Maria Elena Boschi ha vinto. Aveva invocato con forza, anche con un’intervista a Repubblica, un segnale deciso da parte del Pd nei confronti di Salvini. Una mozione di sfiducia nei confronti di un ministro dell’Interno che “non ha alcun rispetto per il Parlamento ma prima di tutto per i cittadini”.
Così ha detto l’altro giorno al quotidiano di piazza Indipendenza: “Continuo a pensare che andasse chiamato in Aula presentando una mozione di sfiducia: così sarebbe stato costretto a venire alla Camera. E a parlare. Ho avanzato la proposta della sfiducia alla riunione di gruppo, così come molti altri. Il segretario ha fatto poi sapere di non essere d’accordo e per rispetto del suo ruolo non abbiamo presentato la mozione. Dopodiché non mi risulta che sia stato abolito il diritto a pensare, almeno dentro al Pd. Noi non siamo la Casaleggio”.
NEL PARTITO È PASSATA LA SUA LINEA
E invece le cose, nel Pd, sono cambiate. È passata la linea Boschi e oggi alla Camera il capogruppo Delrio ha presentato la mozione sottoscritta da tutti i deputati dem. Mozione che termina così: “Visto l’articolo 94 della Costituzione; visto l’articolo 115 del Regolamento della Camera dei deputati; esprime la sfiducia al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e lo impegna a rassegnare immediatamente le dimissioni”.
Il segnale che Boschi vuole trasmettere è quello di un Pd senza alcuna intenzione di dialogare con questo governo. In risposta a Dario Frannceschini: “Noi non appoggeremo mai un accordo tra il Pd e i 5 Stelle – afferma –. Sarebbe una follia. Solo Franceschini è rimasto fermo al 2013, gli piace sentirsi dire di no. Vanno scardinati, ma per mandarli a casa, non per farci un accordo. Se il governo cade occorre tornare al voto”.
E ancora a Repubblica: “Per cosa dovremmo fare autocritica? Per non aver votato la fiducia a ministri come Toninelli e Di Maio? Dopo un anno di governo, il M5s ha perso 6 milioni di voti, mostrando tutte le proprie contraddizioni. E questo si deve alla nostra scelta di non allearci con loro. Sono orgogliosa che il Pd abbia rinunciato a qualche ministero, ma abbiamo tenuto la barra diritta sui nostri valori, molto diversi da quelli dei 5 Stelle”.
Oggi il testo della mozione che parte ovviamente dal caso dell’hotel Metropol di Mosca e che ha il suo clou nel passaggio: “Il ministro dell’Interno ha pubblicamente, e in almeno due circostanze, mentito su fatti delicatissimi di cui era a conoscenza”.
Una novità politica rilevante. Anzi due. Perché in pochi giorni la linea Boschi ha conquistato la maggioranza nel partito.