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Il Mezzogiorno cuore d’Europa e del Mediterraneo

“Il Sud ha risorse umane, culturali ed economiche in grado di risollevare le sorti di questa parte del nostro Paese. E potrebbe dare un forte contributo al rilancio dei fondamentali economici del Paese a partire dal Pil”. Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec, guarda da sempre alle potenzialità inespresse del Meridione ed ancora una volta, il sindacato da lui guidato, ha voluto fortemente tenere a Brindisi un convegno su questi temi.

GLI OSPITI DEL CONVEGNO

Il Mezzogiorno, cuore dell’Europa unita nel Mediterraneo è il titolo dell’evento che si terrà al Palazzo Granafei di Brindisi, in via Duomo, il prossimo 22 novembre dalle ore 9.30. Nella Sala della Colonna ne dibatteranno: Carlo Perrucci e Filippo Lupelli, rispettivamente segretari generali della Uiltec di Brindisi e della Puglia. Riccardo Rossi, sindaco del capoluogo, Claudio De Vincenti, presidente dell’ Associazione Merita, Meridione d’Italia, l’economista Gianfranco Viesti, il docente di Storia dell’Industria Federico Pirro, il direttore delle Risorse umane della società Versalis Davide Calabrò.

LA RICCHEZZA DEL SUD

Pirani che tirerà le fila dei lavori non ha dubbi: “La partita sugli investimenti diventa la chiave di volta di una nuova politica economica. E questo è tanto più vero se si pensa alla situazione delle regioni meridionali la cui protesta anche nel voto per il divario che le distanzia sul piano economico e civile dal resto dell’Europa e della stessa Italia del nord e del centro impone la fine di quella indifferenza politica nei riguardi delle problematiche dello sviluppo del sud che non vanno risolte con nuove promesse di assistenza o con scelte di risulta come è avvenuto nel più recente passato, accentuando la fuga dei giovani, impoverendo il tessuto economico, rendendolo più permeabile nei confronti degli appetiti della criminalità organizzata, accentuando il disordine sociale testimoniato dal livello non certo soddisfacente della qualità della vita di grandi aree urbane”.

L’AZIONE SINDACALE IN AMBITO LOCALE

Sostiene Carlo Perrucci, il leader sindacale di Brindisi: “L’industria che regge la concorrenza internazionale e che fa la ricchezza del Paese va sostenuta soprattutto al Sud facendo coesistere produzione, lavoro, ambiente: Quel che sta succedendo a Taranto è emblematico. L’ex Ilva sta rischiando seriamente di scomparire ed è una sorte che non possono rischiare i tanti siti che producono energia termoelettrica o che raffinano il petrolio. Per il Sud significherebbe morte certa. Ed è fondamentale far coesistere i diversi modelli di sviluppo e garantire un giusto equilibrio tra industria, territorio e ambiente, in un ottica di Green Economy, indispensabile per una ripresa economica ed occupazionale della nostra provincia. In un futuro sempre più improntato ad una produzione intelligente e ad una innovazione digitale che proietterà il nostro Paese, il secondo nel settore Manifatturiero d’Europa, nella Quarta Rivoluzione Industriale, vi è la necessità di una collaborazione attiva di tutti i soggetti interessati a partire dalle Istituzioni, alla scuola, fino alle Parti Sociali, per evitare una deriva industriale che recherebbe seri danni al nostro Paese”.

QUEL CHE STA ACCADENDO A TARANTO

La posizione di Federico Pirro sul sito tarantino è nota e l’ha ribadita spesso, anche sulle pagine di Formiche.net: “Oggi e nei prossimi anni – con la ricostruzione che prima o poi dovrà partire in Siria, Iraq e Libia e con lo sviluppo che dovrà rafforzarsi in altri Paesi petroliferi mediorientali, impegnati a diversificare le proprie economie – l’acciaieria di Taranto potrà fornire grandi quantità di materiali utili ai quei processi. Pertanto battersi oggi con gli operai, i tecnici, i quadri e i dirigenti – e naturalmente con il governo e il Parlamento – per conservarne integre in logiche di eco-sostenibilità le capacita produttive significa difendere una delle leve forti della nostra industria nazionale”.

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IL DRAMMA DELLO SPOPOLAMENTO

Gianfranco Viesti, dalle colonne di LiberEtà recentemente ha di nuovo reso pubblico cosa pensa sulla crisi meridionale, premettendo che l’autonomia differenziata è il rischio più grande per il Sud: “Dal 2008 abbiamo registrato tassi di emigrazione mai visti. Le famiglie spingono i propri figli a fuggire prima possibile da una terra in cui è morta la speranza. Rimangono gli anziani soli o con le badanti (peraltro sempre meno) e i pochi giovani che tornano, sconfitti, dai tentativi di emigrazione. Di recente la Banca d’Italia ha certificato questo spopolamento. Nel decennio 2007-2017 il Mezzogiorno ha registrato un deflusso netto verso le altre regioni di 480 mila persone, quasi la metà degli abitanti di Napoli. E ha perso 193 mila laureati, di cui 165 mila trasferitisi al Centro Nord. Ma vi è anche una seconda novità rispetto a dieci anni fa. Meno popolazione significa meno consumi, meno produzione, meno ricchezza. E tutti questi segni meno non vengono compensati dagli investimenti pubblici. E questo è il terzo aspetto che è cambiato negli ultimi dieci anni. Servono più investimenti. Lo Svimez ha rilevato che con la crisi l’Italia ha drasticamente ridotto i suoi investimenti pubblici. Tale riduzione permane”.

INVESTIMENTI PUBBLICI E PRIVATI

Per Claudio De Vincenti, che è stato anche ministro della Coesione e del Mezzogiorno nel governo Gentiloni, sono due i versanti da percorrere: “Sostegno agli investimenti privati e sblocco di quelli pubblici attraverso i Patti per il Sud. Sul primo terreno è importante che in Legge di Bilancio sia stato previsto il rifinanziamento del credito d’imposta per gli investimenti delle imprese al Sud: una misura che incrementa significativamente per il Mezzogiorno i benefici di Industria 4.0 e che ha effetti immediati, come abbiamo visto nel biennio 2017-2018 quando ha messo in moto 8 miliardi di nuovi investimenti privati nel Mezzogiorno. Più in prospettiva, è importante anche che sia stato ricostituito il Fondo per la crescita dimensionale delle Pmi meridionali: va ora reso operativo al più presto per poi incrementare via via la sua dotazione patrimoniale. Per gli investimenti pubblici, ricordo che l’interazione forte tra Stato centrale e Regioni attuata con i Patti per il Sud aveva portato a fine 2017 a sbloccare lavori – cantieri e servizi – per 9 miliardi di euro. Ma per andare avanti questa strategia ha bisogno di un’azione amministrativa metodica e perseverante che invece, nell’ultimo anno e mezzo, è mancata: bisogna perciò riattivare subito i Patti per completare i lavori avviati e sbloccarne di nuovi”.

Insomma, investimenti, risanamento ambientale, servizi, cultura, istruzione e tanto altro ancora per evitare gli esodi dal Sud e per determinare uno sviluppo sostenibile della nostra industria. La via condivisa anche nel Meridione verso il “Green new deal” rispetto al sentiero impervio delle “Green tax”.


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