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Russiagate, l’audizione di Vecchione e le questioni aperte

Un’audizione di carattere generale ma che si aspettava, inevitabilmente, anche per la vicenda del Russiagate e degli incontri tra i vertici dei servizi segreti italiani e il ministro della Giustizia Usa William Barr. Un incontro, quello del Copasir con il direttore del Dis Gennaro Vecchione, terminato dopo circa tre ore.

L’AUDIZIONE DI VECCHIONE

Che le domande dei componenti della Commissione parlamentare di vigilanza sull’intelligence non sarebbero mancate e avrebbero cercato possibili contraddizioni si era compreso già dal tono politico delle passate settimane, che aveva lasciato intendere che, soprattutto la Lega di Matteo Salvini (che ora esprime il presidente del Comitato, l’ex ministro della Difesa Raffaele Volpi), non avrebbe risparmiato nulla all’inquilino di Palazzo Chigi su questa vicenda e, di riflesso, anche al capo del Dis, presente a entrambi i meeting romani di Barr e del suo team, avvenuti il 15 agosto e il 27 settembre scorsi, quando l’indagine del DoJ era ancora interna e non giudiziaria come ora.

LE PAROLE DI BARR

Poche ore prima dell’audizione, ad aggiungere altra tensione erano state le dichiarazioni dello stesso attorney general Barr, che parlando con Fox News aveva detto che il procuratore John Durham, che sta conducendo la contro-indagine sul Russiagate, è convinto che in Italia “possano esserci informazioni utili all’indagine”.

LA CONFERENZA STAMPA DI CONTE

Il 23 ottobre il Copasir aveva già ascoltato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (che ha le deleghe all’intelligence). Al termine dell’incontro, il premier aveva tenuto una conferenza stampa durante la quale aveva dato la sua versione dei fatti, respingendo le critiche e dicendo che l’incontro tra Barr e gli 007 italiani sarebbe stato fissato attraverso “canali ordinari diplomatici” e lo scopo era “verificare l’operato di agenti americani”, non per mettere in discussione “l’operato dell’intelligence italiana”.

LE QUESTIONI APERTE

Restano in ogni caso aperte alcune questioni, sulle quali il Copasir avrà tentato di fare luce. Una su tutte: che materiale o quali informazioni, che Durham ritiene rilevanti per lo svolgimento delle indagini, sarebbero state consegnate o trasmesse agli Usa? Vecchione, scrive l’Ansa, avrebbe parlato di “normali scambi informativi”, ma non è chiaro quali. Prove che, spiegano alcuni giuristi, forse non reggerebbero in un processo, ma potrebbero aver dato all’amministrazione una pista o qualche input per avviare l’inchiesta giudiziaria.



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