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La Sagrada Familia non è più abusiva. Come sarà una volta conclusa (nel 2026)

Dopo quasi 140 anni viene rilasciato dalla Municipalità di Barcellona il permesso di costruzione per la Sagrada Familia. I lavori iniziano però il 19 marzo 1882 con il progetto di Francisco de Paula del Villar che, in disaccordo con la committenza, si dimette l’anno seguente. L’incarico passa all’architetto catalano Antoni Gaudì, allora trentunenne, che avvia, con un impegno travolgente, quasi mistico, un progetto molto diverso, che combina tra loro forme organiche, geometrie curve e Art Nouveau. Il cantiere, sempre privo di autorizzazione ufficiale, prosegue per decenni con molta lentezza: il sostegno economico proviene infatti solo dalle donazioni. Ma questa è un po’ la storia di quasi tutte le fabbriche religiose che impiegano, anche secoli, per giungere a conclusione.

IL MONUMENTO PIÙ POPOLARE IN SPAGNA

La Sagrada Familia, sebbene mai terminata, costituisce tuttavia uno dei monumenti più visitati, sicuramente il più popolare in Spagna. Anche la sua consacrazione, come Basilica minore, avviene dopo molto tempo, il 7 novembre 2010, da parte del Papa Benedetto XVI. L’interesse e la curiosità dei turisti si legano soprattutto all’originalità delle forme, ostili a ogni catalogazione stilistica. Non sono gotiche, non sono barocche perché sono moderne, eppure chi non ha sufficiente dimestichezza con l’architettura non è portato a datarla come opera a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. E’ questa la condizione dell’arte a Barcellona, tipica se non addirittura unica, che rappresenta una enclave alquanto particolare, dove si diffonde, per un periodo piuttosto lungo, circa quaranta anni, la linea del Modernismo Catalano. Molti la identificano esclusivamente con Gaudì; in realtà riguarda anche altri architetti, di qualità, come Domènech i Montaner, autore del prestigioso Palazzo della musica catalana e dell’Ospedale di San Paolo, non distante dalla Sagrada Familia.

PARTE DI BARCELLONA

Nel panorama di Barcellona i pinnacoli della chiesa, perennemente in costruzione, si combinano, in un’immagine ormai quasi consolidata e permanente, con le gigantesche gru del cantiere. È stata fissata una data, il 2026, per la conclusione dei lavori, da pochi giorni finalmente non più “abusivi”, che coincide con i cento anni dalla morte di Gaudì. Sette anni da oggi sembrano molti, eppure le difficoltà non saranno poche.

DISPONIBILITÀ FINANZIARIA

La prima riguarda la disponibilità finanziaria che, trattandosi di un Tempio espiatorio, proviene esclusivamente dalle donazioni e dai ricavi delle visite dei turisti. Questa dovrà coprire sia la conclusione dei lavori che la realizzazione delle opere complementari, necessarie ad assicurare i raccordi con la città. La seconda, non certo meno impegnativa, riguarda l’architettura dell’edificio, la cui particolarità formale si affidava soprattutto alla creatività artistica dell’autore che, proprio in sede di esecuzione, dava seguito al progetto pensato e, solo in parte, disegnato.

COME SARÀ UNA VOLTA CONCLUSA

Gli strumenti che si possono oggi predisporre, soprattutto in mancanza degli elaborati andati distrutti con l’incendio doloso del suo laboratorio nel 1936, sono molti e tutti di concezione tecnologica alquanto sofisticata. L’uso della modellistica aiuterà infatti a prefigurare i risultati e a controllare, contemporaneamente, l’esito formale e strutturale. Non saremo però mai certi che sarà stato interpretato il vero pensiero di Gaudì che, forse proprio per la distrazione dovuta alle figure che nella sua testa andava elaborando, è finito investito da un tram.

Per alcuni sembra quasi oltraggioso proporsi di concludere un’opera così personalizzata, e quindi distante da un’interpretazione logica e resa coerente dalla ragione; personalmente ritengo che la Sagrada Familia debba giungere alla sua conclusione, proprio per costituire un’opera, sia pure differita nel tempo rispetto alla data della sua origine progettuale, testimonianza del Moderno in architettura e segno di una interpretazione originale, a ben vedere, proiezione della ricchezza e della complessità culturale che ha attraversato l’intera Europa a cavallo del Novecento.



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