L’approccio interforze “non è mettere tutti insieme, ma valorizzare chi sa fare meglio che cosa”. Quelle delle varie Forze armate sono “culture collegate, ma distanti” e vanno “coniugate in positivo”. Bisogna “integrare le specificità, mai ridurle all’omologazione, esaltare la militarità dei nostri colori”. Sembra un programma di “governo”, invece è stato un commiato, quello dell’ammiraglio Valter Girardelli che ha lasciato la carica di capo di Stato maggiore della Marina all’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone con un discorso incisivo, di riassunto ma anche di auspicio, molto applaudito, nel quale ha reso un omaggio alla senatrice Roberta Pinotti, ex ministro della Difesa di cui è stato capo di gabinetto, per la sua particolare competenza e ha ringraziato il ministro Elisabetta Trenta per “l’intenso scambio in questo complesso momento politico-militare”.
LA CARRIERA
La Marina militare cambia il capo dopo tre anni e l’ammiraglio Cavo Dragone, 62 anni, arriva al vertice dopo una carriera di livello operativo grande almeno come la sua emozione. Pochissime parole, infatti, e una dedica importante ai 38 allievi dell’Accademia navale di Livorno morti il 3 marzo 1977 nello schianto di un C130 dell’Aeronautica su Monte Serra, in provincia di Pisa, che erano suoi compagni del corso “Invicti”. Tra le vittime anche un ufficiale della Marina e i cinque membri dell’equipaggio. Cavo Dragone, pilota di elicottero e di Harrier, tra l’altro è stato comandante del Comsubin, del Comando forze speciali e da ultimo del Coi, il Comando di vertice interforze. Dal ministro Trenta molti elogi a Girardelli per i tanti impegni della Marina negli ultimi anni (da Mare Sicuro e Operazione Sophia, dalle missioni nel Mare Arabico a quelle artiche) e la certezza che Cavo Dragone guiderà la Marina con la filosofia interforze, concetto espresso anche dal capo di Stato maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli.
UN DETTAGLIO
Infine un dettaglio: l’importanza della Marina in questo vivace periodo di polemiche sull’immigrazione è dimostrata dalla presenza, certo non frequente, del capo di gabinetto del ministro dell’Interno. C’era infatti anche il prefetto Matteo Piantedosi.