore all’Università Europea di Roma. “Le diseguaglianze sono oggettivamente inaccettabili e progrediscono, sono sempre più accentuate – ha spiegato alla platea Falsitta – i diritti sociali si stanno svuotando e le cause di questi problemi non possono essere affrontate dalle amministrazioni dei singoli Stati”. La necessità dell’Unione europea è applicare uno strumento indispensabile. “A mio parere potrebbe essere utile spostare in alto quote dei sistemi fiscali domestici – ha detto il professore – una azione graduale, per costituire un vero e proprio fisco europeo”. Un fisco europeo capace insomma di governare l’avanzare delle ingiustizie sociali. “Sono consapevole delle difficoltà di questo processo – ha aggiunto Falsitta – però credo si debba partire da qui, magari con imposte che possono essere rinunciabili. L’idea è quella di trasferire all’Ue l’imposta sulle successioni ereditarie, applicando stesse regole per tutti i Paesi poiché avrebbe effetti culturali profondi”.
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