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Se Grillo tratta sulla testa dei giovani di Hong Kong. La versione di Urso (FdI)

La crisi di Hong Kong e la riposta cinese, la posizione dell’Italia, i contatti di una componente di governo, il Movimento 5 Stelle, con Pechino. Dimensioni e peso di una situazione delicatissima durante la quale Roma sembra intensificare l’esposizione cinese. Formiche.net ne ha parlato con Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia membro della Terza Commissione permanente, quella che si occupa degli Affari Esteri.

Che sfida pone alla Cina e alla sua immagine il risultato schiacciante delle elezioni distrettuali di ieri, totalmente a favore dei candidati pro-democrazia?

Il trionfo delle forze democratiche alle elezioni distrettuali ha un altissimo valore simbolico nel confronto fra la Cina di Xi Jinping (il segretario del Partito comunista cinese, e dunque il capo dello Stato, ndr) e i valori fondamentali dell’Occidente. Hong Kong è diventata la vetrina dello scontro in atto, come per lungo tempo lo fu Berlino. Il suo destino sarà il nostro destino. Se riuscirà a preservare le sue prerogative e se Pechino rispetterà i diritti umani fondamentali dei cittadini di Hong Kong, che ancora non riconosce nel Continente, vuole dire che è possibile che i due sistemi possano in futuro coesistere ed evolvere su scala globale. Altrimenti, se Pechino userà la forza sotto qualunque forma per conculcare quei diritti di libertà, vuol dire che altrettanto farà ovunque nel mondo via via che dispiegherà la sua potenza. Per questo spero che i giovani del mondo e tanto più d’Europa si sentano cittadini di Hong Kong. Posso fare una provocazione?

Certamente

Il pescecane cinese si nutre di sardine, strano che le Sardine nostrane non dicano una parola a fronte di quanto accade ai giovani di Hong Kong.

Che cosa possono fare dunque le realtà occidentali come quella italiana per aiutare le rivendicazioni dei manifestanti, senza appesantire le dimostrazioni e non fornire stampelle alla propaganda di Pechino (che sostiene che tutto sia opera di nemici stranieri)?

Nessuna potenza straniera può convincere milioni di persone a fare ore di fila per esprimere con il voto la propria ansia di libertà, tanto più sotto le evidenti pressioni persuasive di Pechino. È gravissimo che nelle stesse ore del voto il leader del Ms5, Beppe Grillo, abbia avuto due lunghi incontri secretati con l’ambasciatore di Cina in Italia. Peraltro a cavallo dell’incontro dello stesso Grillo con il ministro degli esteri Luigi Di Maio. A quale titolo lo ha fatto? Come latore di messaggi o come latore di richieste, pubbliche o private? E che risposte ha avuto. Grillo non è un cittadino qualunque: è nel contempo l’azionista di maggioranza del governo e il socio di Casaleggio. A nome di chi parlava o trattava? Queste sono le cose che non bisogna assolutamente fare: trattare sulla testa dei giovani di Hong Kong.

L’Italia, allora: recentemente abbiamo visto, come lei ricordava, che alcuni esponenti politici e di governo hanno fornito quella che possiamo chiamare un’esposizione alla Cina. Penso per esempio alle dichiarazioni distaccate del ministro Di Maio su Hong Kong durante la sua visita a Shangai, le giustificazioni alle campagne nello Xinjiang uscite sul blog di Grillo (argomento su cui ieri sono uscite altre documentazioni a conferma delle repressioni ordinata dalla leadership del Partito cinese), fino agli incontri di cui parlava con l’ambasciatore cinese del guru del M5S. C’è il rischio che questa componente stia diventando una sponda politica per il Dragone in Europa, ossia si stia producendo l’effetto trappola molto evocato ai tempi dell’adesione alla Belt and Road Initiative?

Il rischio grave che corre l’Italia è che le forze politiche o parte di esse si pongano al servizio di potenze straniere, proconsoli di altri, come accadde, purtroppo, altre volte nella nostra storia. L’Italia è tornata centrale nei conflitti che scuotono il Pianeta e che determineranno i nuovi assetti globali: centrale tra Cina e Occidente come dimostra la vicenda 5G e tanto più la Via della Seta, centrale nel conflitto tra Islam e Cristianità, Nord e Sud del Mondo, cioè nel divario tra ricchi e poveri, popoli vecchi e popoli giovani. Centrale anche nel confronto/scontro con la Russia, in perenne pendolo tra Europa balcanica e steppa asiatica. Quando si torna ad essere al centro di tutto si può diventare centrali, e quindi più forti, se la classe dirigente è però consapevole del destino della Nazione, del suo ruolo, e ha una visione comune. Oppure, ed è quel che purtroppo accade,  ciascuno si può mettere al soldo di altri alimentando le divisioni e le contrapposizioni foriere di sudditanza. Qualcuno riferisce a Pechino e altri ancora a Washington, altri a Mosca e certamente molti a Parigi o a Berlino, e persino qualcuno noto anche a Riad. Queste è il vero pericolo che corre l’Italia.

Restando sul tema Italia, nei giorni scorsi s’era diffusa la notizia che uno dei volti più noti della crisi, l’attivista Joshua Wong, politico del partito Demosisto, sarebbe venuto a Milano e Roma per dare la sua testimonianza. Successivamente i cinesi hanno ringhiato contro l’Italia, accusandola di ingerenze e definendo Wong un “separatist” (come fanno col Dalai Lama) e poi ha bloccato il suo permesso d’espatrio e non accettato il suo ricorso. Ma voi di FdI siete riusciti ad agganciarlo…

Sì, sarà con noi giovedì 28 in collegamento diretto Skype. In quel giorno doveva partecipare a un meeting parlamentare in Italia, ma come sappiamo il Tribunale gli ha rifiutato la possibilità di lasciare il Paese. La sua testimonianza ci sarà comunque, la libertà va oltre le frontiere. Speriamo che alla nostra iniziativa aderiscano parlamentari di tutti i gruppi, a dimostrare che sulle questioni fondamentali ci si possa unire anche per dare precise indicazioni al governo italiano che oggi appare non in sintonia con i nostri valori fondamentali.

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