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Trump incontra Putin. Prove di distensione a Osaka

Donald Trump e Vladimir Putin si sono incontrati a margine del G20 giapponese di Osaka. Come già in passato, i due leader hanno mostrato una forte sintonia, oltre alla volontà di cooperare su svariati dossier internazionali. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il presidente americano si è rivolto all’omologo russo, scherzando sulle accuse di interferenza nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016, mosse al Cremlino. A un reporter che gli chiedeva se avrebbe discusso con Putin della faccenda, Trump ha risposto: “Certo, lo farò”. Poi, voltandosi verso il leader russo e – agitando scherzosamente il dito – gli ha detto: “Per favore, non interferire nelle elezioni”. L’inquilino della Casa Bianca ha affermato di intrattenere una “relazione molto, molto buona” con Putin e ha aggiunto che “molte cose positive usciranno dalla relazione”. “Abbiamo molte cose da discutere, incluso il commercio e un po’ di disarmo, un po’ di protezionismo, in un modo molto positivo”, ha quindi chiosato Trump.

UN CERTO RIAVVICINAMENTO TRA RUSSIA E USA

Stando a quanto riporta la Casa Bianca, il colloquio sarebbe risultato piuttosto denso. “Il presidente Trump e il presidente Putin” – si legge infatti in un comunicato – “hanno riesaminato lo stato delle relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Russia. Entrambi i leader hanno concordato che un miglioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Russia è nel reciproco interesse di ciascun Paese e nell’interesse del mondo”. “I presidenti” – prosegue la nota – “hanno concordato che i due Paesi proseguiranno la discussione su un modello di controllo degli armamenti da ventunesimo secolo, che il presidente Trump ha sottolineato dovrebbe comprendere la Cina. I leader hanno inoltre discusso le situazioni in Iran, Siria, Venezuela e Ucraina”. Insomma, l’esito del meeting sarebbe stato piuttosto positivo.

Del resto, che ci fosse aria di riavvicinamento tra i due era stato chiaro anche da un’intervista recentemente rilasciata dal leader russo al Financial Times, in cui Putin aveva pronunciato parole di elogio per il presidente americano. “Il signor Trump non è un politico in carriera. Io non accetto molti dei suoi metodi quando lui cerca di risolvere i problemi. Tuttavia sapete che cosa penso? Penso che sia una persona di talento. Lui sa molto bene che cosa gli elettori si aspettano da lui”. In quell’occasione, il leader russo si era anche detto concorde con la stretta migratoria adottata da Trump. “Questa idea liberal presuppone che non si debba fare nulla. Che i migranti possano uccidere, depredare e stuprare impunemente perché i loro diritti come migranti devono essere protetti”, ha dichiarato, “ogni crimine deve avere la sua punizione, l’idea liberal è diventata obsoleta”. Il leader russo ne aveva anche infine approfittato per respingere le accuse di interferenza nelle elezioni americane del 2016.

IL COLLOQUIO TRA I DUE LEADER

Questo incontro rappresenta un tassello nella complicata strada verso la distensione tra Washington e Mosca. Una strada, da sempre auspicata da Trump ma che – in questi anni – ha spesso incontrato l’opposizione di una parte dell’establishment statunitense. Una strada che si è spesso interrotta a causa di dossier internazionali non poco divisivi, molti dei quali sono non a caso risultati al centro di quest’ultimo colloquio (si pensi all’Iran, alla Siria, all’Ucraina e al Venezuela). Trump, dal canto suo, si è spesso detto convinto della necessità di una distensione con Mosca non solo per diminuire le tensioni geopolitiche ma anche per cercare di risolvere in cooperazione problemi spinosi come, per esempio, il terrorismo islamista. Inoltre, agli occhi del presidente americano, un disgelo con il Cremlino risulterebbe funzionale anche nel contesto della guerra commerciale attualmente in atto con Pechino. Non è un mistero che il conflitto tariffario abbia spinto Xi Jinping a rafforzare i propri legami con Mosca. Un elemento che isola gli Stati Uniti e a cui Trump vorrebbe per l’appunto reagire. Putin, per parte sua, auspicherebbe una distensione con Washington anche per ridimensionare parzialmente l’ingombrante alleanza cinese: un’alleanza fattasi sempre più forte e – a tratti – soffocante, dai tempi della crisi ucraina del 2014.

Il punto è capire quanta effettiva possibilità di manovra Trump avrà nel perseguimento del disgelo. I falchi di Washington stanno infatti in guardia. Anche all’interno della stessa Casa Bianca. Nonostante un recente ammorbidimento di facciata, non è un mistero che il consigliere per la sicurezza nazionale americano, John Bolton, risulti – e non da oggi – particolarmente ostile nei confronti del Cremlino. Un elemento che potrebbe avere le sue conseguenze.



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