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Per l’Economist Salvini è l’uomo più pericoloso d’Europa

L’uomo più pericoloso d’Europa. Così l’Economist definisce Matteo Salvini. Il prestigioso settimanale auspica un accordo tra la Commissione Europa e l’Italia per – testuale – disinnescare la mina Salvini.

Quello dell’Economist è un atto d’accusa nei confronti del leader leghista. Con l’introduzione dell’euro – scrivono – l’italiano medio si è impoverito e questa insoddisfazione è stata convertita in voti da Movimento 5 Stelle e Lega. Salvini ha impostato la sua campagna contro l’Unione Europea da lui definita un gulag che impone miseria, e contro l’afflusso di migranti dalla Libia, che pure addebita a Bruxelles. Sei anni fa – scrive ancora l‘Economist – la Lega aveva appena il 4% dei voti, oggi è il partito più votato d’Italia. Salvini ha sfruttato la politica del risentimento per diventare l’uomo più potente d’Italia. Non è ancora primo ministro, ma sicuramente intende esserlo.

LA PROCEDURA D’INFRAZIONE EVITATA

Il settimanale parte dall’accordo raggiunto in extremis pochi giorni fa, accordo che ha evitato l’apertura della procedura d’infrazione nei confronti di Roma. Un momento che però – prosegue l’Economist – di questo passo può essere considerato solo rinviato. Emerge un’analisi spietata dell’Italia definito un Paese col debito alle stelle e soprattutto afflitta da una duratura assenza di crescita. Con un debito che una volta era più vicino alla Spagna e oggi invece si avvicina a quello greco, con i soliti problemi che angustiano il Paese: la giustizia, la burocrazia, i servizi, gli alti salari al Sud.

Il settimanale ricorda che per il governo italiano le regole fiscali dell’Europa soffocano la crescita dell’Italia. Ma dice anche nessuna delle due parti – Bruxelles e i populisti italiani – è completamente nel giusto. Dal settimanale parte anche un invito ad avere un approccio intelligente e accorto nei confronti dell’Italia. Partendo dall’assunto – che viene esplicitato a fine articolo – che più l’Italia viene messa all’angolo, più va all’indietro, più cresce il consenso di Salvini.

MEGLIO UN ACCORDO

Quindi, invece di litigare per un decimo di punto percentuale – scrive l’Economist -, la Commissione dovrebbe iniziare i negoziati per il bilancio del prossimo anno mirando a un accordo più ambizioso. Il settimanale auspica un approccio più flessibile rispetto alla spesa pubblica, a condizione che l’Italia promuova riforme che promuovano la crescita. E – aggiunge – è probabile che tali riforme funzionino se accompagnate da una riduzione fiscale. Il debito pubblico scenderebbe più rapidamente. Un simile accordo accontenterebbe entrambe le parti. I populisti che potrebbero recuperare credibilità sui mercati. E Bruxelles che potrebbe vedere svanire la minaccia a lungo termine che l’Italia pone alla stabilità finanziaria europea


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