Un antico e fedele seguace del pensiero “popolare” e democristiano, che non ha per il momento rappresentanza parlamentare di riferimento, è orientato sempre e comunque a sostenere i programmi che si incentrano sul principio di governabilità, funzionale alla stabilità politica, sociale, economica del Paese. Sentirsi immerso profondamente in quella cultura non può mai portare a condividere le performance di Salvini, sparate da luoghi vacanzieri, o peggio, i soliloqui trasmessi dai social.
Ieri, perciò, in occasione della richiesta di fiducia del nuovo governo, si sono apprezzate le parole, pronunciate dal presidente del Consiglio, di sapienza giuridica, di profondo rispetto per le istituzioni, di impegno sincero per affrontare i problemi più spinosi che affliggono i ceti più bisognosi. L’articolato e acuto discorso del presidente Conte alla Camera dei deputati, la sua replica e diversi interventi di esponenti di maggioranza e di opposizione hanno arricchito la seduta. Il presidente del Consiglio è stato corretto nella forma, ricco nella sostanza, al netto delle ovvie contraddizioni tra la sua prima esperienza di governo e quella attuale. Egli in modo puntuale ha esposto, sia pure con qualche problema di coerenza, ai deputati le varie questioni che il governo dovrà risolvere lungo il tormentato cammino. Un discorso non di propaganda né di basso profilo, ma misurato, sobrio, limitato ai problemi reali che il Paese vive quotidianamente.
Intervento il suo molto più vero e credibile oggi che un anno fa, quando era costretto a subire le parole d’ordine dei due “caporali”. La giornata a Montecitorio, pur tra contraddizioni, buone intenzioni, voglia di fare si è conclusa in maniera positiva per il governo e forse per il Paese. Oggi si vedrà come finirà al Senato, comunque l’esecutivo ha fatto il primo passo verso le prossime prove di governo, la fiducia con 343 si e 263 no.
Le considerazioni fin qui svolte sembrano rappresentare una giornata di normale democrazia. Non è stata così. La indegna e deprecabile gazzarra inscenata dalla Lega Nord di Salvini, Bossi, Maroni, Borghezio e da FDI di Meloni e La Russa è stata una brutta pagina per la nostra democrazia parlamentare rappresentativa. Evocare, da parte di questi oppositori, fino a pochi giorni fa al governo, durante la seduta, continuamente le migliaia di dimostranti presenti fuori la Camera dei deputati e nel contempo tentare di far tacere con insulti e provocazioni il presidente del Consiglio durante il suo intervento è stato quanto di più ignobile potesse accadere. Atteggiamenti intimidatori, degni di un passato ventennio, davanti al Parlamento, mentre è in corso la seduta della fiducia al governo, è operazione deprecabile, fuori da ogni canone di democrazia parlamentare. Gli italiani che sanno riconoscere dove sta la libertà e la democrazia lo faranno capire con chiarezza a Salvini e a Meloni.