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Gazprom si disinteressa dell’Iran e vuole raddoppiare con Pechino

Che cosa ha deciso Gazprom sul business energetico iraniano? Gli accordi siglati nel 2017 con il relativo memorandum di intesa con la National Iranian Oil Company (Nioc) porteranno ad una effettiva partnership o si proverà a congelare il tutto in attesa che passi l’attenzione concentrata sul gasdotto Nord Stream 2? Nel mezzo la nuova richiesta cinese, con all’orizzonte il raddoppio delle forniture.

QUI TEHERAN

Gazprom non mostra interesse per la partecipazione al progetto sulla costruzione di un gasdotto dall’Iran all’Oman, mentre la valutazione della potenziale partecipazione a progetti in Iran è ancora in corso. Lo ha detto il vice direttore generale del principale produttore di gas russo, Vitaly Markelov, secondo cui i processi attuativi per penetrare nelle singole operazioni in Iran non sono ancora stato completati, “motivo per cui è troppo presto per parlare”.

E ancora: “Ad oggi siamo in una fase di analisi, per valutare la nostra partecipazione a progetti in Iran”. Ma da quattro anni i due Paesi hanno raggiunto un accordo per la costruzione di un gasdotto, con un potenziale di forniture da 28 milioni di metri cubi di gas al giorno (entro 15 anni).

In seguito, alla fine del 2018, Gazprom e National Iranian Oil Company avevano firmato una serie di memorandum di cooperazione nel settore del gas: ovvero la nascita di una partnership nel campo dello sviluppo dei giacimenti di gas iraniani, del trasporto del gas e della monetizzazione.

QUI PECHINO

Pechino proprio in questi giorni ha fatto presente di essere interessata a forniture extra di gas russo attraverso il gasdotto Power of Siberia, vettore in via di completamento. “I partner cinesi sono molto interessati a volumi aggiuntivi, anche se l’importo finale e il prezzo non sono ancora stati concordati”, ha commentato il capo della divisione export di Gazprom, Elena Burmistrova, secondo cui a questo punto il Ceo di Gazprom si aspetta un accordo ufficiale da ufficializzare nei prossimi mesi.

Va ricordato che l’asse del gas tra Mosca e Pechino è solido dal 2014, quando Gazprom e China National Petroleum Corporation (Cnpc) siglarono un contratto trentennale per forniture di gas tramite la Power of Siberia, in fase di ultimazione. Si tratta di una bretella lunga circa quattromila chilometri, che parte dalla regione russa di Yakutia e che consentirà di toccare quota 38 miliardi di metri cubi di gas da esportare entro il 2025, anche se il primo start si dovrebbe concretizzare entro la fine del 2019.

SCENARI

Le riserve di gas del Gruppo Gazprom nei giacimenti situati nella Siberia orientale e nell’estremo oriente ammontano a 5,9 trilioni di metri cubi, compresi 4,26 miliardi di metri cubi nel Mediterraneo. Una base di partenza che si somma alle mosse per la creazione dei centri di produzione di gas di Yakutia e Irkutsk. L’obiettivo primario è creare una grande base di materie prime per i consumatori nelle regioni orientali e in Cina. Nello specifico i giacimenti di Chayandinskoye e Kovyktinskoye rappresentano due bacini di riserve che i dirigenti di Gazprom hanno definito “non sono solo sovrabbondanti, ma anche multi-componente”.

Contengono infatti peculiari caratteristiche utili agli impianti di trattamento del gas. Inoltre nel sito di Kovyktinskoye entro il 2019 verranno avviate le perforazioni. Da Chayandinskoye e Kovyktinskoye dunque si snoda la strategia del player russo, anche grazie all’Amur Gas Processing Plant (Gpp), con sei linee di produzione, ciascuna delle quali produrrà 7 miliardi di metri cubi all’anno. Ma è il versante “Asia-Pacifico” che al momento è stato cerchiato in rosso come il mercato del gas in più rapida crescita al mondo.

ASIA & PACIFICO

Infatti il motore di crescita della regione è la Cina, dove lo scorso anno si è registrato un consumo di gas in netta crescita fino a 280 miliardi metri cubi (più 18%). Con Shell, Gazprom ha siglato un memorandum per costruire il terzo treno di produzione dell’impianto nell’ambito del progetto Sakhalin II. In prospettiva si raggiungerà la capacità annua di 5,4 milioni di tonnellate di Gnl, di pari passo allo sviluppo infrastrutturale connesso.

Il gruppo russo, che ha annunciato la nomina di Oleg Vakhovsky a direttore generale di Gazprom Transgaz Surgut, è in queste settimane impegnato su una serie di fronti, come quello che investe geopoliticamente il dossier Nord Stream 2 e quello che riguarda gli acquirenti polacchi di petrolio russo. Questi ultimi hanno sospeso le spedizioni lungo il gasdotto Druzhba, uno dei più grandi del mondo, lamentando che il greggio fosse contaminato con cloruro organico, come ammesso successivamente da Mosca.

Nelle ultime ore inoltre è trapelata la posizione di Royal Dutch Shell, Uniper, Wintershall, Engie e Omv, certe che vada offerto all’Europa un approvvigionamento a lungo termine e affidabile di energia facilmente accessibile.

twitter@FDepalo


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